di FABIO TONACCI
CELLE sempre più asfissianti, piccole, sporche. Ma soprattutto, affollate. Detenuti impilati su letti a castello con la faccia a
Il rapporto, basato sul lavoro di una quarantina di volontari che hanno visitato gli istituti penitenziari, racconta quanto siamo ancora lontani dal principio base sancito all'articolo 27 della Costituzione, quello che recita così: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Tre metri di spazio vitale per detenuto, non sono una "rieducazione", ma un "trattamento inumano e degradante", come segnala il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura.
Da una parte c'è il fallimento del Piano Carceri ideato un anno e mezzo fa dal ministro della Giustizia Angelino Alfano - mancano i finanziamenti per le migliaia di posti letto necessari - dall'altra ci sono clamorosi sprechi. Il carcere di Morcone a Benevento, ad esempio. Ultimato, abbandonato, ristrutturato e mai aperto. O quello di Busachi in Sardegna, costato 5 miliardi delle vecchie lire e non ancora messo in funzione. Nel mezzo, la stipatissima popolazione carceraria. Che psicologicamente sta sempre peggio: l'anno scorso 72 suicidi in carcere su un totale di 113 morti, 55 suicidi nei primi nove mesi del 2010. E che cambia dialetto. Aumentano infatti i detenuti italiani di origine settentrionale - sono uno su quattro, mai così tanti "padani" nella storia penitenziaria del nostro paese - diminuiscono i meridionali. Tra gli stranieri, si infoltisce il gruppo degli europei dell'Est.
ROMENI E SETTENTRIONALI, I NUOVI DETENUTI
Attualmente i reclusi sono 68.527, tra cui 25.164 stranieri (il 43,7 per cento degli incarcerati è composto da imputati, caso unico in Europa). Rispetto all'anno passato, sono aumentati nel complesso di 6664 unità. Nel 2000 i detenuti totali erano circa 50 mila, tra i quali 14 mila non italiani. La crescita della popolazione carceraria negli ultimi anni è dovuta in primo luogo all'aumento della componente straniera. I reclusi romeni oggi sono 3096, dieci anni fa appena 529. I marocchini erano 3096 nel 2000, oggi sono 5330. La maggior parte è dentro per violazione dell'obbligo di espulsione.
Ma il VII Rapporto di Antigone registra anche un aumento della "compagine settentrionale". I detenuti del Nord sono ben 9.782, quasi il 15 per cento del totale e il 25 per cento degli italiani in galera. Crollano invece le presenze di pugliesi, campani, calabresi, siciliani e sardi. Crescono - e di molto - quelle di emiliani e toscani (vedi tabella). Tra gli istituti penitenziari più affollati, il San Vittore a Milano, quello di Poggioreale a Napoli, il Regina Coeli e quello di Rebibbia a Roma, poi quelli di Sulmona, Fermo, Perugina Capanne, Firenze Sollicciano, Novara, Bologna, Gorizia.
TROPPI DETENUTI, POCHE GUARDIE
I magistrati di sorveglianza sono 178 (su un organico di 204). In media, quindi, ognuno deve occuparsi di 394 detenuti. E posto che un recluso presenta di solito almeno dieci domande l'anno (tra richieste di misure alternative, reclami, ricoveri, liberazioni anticipate), ogni giudice deve portare avanti 4 mila procedimenti. Per riuscirci, dovrebbe concluderne 10 al giorno, festivi compresi. Un'utopia. Così come è utopico pensare di vedere prima o poi il personale della polizia Penitenziaria al completo: la pianta organica ministeriale prevede 42.268 unità dislocate nei 206 istituti italiani. Al momento risultano in servizio poco più di 34 mila agenti. E le 2 mila nuove assunzioni promesse un anno fa dal ministro Alfano? Mai viste. Stesso discorso per educatori e assistenti sociali. Il ministero di Giustizia ne prevede in tutto 2838, ma secondo "Antigone" sono circa 2136. Significa che ogni operatore deve assistere sessanta detenuti.
IL FALLIMENTO DEL PIANO CARCERI
Ma è nell'ammodernamento degli istituti e nella costruzione di nuove prigioni e padiglioni carcerari che si concretizza il fallimento del Piano del Governo. Lanciato nel gennaio del 2009 dalla coppia Alfano-Berlusconi, doveva - si disse - risolvere l'emergenza sovraffollamento. Finora è rimasto sulla carta. Prevede la creazione di oltre 17 mila nuovi posti detentivi. Con i soldi stanziati, 200 milioni di euro, se ne fanno appena 4605. Il resto è ancora da finanziare. Serviranno altri 1,4 miliardi di euro. In un'ordinanza della Corte dei Conti, del 13 luglio 2010, si legge: "L'intera gestione in materia di edilizia penitenziaria risulta contrassegnata da pesanti difficoltà di attuazione per varie ragioni, fra le quali emergono particolarmente la cronica insufficienza dei finanziamenti, i tortuosi meccanismi di assegnazione delle risorse disponibili, le lungaggini procedurali, il frequente e rapido mutamento delle esigenze e degli obiettivi, la dilatazione dei tempi nella fase esecutiva di costruzione delle nuove strutture penitenziarie dovuta anche al sorgere di contenziosi. Non può non farsi cenno, in proposito, alle notizie secondo cui vi sarebbero decine di strutture carcerarie, sparse in tutto il Paese, edificate o incomplete e, comunque, abbandonate".
TOSSICODIPENDENZE E CARCERE, UN TRISTE RECORD
L'Italia detiene il non certo invidiabile primato di essere il paese con più persone in galera per reati previsti dalla legge sulle droghe: circa il 25 per cento della popolazione carceraria, un detenuto su quattro. La media europea non supera il 16 per cento. Questo perché per i condannati tossicodipendenti si ricorre sempre meno alle misure "alternative" alla detenzione, come la permanenza in strutture socio/riabilitative, nonostante il risparmio - economico e di posti letto - che si otterrebbe. In pratica, ci sono più tossicodipendenti in carcere che in comunità.
(22 ottobre 2010)
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