di ALBERTO D'ARGENIO
Le trattative sono in corso, i numeri sempre più risicati. Perché le grandi manovre del mercato d'autunno iniziano a dare frutti. Oggi l'annuncio che il liberaldemocratico Grassano rientrerà nell'orbita berlusconiana. E se Maurizio Scelli dice che in quel campo ci resterà, la goccia cinese azionata da Palazzo Grazioli potrebbe far sì che il 14 dicembre molti deputati finiani, centristi e perfino del Pd non si presenteranno alla Camera per votare la sfiducia al premier. Abbassando l'asticella del quorum che consentirebbe al Cavaliere di non essere sfrattato da Palazzo Chigi. Quanto sta accadendo restituisce fiducia al Pdl se è vero, come ostenta un suo dirigente, che "se ci fosse il voto segreto vinceremmo con cinquanta voti di maggioranza". Si parla di numerosi incontri con Berlusconi. Si racconta di richieste tanto precise quanto esose. E poi ci si mette la paura di andare al voto e di non essere eletti più.
Sfrecciando in Transatlantico il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, pidiellino di ferro, conferma che il vento sta girando: "Premesso che non è in corso nessuna compravendita - dice - la sensazione di farcela c'è". Ed ecco alcuni risultati tangibili che confortano i berluscones.
Capitolo primo, i Liberaldemocratici. Gruppo fuoriuscito dal Pdl, a settembre non ha votato la fiducia a Berlusconi. Da allora i suoi tre componenti - Melchiorre, Tanone e Grassano - sono corteggiatissimi per tornare all'ovile. Loro negano, nicchiano, ma oggi Maurizio Grassano - approdato a Montecitorio tra le file della Lega - annuncerà il ritorno nel campo della maggioranza. Per la precisione nell'Adc di Francesco Pionati che a settembre la fiducia al premier l'aveva votata. Ora lo stesso Pionati avrebbe già fatto sapere a Berlusconi di essere pronto a votarlo ancora a patto di entrare nella compagine governativa, prenotando una di quelle undici poltrone rimaste vuote dopo le dimissioni dei vari Cosentino e Brancher e il ritiro dei ministri di Fli. I due Libdem superstiti intanto,
Capitolo secondo, i finiani. Futuro e libertà potrebbe faticare a tenere compatti i suoi. Nonostante le rassicurazione dei vertici, cinque o sei moderati sono in bilico. Consolo, Polidori, Paglia, Moffa, Menia e altri. "Tra questi due ci hanno già detto che non voteranno la sfiducia a Berlusconi", confida un deputato del Pdl. La scommessa è che il 14 dicembre non si presenteranno in aula. E con loro potrebbero restare a casa tanti altri.
E questo è il capitolo terzo. Nel Popolo della libertà si parla sempre più apertamente della possibilità di defezione di paio di deputati dipietristi e dei cinque radicali eletti nelle fila del Pd (in rotta con quest'ultimo). E così quei dieci-undici deputati che mancano per arrivare alla maggioranza (316 voti ad aula piena) tra possibili astensioni e fughe sembrano meno lontani.
C'è poi il capitolo dei pericoli scampati. Dopo le polemiche con
(19 novembre 2010)
1 commento:
FANNO SEMPLICEMENTE SCHIFO!!!
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