di Marco Travaglio
Dunque l’11 gennaio
L’art. 420-ter del Codice di procedura penale dice che il giudice, se accerta che l’imputato non può presenziare a un’udienza per “assoluta impossibilità” dovuta a “caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento”, rinvia l’udienza.
La legge 51 dice che l’imputato premier o ministro è più uguale degli altri: con un certificato della segreteria di Palazzo Chigi può imporre al giudice di rinviare le udienze fino a 6 mesi (prorogabili due volte, per un massimo di 18), accampando imprecisati impedimenti dovuti alla “politica generale”, a “ogni attività coessenziale” alle funzioni di governo e addirittura all’”attività preparatoria”.
Tutto e niente. Tanto il giudice non può verificare se l’impedimento c’è ed è legittimo: deve obbedire a un segretario della Presidenza del Consiglio, in barba alla Costituzione che vuole il giudice “soggetto soltanto alla legge”.
Bastano queste poche note, oltre al parere di 999 costituzionalisti su 1000 (uno su mille ce la fa sempre a vendersi), per far comprendere a tutti, anche i più inesperti, che la legge è totalmente e palesemente e inequivocabilmente incostituzionale.
Se
Così, anziché rivendicare la propria impermeabilità al clima politico e protestare contro lo sgarbo di governo e Parlamento,
Ora che l’11 gennaio si avvicina, gli house organ di B. mettono in giro la voce che la giudice Saulle, “orientata verso il centrodestra”, sarebbe a letto con l’influenza: impedimento più che legittimo per giustificare l’ennesimo rinvio, magari al 25, o – meglio ancora – a mai.
Il giudice Mazzella invece gode ottima salute: anziché starsene schiscio per far dimenticare la cenetta con B. e Alfano alla vigilia della sentenza sul lodo Alfano, scrive addirittura ai colleghi una lettera accorata per invitarli a dichiarare costituzionale la legge incostituzionale, perché – è il messaggio che piove ogni giorno sulla Consulta – ne va delle “sorti della legislatura e del Paese”.
Intanto un giornalista molto introdotto al Quirinale anticipa il presunto orientamento del relatore Cassese (che finora s’è ben guardato dallo svelare ai colleghi il proprio orientamento): “sentenza interpretativa di rigetto”, cioè sì alla legge, ma riscritta in modo da affidare al giudice il potere di valutare di volta in volta gli impedimenti di B.
Sarebbe una sentenza politica, oltreché una supersonica sciocchezza, perché questo già è previsto dal 420-ter Cpp e non c’è bisogno di ripeterlo con una nuova legge, che dunque dev’essere cassata e B. tornare imputato come un normale cittadino. Ma ciò che è normale per gli altri diventa maledettamente complicato quando c’è di mezzo B.
Comunque vada l’11 gennaio, il fatto stesso che si discuta se una legge incostituzionale debba essere cancellata in toto, o solo in parte, o magari salvata ma reinterpretata, dimostra che ha già vinto lui.
2 commenti:
Questa volta l'amarezza di Travaglio traspare, non c'è la Sua solita ironia. Questo essere senza forma ha messo tutti al muro, maledetti coloro che lo hanno votato fin dalla prima volta.
Si, è vero, l'ho notato anch'io: amarezza e sensazione di impotenza. Sta andando tutto in malora (v. Fiat Marchionne - Sindacati e PD sempre più imbelle): una pena indicibile.
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