STEFANO FELTRI
Ancora no, ma quasi: Luca Cordero di Montezemolo è praticamente sceso in campo ieri, al primo compleanno della sua associazione Italia Futura. Piazza di Spagna, in platea tutto il mondo montezemoliano, meno politici di un anno fa all’assemblea fondativa (all’epoca c’era Gianfranco Fini sul palco): “Oggi inizia una fase nuova per Italia futura e per il mio impegno personale. Una fase che chiederà di più a me e ai molti che credono in questa associazione”. La moglie Ludovica sembra l’ultimo ostacolo all’impegno ufficiale in politica, come ha spiegato lo stesso Montezemolo in un’intervista a Diva e Donna. Sottinteso: gli altri problemi sono superati.
Il segnale del cambiamento è una pagina pubblicitaria del Corriere della Sera: un Montezemolo gigante annuncia il convegno di Italia Futura, con tanto di diretta Sky (sull’emittente ligure Primo Canale), in quella accanto due articoli per lanciare l’iniziativa. La grafica ricorda più quella di un manifesto elettorale che la promozione di un convegno quale, sulla carta, era l’appuntamento di ieri. Oltre alle prove di comunicazione politica, c’è anche un programma pronto, che si è composto durante il primo anno di vita di Italia Futura e che ha l’ambizione di non essere né di destra né di sinistra e non ideologico. Privo, cioè, di un’idea di fondo diversa da quella di “occuparsi del presente pensando al tempo prossimo e a dove vogliamo che sia l’Italia tra cinque, dieci anni”, recita il rapporto presentato ieri dal titolo “Giovani, al lavoro!”. Le proposte, elaborate da economisti montezemoliani (Marco Simoni della London School of Economics, Irene Tinagli all’Università Carlos III di Madrid, Stefano Micelli della Ca’ Foscari di Venezia) sono tre: usare i soldi recuperati dall’evasione fiscale per ridurre la tassazione sul lavoro dipendente dei giovani; zero burocrazia per un imprenditore giovane che apre la sua prima azienda; aumento di un anno dell’età pensionabile per finanziare un grande piano di borse di studio universitarie legate ai risultati negli esami. Proposte che farebbero alzare più di un sopracciglio sia al Pd che al Pdl, ma che “sono necessarie perché negli ultimi dieci anni non c’è un solo indicatore economico che sia migliorato in Italia negli ultimi dieci anni, e abbiamo cercato bene”, dice Marco Simoni.
Montezemolo, però, conserva ancora un margine di ambiguità sulla sua discesa in campo perché non è ancora chiaro che campo sia: “’Ho il dovere di fare qualcosa per il mio Paese, ma entrare in politica da soli non significa niente, ci vuole la squadra”. E magari anche i partiti che lo sostengano, da ieri sembra chiaro che l’Udc non entrerà nella maggioranza per salvare il governo Berlusconi. Ma ancora non sono definiti gli schieramenti e quindi quale entità avrà quel terzo polo che sembra la naturale collocazione di Montezemolo.
Da ieri, però, i due ostacoli che separano Montezemolo dall’impegno politico a tempo pieno appaiono ridimensionati. Restare alla Ferrari, con il Mondiale di Formula 1 perso all’ultima corsa, non è più indispensabile e diventa complesso programmare la prossima stagione di Maranello quando la testa è a Roma. Quanto ai treni Ntv, potenziale conflitto di interessi non da poco per un uomo politico, Montezemolo può sempre liquidare la propria quota o trovare una qualche formula di blind trust per congelarla (almeno sulla carta). Anche se la sovrapposizione tra la squadra di Italia Futura e quella dell’avventura ferroviaria è tale che scindere i due piani risulta di una qualche difficoltà. Un esempio: Carlo Calenda, già a fianco di Montezemolo in Confindustria, è direttore dell’Interporto di Nola (base logistica campana di Ntv) e uno degli animatori dell’associazione, spesso autore di polemici editoriali. Ma questi sono dettagli e Montezemolo ha ancora qualche mese per affrontarli.
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