giovedì 16 giugno 2011

Lettera a Brunetta e Stracquadanio

DINO AMENDUNI

Caro ministro Brunetta, caro onorevole Stracquadanio,

Sono il prototipo dell’essere che voi disprezzate. E per questo vi scrivo.

Sono un precario. Lavoro non meno di 10 ore al giorno per non meno di cinque giorni alla settimana, passati intensamente davanti allo schermo di un computer o digitando su tastiera e schermo del mio smartphone. Scrivo mail sin dalle 8 di mattina. Questo, a quanto ci avete illustrato ieri, è un segno di inattività, di non-lavoro. Se vi dicessi che Facebook è il mio principale strumento di lavoro, poi, mi mandereste al confino a Villa Gernetto. Pubblico non meno di 30 contenuti al giorno, tra notizie politiche (spesso parlo anche di voi), informazioni sull’attualità e post che generano chiacchiericcio molesto coi miei amici anche mentre sono in ufficio. Uso la Rete per informarmi, per informare, per mettere insieme persone, per lavoro e per diletto. Secondo la vostra visione, però, questo uso è scorretto e dannoso: contribuisco a disinformare, a far circolare notizie false e pretestuose, ad agitare spirali di odio nei vostri confronti, a sovvertire e sobillare.

E poi, difetto ben più grave di molti altri,
sono di sinistra.

So già che per tutte queste ragioni ignorerete ciò che scrivo; in ogni caso potrebbe anche accadere che qualcuno che passa di qui condividerà questo post agitando il proprio personale manganello mediatico. Magari, a furia di condivisioni su condivisioni da parte di precari, dipendenti pubblici, partiti di sinistra e soviet, qualcuno vi obbligherà a leggere questa lettera scritta, non a caso, dopo le ore 14.

Vorrei dirvi poche cose.

Al ministro
Brunetta: non deve chiedere scusa né giustificarsi, apprezziamo la sua onestà. Non abbiamo dubbi, infatti, sul fatto che il Governo che Lei rappresenta consideri i precari “l’Italia peggiore”. Ce l’ha dimostrato in questi tre anni. Allo stesso modo non abbiamo alcun dubbio sull’importanza strategica che voi avete dato a Internet per il progresso economico, sociale e culturale del nostro Paese: gli 800 milioni di euro di fondi che il Governo Prodi aveva stanziato per la banda larga sono rimasti in un cassetto, a tal punto che l’Agcom, non certo un organismo di matrice leninista, ha definito l’Italia sull’orlo della retrocessione in serie B. Eppure Lei è ministro per l’Innovazione, dice di volere spostare online tutti i processi della pubblica amministrazione, ha fatto decine di proclami in merito. Non è che a lei la Rete piace solo quando è controllata dal Governo?

Se mi posso permettere, Le do però un consiglio: dato che il suo Governo fa crescere il numero dei precari, insultarli non è il modo migliore per governare. Siamo sempre di più per vostre precise scelte politiche, dunque le conviene trattarci meglio perché se si mette contro di noi poi le votiamo contro. È la democrazia.

A quel punto Lei, che è precario come noi (non esistono ancora i ministeri a tempo indeterminato, per quanto si possa fare sempre in tempo a istituirli), rimarrebbe disoccupato: ci dispiacerebbe molto doverla invitare a trovarsi un’altra attività, come magari la raccolta della frutta o il lavoro al mercato: ha studiato per tutta la vita, ha un eccellente curriculum, farebbe fatica ad adattarsi alla novità. E poi i suoi genitori le hanno sicuramente spiegato che studiare è il metodo attraverso cui realizzare le proprie aspirazioni personali e professionali, come avere un lavoro stabile, una famiglia, una casa, un futuro: la sua identità sarebbe in forte crisi se svolgesse un lavoro diverso da quello per cui si è impegnato per una vita.

All’onorevole
Stracquadanio: ho letto con molto interesse la sua proposta di rendere impossibile l’accesso alla Rete per i dipendenti pubblici. Essendo lei, a sua volta, un dipendente pubblico, sarà ben lieto di fare altrettanto durante la sua durissima attività di parlamentare, dal martedì al giovedì, ogni settimana. Proprio perché apprezzo molto la sua crociata, le propongo di dare l’esempio. Da dipendente pubblico, proponga ai suoi colleghi di:

- rinunciare all’accesso a Internet durante le attività istituzionali. Niente mail durante le sedute parlamentari, niente donnine sull’iPad durante il question time, niente agenzie di stampa su Berlusconi durante le commissioni…;

- istituire un tetto minimo di presenze sotto il quale il ruolo e lo stipendio di parlamentare decade automaticamente. Dato che i dipendenti pubblici hanno diritto a 32 giorni di ferie su 260 giorni feriali, il 12,3%, direi che un parlamentare non può andare sotto l’87% di presenze;

- rendere pubblica la corrispondenza elettronica sviluppata con la casella di posta istituzionale. Lo ha fatto Sarah Palin, con cui Lei ha numerose affinità ideologiche, sono certo che non avrà alcun problema a fare altrettanto. Tanto, si fa presto a scambiare informazioni di straforo da lobbisti, amici e amici degli amici e dunque sono certo che la sua privacy non sarà minimamente violata da questo semplice atto di trasparenza.

Sono certo che il suo senso dello Stato, il suo amore per il lavoro e la sua battaglia contro ogni forma di distrazione porterà felicemente a un’Italia più giusta, più equa e più vicina a voi politici. Ora, se mi consentite, torno a condividere link. In bocca al lupo per le vostre carriere politiche.

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