ANDREA TARQUINI
BERLINO -
Ha obiettato ragioni di coscienza, ha informato la moglie del paziente, e ha chiesto e ottenuto che un collega presente anche lui in sala effettuasse l'intervento. Il quale poi è andato a buon fine, ma i media e l'opinione pubblica si dividono. Si chiedono se la reazione del chirurgo meriti comprensione e sia quindi giustificabile, o se la sua scelta di venir meno al suo dovere sia da sanzionare in nome dell'etica medica e dell'etica in generale.
L'evento è stato raccontato ieri da Bild online, l'edizione internettiana del quotidiano più letto d'Europa, appunto la Bild del gruppo Springer. È andata così: all'ospedale di Paderborn, prospera cittadina di antiche tradizioni nel Nordreno-Westfalia, ci si preparava a un intervento di routine.
La notizia apparsa sul sito (www. bild. de) non specifica di quale operazione chirurgica il paziente avesse bisogno. E ovviamente non fornisce nessun nome, né del chirurgo, né dei suoi colleghi che lo hanno sostituito in sala operatoria, né del paziente e della sua famiglia. Le leggi tedesche sulla privacy infatti sono tra le più severe del mondo, e infrangerle è un rischio molto serio, che i media ai assumono solo o quasi solo quando gli scandali o le notizie riservate riguardano i vip della politica, dello spettacolo o dello sport.
Quanto è accaduto a Paderborn invece è, in un certo senso, storia di uno scontro tra gente comune, sconosciuti della porta accanto, anche se improvvisamente divisi dal capitolo più tragico della storia tedesca ed europea contemporanea. Ci si preparava a un'operazione di routine (forse un'ernia, o un'appendicite, o la terapia di ferite causate da un incidente stradale). Ma quando il paziente è stato portato sul tavolo operatorio, il chirurgo, un quarantaseienne appunto di origini ebraiche, ha visto l'enorme tatuaggio nazista sull'avambraccio del paziente. Cioè un'aquila del Reich appollaiata su una croce uncinata.
A quel punto il chirurgo non ci ha più visto. Ha chiesto al collega al suo fianco di operare lui, è uscito dalla sala operatoria, è andato direttamente a parlare con la moglie del paziente, che attendeva la fine dell'intervento. "Io non opererò suo marito, signora, non posso, perché sono ebreo, la mia coscienza non me lo permette". L'altro chirurgo ha preso il suo posto, tutto è andato bene. Non si sa se il paziente abbia protestato o sporto denuncia, ma forse potrebbe non convenirgli. Per quanto anche l'omissione di soccorso sia perseguita con severità, nella Repubblica federale qualsiasi esibizione di simboli nazisti è reato penale.
(13 novembre 2010)
4 commenti:
MI VIENE IN MENTE IL MEDICO RIANIMATORE DI PELLE NERA A VARESE, CHE SALVO' UMBERTO BOSSI PER UN ICTUS GRAVE DEL QUALE ORTA CON SE' LE TRACCE PERMANENTI.
MI SONO PIU' VOLTE CHIESTO SE SI SIA MAI PENTITO DI AVERE ASSISTITO, SALVANDOLO, UN RAZZISTA XENOFOBO, CHE AVREBBE POI FATTO LA BOSSI-FINI E FATTO ISTITUIRE IL REATO DI CLANDESTINITA'. MA QUI SI VERSA IN UN CASO DIVERSO, SI E' TRATTATO DI UN INTERVENTO DI ROUTINE IN CUI IL PAZIENTE NON CORREVA IMMINENTE PERICOLO DI VITA. IO AVREI FATTO LA STESSA COSA.
anch'io avrei fatto la stessa cosa, fossi stato il medico ebreo, anche perchè non era un intervento d'urgenza, d'emergenza...per quanto riguarda bossi....beh! sono ancora una volta d'accordo con te...;o)
Non so...
o meglio...un medico VERO non si sceglie il paziente.
Non può e non deve fare differenze!
Alla fine, ha dimostrato di essere lui il razzista.
Madda
MA GUARDA MADDA CHE QUEL CHIRURGO SE S'E' TROVATA DAVANTI LA CROCE UNCINATA TATUATA SUL BRACCIO, SIMBOLO DI TRAGEDIE A NON FINIRE NON SOLO PER GLI EBREI, I QUALI HANNO AVUTO SEI MILIONI DI MORTI NEI LAGER NAZISTI, E' STATO COLTO DI SORPRESA E NE E' RIMASTO SCONVOLTO. BENE E' STATO PER IL SUO (INDECENTE) PAZIENTE CHE NON L'ABBIA OPERATO IL CHIRURGO DI ORIGINE EBREA (QUALCOSA POTEVA ANDARE STORTO), BENE E' STATO PER IL CHIRURGO, CHE IN CASO DI INCIDENTI OPERATORI NON SI SAREBBE SOTTRATTO A DUBBI E SOSPETTI. INFINE, C'ERA UN ALTRO CHIRURGO IN SALA OPERATORIA, CHE HA PORTATO A BUON FINE L'INTERVENTO, IO, POI, AL POSTO DEL SECONDO CHIRURGO, AVREI ASPORTATO ANCHE LA CROCE UNCINATA DAL BRACCIO.
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