Il nome di Luigi Bisignani è emerso anche in un'indagine avviata dalla magistratura di Napoli sul clan camorristico dei Casalesi. I pubblici ministeri lo hanno iscritto nel registro degli indagati e poi hanno trasmesso gli atti ai colleghi Henry John Woodcock e Francesco Curcio, titolari dell'indagine sulla presunta associazione segreta. A rivelarlo è lo stesso giudice nella sua ordinanza di custodia cautelare, quando elenca «i dati di riscontro» alle contestazioni formulate dall'accusa contro lo stesso Bisignani e il parlamentare del Pdl Alfonso Papa. E così fornisce un indizio forte per comprendere quanto ampio sia lo scenario nel quale si muove l'uomo d'affari, ritenuto il vero motore di questo gruppo che, tramite Papa e altre «fonti», avrebbe utilizzato notizie riservate «per favorire o ricattare persone, tra cui anche membri delle istituzioni».
Nella tela di relazioni i contatti con i ministri
Ci sono imprenditori, dirigenti d'azienda, ufficiali delle forze dell'ordine nella rete di Bisignani. Ma ci sono anche numerosi politici, alcuni esponenti del governo. Le intercettazioni telefoniche svelano i suoi tentativi di condizionare nomine e appalti pubblici tessendo la tela delle proprie relazioni. Non solo: per mesi nel suo ufficio di piazza Mignanelli di Roma una microspia piazzata per ordine dei magistrati ha registrato incontri e colloqui. Il resto lo hanno fatto gli interrogatori di centinaia di testimoni ascoltati negli ultimi mesi, ma anche le sue ammissioni di fronte ai magistrati. Dichiarazioni «parziali» ritenute comunque attendibili dal giudice che infatti ha deciso di accogliere la richiesta di arresto, ma soltanto ai domiciliari.
Con il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, interrogato nel febbraio scorso quando ha confermato il legame, i rapporti erano costanti. E poi ci sono i contatti con il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che è stata intercettata mentre era nell'ufficio dell'uomo d'affari e proprio su questo è stata ascoltata nei mesi scorsi dalla Procura di Napoli. Non è l'unica. Ci sono anche quelli con la titolare dell'Istruzione Mariastella Gelmini, che Bisignani lo avrebbe consultato frequentemente, come lei stessa avrebbe confermato quando i pubblici ministeri le hanno chiesto di chiarire la natura di alcune conversazioni. Sembra essersi invece incrinata l'antica amicizia con il sottosegretario Daniela Santanchè - che proprio lui avrebbe sostenuto per la nomina governativa - tanto che lo stesso Bisignani ha dichiarato a verbale: «Papa mi disse che ci saremmo potuti levare delle soddisfazioni con Il Giornale e ciò disse, ritengo, perché sapeva che io non avevo grandi rapporti con Il Giornale e con Sallusti per via della Santanchè e della politica che Il Giornale stava facendo contro Fini». Nei mesi scorsi è stata ascoltata come testimone la titolare delle Pari Opportunità Mara Carfagna, ma il suo staff assicura che l'interrogatorio «si riferiva all'attività di dossieraggio contro l'attuale presidente della Regione Stefano Caldoro e ai suoi scontri con Nicola Cosentino».
Sponsor di nomine per generali e 007
Il parlamentare del Pdl Alfonso Papa poteva contare sulle informazioni carpite tra ufficiali e sottufficiali delle forza dell'ordine. Ma gli elementi raccolti durante l'indagine di Napoli mostrano come Bisignani potesse contare sulla fedeltà di molti generali e colonnelli della Guardia di Finanza e dei carabinieri. Dalle telefonate emerge un suo interessamento per la nomina del generale Adriano Santini a direttore dell'Aise, il servizio segreto militare, dove è effettivamente approdato. Il capo del servizio di intelligence è stato interrogato ma ha cercato di minimizzare il ruolo dell'uomo d'affari nella sua designazione.
Un tentativo di ridimensionare i suoi rapporti con il gruppo e in particolare con il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, lo ha fatto anche il generale Paolo Poletti, attuale vicedirettore dell'Aisi, il servizio segreto civile. Un mese fa i magistrati lo hanno convocato per sapere come mai l'ex magistrato avesse ottenuto un alloggio della Guardia di Finanza a Roma e soprattutto che tipo di rapporto continuavano a coltivare. «L'assegnazione di una foresteria - ha dichiarato Poletti - mi fu chiesta dal Comando Generale, come spesso avviene quando ci sono magistrati che per ragioni di servizio si trasferiscono e nel caso specifico ciò era avvenuto dopo la nomina di Papa al ministero della Giustizia. Da allora mi è capitato di incontrarlo qualche volta per un caffè, ma nulla di più».
I referenti negli Enti di Stato
Frequentava i politici Luigi Bisignani, ma grande influenza aveva anche sui vertici di aziende statali o a partecipazione come l'Eni e Finmeccanica - guidate dai suoi amici Paolo Scaroni e Pierfrancesco Guarguaglini - tanto da poter influire sulle nomine di alcuni dirigenti e sulle assunzioni di impiegati e manager. Agli atti dell'indagine risultano contatti e trattative con l'entourage di Luca Cordero di Montezemolo per lo spostamento di voti relativo agli assetti interni di Confindustria. In particolare, ci sarebbe stato l'interessamento per favorire alcuni personaggi indicati proprio da Bisignani. Svariati testimoni hanno raccontato di aver ottenuto grazie al suo interessamento e a quello di Papa consulenze, ma anche contratti a tempo indeterminato. Un capitolo di indagine ancora in fase di esplorazione riguarda alcuni appalti assegnati da Palazzo Chigi. Uomo chiave in questo settore sembra essere Antonio Ragusa, ex generale dei carabinieri poi transitato nei servizi segreti, da sempre ritenuto vicino a Bisignani. I pubblici ministeri lo hanno interrogato per ricostruire l'iter di alcune commesse visto che ha l'incarico di capo del dipartimento per le Risorse strumentali della presidenza del Consiglio. Tra i lavori «contestati» c'è quello per l'informatizzazione di Palazzo Chigi affidato alla «Italgo spa» di Anselmo Galbusera che di Bisignani è amico da tempo e ora risulta indagato proprio perché sarebbe stato favorito illecitamente.
«Papa riferiva, ma nessun segreto»
Molte circostanze Bisignani le ha ammesse e chiarite negli interrogatori delle scorse settimane. La sua nuova versione la racconterà lunedì mattina, quando sarà interrogato dal giudice alla presenza dei suoi avvocati Fabio Lattanzi e Gianpiero Pirolo. «Risponderà alle domande - assicura Lattanzi -, chiarirà il proprio ruolo sulle contestazioni che gli vengono mosse. E soprattutto specificherà come Papa gli abbia fornito nel tempo moltissime notizie che si sono rivelate infondate. Lui raccoglieva le informazioni ed effettivamente poi ne discuteva con Letta, ma non si trattava di rivelazioni su notizie riservate, erano soprattutto discussioni sulle inchieste». Una versione diversa da quella che Bisignani ha già messo a verbale, quando ha specificato di aver «informato Letta delle informazioni comunicatemi da Papa e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente come la vicenda riguardante Verdini...».
Fiorenza Sarzanini
18 giugno 2011
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