domenica 14 novembre 2010

LA PENSIONE EVA

Autore Andrea Camilleri
Prezzo E 14,00
Pagine p. 189
Data di pubblicazione 17 gennaio 2006
Editore Mondadori
Collana Scrittori italiani e stranieri

"Nenè sì taliò torno torno e, visto che sulla strata non passava nisciuno, fece un passo verso il portone e si calò col busto adascio adascio in avanti quel tanto bastevole che poteva con la testa agevolmente taliare dintra. Ma in principio non vide nenti di nenti. Sentì invece dù fìmmine che ridevano e parlavano a voce alta in una càmmara lontana, ma non capì quello che dicevano. Fece un altro mezzo passo, trasì dì più la testa e lo pigliò nelle nasche un sciàuro dì pulito, di sapone, di profumo..."

Per le stanze della Pensione Eva, il casino di Vigàta appena rinnovato e promosso dalla terza alla seconda categoria, transitano figure e personaggi di quei provinciali, sonnolenti, tipici anni Trenta che potremmo benissimo aver incontrato in altri indimenticabili romanzi di Camilleri. Dall'anziano cavalier Calcedonio Lardera, cui il fragore dei bombardamenti restituisce per un attimo l'impeto dell'antica virilità, a Biagiotti Teresa, in arte Tatiana, puttana comunista capace di occultare il ghigno baffuto di Stalin in luoghi insospettabili.
Ma le case chiuse non furono solo lo spazio proibito e in fondo domestico delle prodezze e delle fantasie erotiche di un'Italia addormentata dai languori della carne e dai miasmi del fascismo. Camilleri ne fa lo sfondo - o il primo piano? - di un vero e proprio romanzo di formazione prima dolce e poi crudele.
Ogni quindici giorni le sei "picciotte" della Pensione Eva partono, e ne arrivano delle nuove; è in mezzo a queste presenze carnali che trascorre la giovinezza di Nenè, Ciccio e Jacolino. Ma, a dispetto di quello che si potrebbe pensare, frequentando la Pensione i ragazzi si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende al confine fra la poesia e la realtà, perché "le storie che quelle picciotte potevano contare gli avrebbero permesso di capire. Capire qualichi cosa di lu munnu, di la vita".
Tutto comincia come un mistero in cui giocare: il sesso, la vita, la stessa guerra. Tutto finisce in una realtà in cui non si gioca più, sotto le bombe che schiantano le case, i corpi, la dignità. E una storia che era iniziata all'insegna della curiosità sul sesso si chiude sulla deflagrazione dell'amore, quello più forte della morte, quello destinato a lasciare per sempre nell'aria la scia del suo profumo.

Nota

Questo scritto intende essere semplicemente una vacanza narrativa che mi sono voluto pigliare nell'imminenza degli ottant'anni.
Non è né un racconto storico né un racconto poliziesco, è un racconto fortunatamente inqualificabile. Oltretutto, alla lettura credo che presenti difficoltà minori di altri miei romanzi. E persino il titolo è diverso dai miei soliti.
Desidero avvertire che il racconto non è autobiografico, anche se ho prestato al mio protagonista il diminutivo col quale mi chiamavano i miei famigliari e i miei amici. È autentico il contesto. E la Pensione Eva è veramente esistita, mentre sono del tutto inventati i nomi dei frequentatori e i fatti che vi sarebbero accaduti.

a.c.

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NATURALMENTE L'HO LETTO E - COME CON TUTTI I LIBRI DI CAMILLERI - NE SONO RIMASTO STREGATO.

Francy274 ha detto...

Naturalmente lo leggerò.. :)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E NON TE NE PENTIRAI. ANDREA CAMILLERI NON DELUDE MAI.