sabato 20 novembre 2010

Governo tecnico, Bossi alza il tiro


IL SENATUR MINACCIA IL QUIRINALE. FINIANI DELUSI SUL WEB

di Sara Nicoli

Il sapore è quello di una vera intimidazione al capo dello Stato. “Se il presidente della Repubblica – dice Bossi – facesse un governo tecnico, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte”. Poi, un’altra frase sibilante: “Ma Napolitano è saggio, non lo farà”. Nella realtà, quella che tratteggia Bossi è la strada che sembra aver imboccato da giorni anche il Cavaliere, nonostante si prodighi nel far proseguire il mercato di deputati e senatori. “Secondo me – ecco il piano, dice il Senatur – penso che si dovrebbe andare a votare anche se si otterrà la fiducia; una volta Fanfani ebbe la fiducia e poi si dimise, ma Berlusconi è combattivo, prevede eventualmente la ritirata, anche se questa non è una parola del suo lessico perché attacca sempre” . In poche parole, il Senatur non si ferma. E mentre Maroni si augura di avere Tremonti come presidente del Consiglio, “ma dopo le elezioni”, Bossi non perde l’occasione di sparare pesante contro Fini. Soprattutto adesso che traspaiono spaccature nella pattuglia del presidente della Camera: “Fini e la sinistra – per Bossi – hanno paura del voto”.

VERO NIENTE, dice Fini. Che ieri, dal profondo Nord (Torino) si è affrettato a chiarire che le sue parole di ieri non dovevano essere affatto prese come una retromarcia rispetto al proclama di Bastia Umbra. Anzi, niente di cambiato: “Nessuna retromarcia – ha spiegato il finiano Fabio Granata – non potremo che votare la sfiducia; del resto abbiamo ritirato la delegazione dal governo, ci comporteremo di conseguenza” . Ecco, però anche i militanti non hanno capito granché di quel che sta pensando Fini quando invoca “la responsabilità” di Berlusconi.

Ieri il sito di Generazione Italia è stato preso d’assalto da voci di “delusione”, di “non capisco” e persino di “facciamo ridere” per chiudere con un sonoro “complimenti per l’ambiguità, così Berlusconi ha potuto dire che Fini si è arreso”; “rischiamo di farci ridere dietro”. Non è un momento facile per i finiani.

Le parole criptiche del presidente della Camera hanno costretto dei moderati tormentati come l’avvocato Giuseppe Consolo a scendere in prima linea per smentire “tentazioni di retromarcia”, ma di fatto, ha spiegato Bocchino, “Fini attende ancora una risposta da Berlusconi e se lui vorrà dare una risposta muscolare, allora aprirà la strada a una risposta uguale e contraria”. Messaggi minacciosi che si affastellano in uno scenario parlamentare che vede ancora in pieno svolgimento il “mercato delle vacche” di deputati e senatori. L’operazione reclutamento della Santanchè sta segnando il passo, non come a Milano, dove l’unico finiano in giunta Giampaolo Landi di Chiavenna, ha pensato bene di prendere le insegne del Pdl.

L’ELENCO dei “catturandi” vede al primo posto Catia Polidori, seguita da Carmine Patarino, da Giampiero Catone e da Saverio Romano, ma nessuno di loro ieri ha mollato. Al Senato al momento i numeri tengono, anche se oltre al sardo e pisaniano Massidda si fa un gran parlare degli altoatesini (Thaler e Pinzger) che ancora non avrebbero le idee chiare; alla fine, comunque, la maggioranza a palazzo Madama regge ancora, quota 161 contro 153, mentre alla Camera, almeno al momento, quota 316 per il Cavaliere resta ancora una chimera. Lui, però, ci crede. E ieri, in viaggio verso Lisbona, l’ha ripetuto chiaro: “Bossi è con me, se mi impediscono di governare chiedo il voto”. Nella mente di Berlusconi, l’idea sarebbe quella di ottenere il voto favorevole di entrambe le assemblee, ma se questo dovesse essere di solo qualche voto in più, allora “non resterò un minuto di più e salirò al Colle per chiedere il voto; io a Fini non la do vinta”.

Una serie di passaggi dove non è affatto previsto l’addio a Palazzo Chigi e che metterebbero in forte difficoltà il capo dello Stato, ma a Berlusconi non importa, tanto è già pronto a decollare con un nuovo partito dal nome nostalgico. Forse proprio Forza Italia.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

CHE ITALIA DI MERDA! UN DIPLOMATO DI 'RADIO SCUOLA ELETTRA', QUINDI PER CORRISPONDENZA, NON PER LAVORO E STUDIO MA PERCHE' INCAPACE DI FARLO IN UN CORSO DI STUDI REGOLARI, CHE MINACCIA IL CAPO DELLO STATO NON DA TERRORISTA ALLA MACCHIA MA DALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI (MINISTRO PER LE RIFORME!) E CAPO DI UN DETESTABILE PARTITO PIENO DI LIVORE, DI EGOISMO SOCIALE, DI BIECHI OPPORTUNISMI. ADESSO NEL VENETO CHIEDONO SOLIDARIETA', DOPO AVERE SACCHEGGIATO IL SUOLO VIOLENTANDO LA NATURA: MA DAI!