lunedì 3 gennaio 2011

La legge “salva Berlusconi” sul legittimo impedimento alla prova dei fatti


Il prossimo 11 gennaio la Corte Costituzionale deve stabilire se la legge sul “legittimo impedimento” che il Presidente del Consiglio si è fatta appositamente confezionare per non farsi processare ( legge 7 aprile 2010 n. 51) violi o meno la Costituzione italiana.
Noi dell’Italia dei Valori riteniamo di sì: viola sia l’art. 3 (tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge) che l’art. 138 della Costituzione (la decisione di accordare un particolare status immunitario al Presidente del Consiglio andava eventualmente presa con legge costituzionale e non con legge ordinaria).
In questi giorni abbiamo già avuto modo di conoscere l’orientamento di qualche giudice della Corte costituzionale e precisamente quello del giudice Luigi Mazzella, il quale ha informato i suoi colleghi che, a suo dire, la legge non sarebbe incostituzionale. Per intenderci, Mazzella è quello stesso giudice che, facendo molto inorridire i cultori della sacralità della Corte Costituzionale, tempo addietro aveva organizzato a casa sua, unitamente ad un altro giudice costituzionale, Paolo Maria Napolitano, una cena con il Presidente del Consiglio Berlusconi e con il Ministro della Giustizia Alfano.
E’ anche trapelata la notizia secondo cui il relatore della causa, Sabino Cassese, potrebbe prospettare ai colleghi una sentenza «interpretativa di rigetto», vale a dire che la Corte darebbe un sostanziale via libera al legittimo impedimento, a patto però che a decidere se accordare o meno il rinvio dell'udienza sia il giudice dopo una verifica, caso per caso, dell'impedimento stesso.
Se così fosse sarebbe, con tutto il rispetto per i giudici della Corte, una soluzione pilatesca che non risolverebbe affatto il problema in quanto la previsione del “legittimo impedimento da valutare caso per caso dal giudice”, da una parte già esiste nel nostro ordinamento e vale per tutti (art. 420 ter c.p.p.: quando risulta che l’assenza dell’imputato è dovuta ad assoluta impossibilità di comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, il giudice, con ordinanza, anche d’ufficio, rinvia ad una nuova udienza), dall’altra non risolverebbe affatto il problema di Berlusconi (il quale vuole una legge che assicuri il rinvio sine die dei suoi processi, senza alcuna possibilità per il giudice di sindacare se effettivamente il giorno fissato per la causa sia davvero impedito a parteciparvi).
Si dirà: ma allora, al di là delle parole, anche nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse emettere una “sentenza interpretativa di rigetto”, Berlusconi potrebbe essere processato.
Non è detto. Anzi è sottinteso il contrario. L’art. 420 ter cpp. prescrive che l’impedimento dell’imputato a comparire davanti al giudice, per essere rilevante, deve essere “assoluto” e “attuale”, presupponendosi quindi sia uno “specifico accertamento del fatto”, che la valutazione da parte del giudice se l’impedimento addotto dall’imputato sia reale o immaginario. Invece, la legge sul legittimo impedimento n. 51/10 esclude sia lo “specifico accertamento del fatto” che “l’attualità” e “l’assolutezza” del medesimo. Insomma, farebbe uscire dalla finestra (il processo a Berlusconi) ciò che astrattamente entrerebbe dalla porta (la possibilità di processarlo).
Che fare, allora?
Qualcosa si può ancora fare e ci può pensare direttamente il popolo italiano (salvo che non ci pensi già da subito la Corte Costituzionale in uno scatto d’orgoglio in difesa della Costituzione): si può cancellare “in radice” la legge 51/10 attraverso il referendum abrogativo della legge.
Il referendum non è solo possibile ma è già una realtà.
Sì, perché l’estate scorsa, mentre gli altri partiti facevano le “cicale”, noi dell’Italia dei Valori abbiamo raccolto quasi un milione di firme per promuovere il referendum abrogativo della legge n. 51/10 sul legittimo impedimento.
Il referendum ha già superato lo scorso 20 dicembre il vaglio della Corte di Cassazione che ha riconosciuto la validità e regolarità della sottoscrizione delle firme da noi raccolte.
Il prossimo 11 gennaio la Corte Costituzionale dovrà valutarne l’ammissibilità, valutazione che non potrà che essere positiva, non fosse altro perché la stessa Corte già si è espressa in tal modo in occasione dell’analogo referendum sempre proposto dall’Italia dei Valori nei confronti del precedente “Lodo Alfano” (legge 23 luglio 2008, n. 124).
Il 2011, quindi, può essere l’anno che segna la fine dell’era Berlusconi: basta che la maggioranza degli elettori lo voglia per davvero.
Ma gli italiani lo vogliono per davvero? Tutto dipende dal grado e dall’intensità con cui il “virus del berlusconismo”, frutto di continue promesse da marinaio e di pressante disinformazione di regime, è riuscito a contagiare le loro coscienze.
Noi dell’Italia dei Valori crediamo che la parte sana del paese sia ancora maggioranza e ad essa chiediamo di non rinunciare e di non arrendersi proprio ora che siamo quasi alla fine della via crucis: facciamo in modo che, attraverso la partecipazione massiccia al referendum, la prossima Pasqua sia anche la resurrezione della democrazia e della legalità nel nostro paese!

2 commenti:

Filemore ha detto...

Intanto auguri!
Ci ritroviamo spesso su Uguale per tutti.

Siamo nel 2011 e stiamo ancora qui a discettare sul concetto di ugualianza di fronte alla legge.
L'articolo 3 della Costituzione non è il più importante ma il più stupido. Stupido perchè sottointeso, stupido perchè ovvio, stupido perchè scontato e nonostante sia sancito in maniera chiara e semplice l'italiano medio non scende in piazza inoriddito. Abbocca!
O forse non abbocca, forse pensa solo che"...potessi essere al suo posto!".

Ho incaricato mia filgia di disegnarmi un pulcinella formato A3, non mi resta che appenderlo nel mio studio, da lui mi sento ben rappresentato.

Antonino Gala

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie Antonino, auguri anche a te. Non ricordo di averti incontrato su Uguale per tutti, è difficile entrare in quel blog e commentare senza dire fesserie. Il tuo profilo è molto carente, hai aperto un blog nel 2009, senza avervi inserito un solo post: singolare direi. Non condivido la tua opinione sull'art. 3 della nostra Costituzione, ma si sa che la stessa sancisce la libertà di pensiero e di opinione. Certo, tutto è relativo, il principio è di grande civiltà, l'applicazione e il rispetto sono strettamente connessi con l'assetto sociale del momento, e questo momento non è dei più felici. Mi viene in mente il film di Nanni Moretti "Il caimano", siamo lì, agli sgoccioli, la metafora del tribunale incendiato dai fans di Silvio infuriati per la sua condanna sembra drammaticamente vicina al suo realizzarsi, riducendo in macerie l'assetto istituzionale dello Stato e in cocci la Costituzione. "Vae victis"! E' sempre stato così, non trovi?