MAURIZIO TROPEANO
La fiaccolata è il mezzo per uscire dal fortino e per chiamare a raccolta il popolo No Tav nella sua interezza, quello che non sta in prima linea ma che è la forza di riserva per le grandi occasioni. Grandi numeri possono scongiurare episodi violenti e l’invito/speranza dei resistenti della Maddalena e che per quella che si annuncia come la notte dell’intervento delle forze dell’ordine si fermino in tanti, possibilmente tantissimi nel fortino. Grandi numeri - hanno risposto in oltre cinquemila all’appello/allarme del movimento possono dar forza al messaggio rivolto al Governo, alla Regione, e anche all’Ue: «Giù le mani dalla Valsusa. Non ci fermerete».
All’inizio della fiaccolata ci sono anche gli amministratori No Tav della Comunità Montana Valsusa-Valsangone. In testa il presidente, Sandro Plano: «Siamo preoccupati per il clima di tensione che si respira in queste ore. Invitiamo tutti alla non violenza». L’appuntamento è alle 21 ma si aspetta più di un’ora prima di partire per dar tempo alla gente che risale la valle di trovare parcheggio. Per Lele Rizzo, uno dei leader del centro sociale Askatasuna, «la fiaccolata serve per dimostrare che il movimento non è rinchiuso in un fortino ma che è aperto alla valle e a quanti si oppongono a questo modello di sviluppo». A tarda notte, durante la veglia, parla Perino, capo storico del movimento: «Io sono qui - scandisce - per reiterare tutti i reati che ho fatto finora. E noi siamo qui per fare disobbedienza civile. Resistiamo, sapremo resistere. Se proveranno ad attaccare
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