Maxi operazione Dia Napoli nei confronti dei presunti prestanome dei boss Lo Russo. In queste ore gli agenti al comando di Maurizio Vallone stanno eseguendo una serie sequestri di importanti locali della città di Napoli. In particolare sono stati messi i sigilli alla catena di ristorazione Regina Margherita. Negli atti dell'inchiesta due nomi eccellenti: quello del capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, indagato per favoreggiamento; e quello del calciatore Fabio Cannavaro, cui sono state sequestrate quote di una società che non risulta inquisito.
IL NOME DI CANNAVARO - Nell'ambito di questa operazione sono state sequestrate le quote societarie che appartengono all'ex campione del mondo Fabio Cannavaro, attualmente giocatore di una squadra in Qatar, ma già capitano della nazionale e colonna negli anni di Parma, Juve e Napoli.
PRESTANOME DI UN IMPRENDITORE - Cannavaro al momento non risulta indagato e secondo le indagini avrebbe fatto da prestanome all' imprenditore Marco Iorio, legato al gruppo di Mario Potenza dedito all' usura e legato a clan camorristici. Il blitz della Dia comprende pure sequestri in corso in altre parti d'Italia e precisamente nelle città di Genova, Bologna, Torino, Varese, Caserta.
IL CALCIATORE SPIEGA AI PM - Fabio Cannavaro, che al momento non è indagato, ha reso dichiarazioni al pm nell' ambito dell' inchiesta sul giro di usura e riciclaggio. "Ho conosciuto Marco Iorio sei o sette anni fa e dopo circa un paio di anni sono entrato in società con lui nel ristorante di Napoli 'Regina Margherita', acquistando il 10 per cento delle quote della società", ha detto il calciatore. "In società con Marco Iorio - ha precisato - ci sono entrato quale socio della C.M.A. che è la mia società - la cui denominazione riproduce le iniziali dei nomi dei miei tre figli e che un tempo era denominata 'Cannavaro Immobiliare'". Cannavaro ha detto di non conoscere gli altri soci della società di Marco Iorio "se non Martusciello (non meglio specificato, n.d.r.) che però mi pare sia subentrato successivamente". Il calciatore ha precisato di essersi proposto lui stesso a Iorio, dicendogli che era sua intenzione "diversificare gli investimenti".
DIVIETO DI DIMORA PER IL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE - Sempre in questa indagine il capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è indagato con l'accusa di favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante. Pisani è inoltre destinatario della misura di divieto di dimora a Napoli.
LE ACCUSE AL SUPER POLIZIOTTO - Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Napoli, il capo della squadra mobile Vittorio Pisani avrebbe rivelato all'imprenditore Marco Iorio notizie riservate sull'inchiesta in corso, consentendogli così di sottrarre beni al sequestro e di depistare le indagini.
Titolare del fascicolo è il pm della Dda Sergio Amato, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico. Alle indagini hanno dato un contributo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex capoclan dell'omonima organizzazione criminale attiva nel quartiere Miano, che ha riferito, tra l'altro, degli stretti legami di amicizia tra lui e il capo della squadra mobile.
CITATA ANCHE UNA INTERVISTA - "Il dottor Vittorio Pisani, legato con solidi e comprovati rapporti di amicizia con Marco Iorio ed in rapporti con Salvatore Lo Russo, sui confidente, non ha esitato a rivelare a Iorio l'avvio dell' indagine da parte di questo ufficio, informandolo al contempo del contenuto di alcune annotazioni di servizio redatte dal suo stesso ufficio". Questo un brano centrale di un durissimo comunicato firmato dal procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e dall' aggiunto Alessandro Pennasilico distribuito ai giornalisti nel corso della conferenza stampa alla Procura di Napoli sul sequestro di ristoranti e locali pubblici a Napoli nell' ambito di un' inchiesta su usura e riciclaggio del clan Lo Russo. "Ciò - prosegue il comunicato della Procura - inevitabilmente ha arrecato un serio pregiudizio alle indagini, specialmente sotto il profilo della compiuta individuazione ed acquisizione dei beni da sequestrare, essendosi sia Marco Iorio che Bruno Potenza, a sua volta informato da Iorio, immediatamente attivati per occultare i capitali,parte dei quali effettivamente già trasferiti all' estero, programmando in queste ultime settimane addirittura la vendita a prestanome delle stesse attività di ristorazione". "Ma si è anche accertato - prosegue il testo - che il dottor Vittorio Pisani era da anni a conoscenza del reimpiego dei capitali illeciti da parte di Marco Iorio e non solo non ha mai effettuato alcuna indagine, nè redatto alcuna comunicazione di notizie di reato, ma ha intrattenuto quotidiani rapporti amicali con questo ultimo, frequentando il ristorante "Regina Margherita". "Ma le indagini - prosegue il testo - hanno rivelato anche qualcosa di più grave, che attiene al comportamento tenuto proprio in relazione alle indagini in corso, da parte del dirigente della Mobile, il quale si è fortemente speso in difesa dell' amico Iorio, tenendo comportamenti decisamente contrari ai doveri connessi con l'alto ruolo ancora oggi rivestito. E mentre trasferiscono i soldi in Svizzera gli indagati cominciano anche a immaginare una strategia difensiva e - come rivelato dalle intercettazioni ambientali - si dovrebbe concretizzare nell' attribuzione delle quote occulte al nero accumulato negli anni per effetto di una mera evasione fiscale".
"Diventa allora inevitabile che appaia quasi come un' anticipazione delle linea difensiva degli indagati - conclude il comunicato dei vertici della Procura di Napoli - l'intervista che lo stesso Pisani rilascia alla fine del mese di marzo 2011 dal titolo 'I professionisti evadono il fisco e riciclano i soldi in bar e ristoranti. L' opinione manifestata dal dirigente della Mobile è infatti che nel riciclaggio sono coinvolti sopratutto i medici, gli avvocati, i notai, ed i commercialisti. Non una parola sulla camorra nè su altre e reali fonti illecite".
IL CAPO DEI PM: IL POLIZIOTTO RIVELO' UNA INDAGINE - Il capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani rivelò all' imprenditore Marco Iorio, referente per il riciclaggio del clan Lo Russo notizie sull' indagine in corso. Lo afferma il Procuratore di Napoli Giandomenico Lepore. Parla di una "vicenda dolorosa", il procuratore che in conferenza stampa, ha voluto ricordare l'importanza dell'attività di indagine svolta dalla Squadra mobile in questi anni, alla quale ha ribadito "stima e fiducia": "Tante deleghe alla Mobile sono in corso e tante ne daremo". "Mi dispiace, Vittorio Pisani era anche un amico, lo conosco dai tempi in cui stavo in Tribunale e alla Procura generale - ha sottolineato - è un personaggio noto e che si fa voler bene, ha arrestato latitanti del calibro di Iovine e Russo".
LEPORE: PISANI NON INDAGO' SU CAPITALI CLAN - Il capo della Mobile di Napoli Vittorio Pisani "non ha indagato per anni su capitali illeciti" prodotti dal riciclaggio e l' usura praticati dal clan Lo Russo. Lo affermano il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e l' aggiunto Alessandro Pennasilico in un comunicato congiunto.
PISANI, PARLA IL PENTITO LO RUSSO - "Ho rapporti con il dottor Pisani dalla seconda metà degli anni '90". Apre così il boss poi pentito Salvatore Lo Russo, fin dalle dichiarazioni spontanee del 12 ottobre 2010, il capitolo dei suoi rapporti con uno dei migliori investigatori che Napoli abbia avuto. Lo Russo racconta di essere stato chiamato dal boss Paolo Di Lauro, capo del clan da cui si stavano separando gli 'spagnoli' di Raffaele Amato e Cesare Pagano, per tentare di comporre "fare il possibile per porre fine alla guerra". "Di tale circostanza io informai il dottor Pisani - dice Lo Russo - in quanto questi era impegnato nella cattura di Paolo Di Lauro. In quell'occasione in cui ci siamo visti al ristorante, il dottor Pisani mi diede il suo recapito telefonico, dicendomi che potevo rivolgermi a lui se avessi avuto bisogno di qualcosa...trovai strana la circostanza e quella sera stessa lo chiamai da una cabina telefonica. Fui così che ci incontrammo e lui disse che era sua intenzione catturare latitanti dell'Alleanza di Secondigliano".
MANGANELLI: FIDUCIA IN MAGISTRATI E IN PISANI - "Confermo stima e fiducia nel dottor Vittorio Pisani, che destinerò ad altro incarico per corrispondere alle determinazioni dell'autorità giudiziaria, nella quale ripongo altrettanta fiducia ed i cui provvedimenti, io personalmente e l'Istituzione che rappresento, rispettiamo incondizionatamente". Lo dice il capo della Polizia Antonio Manganelli, raggiunto telefonicamente dall'Ansa negli Stati Uniti dove si trova in questi giorni, in relazione all'indagine di Napoli in cui è indagato il capo della Mobile. "In questo momento - ha proseguito Manganelli - desidero mandare un abbraccio affettuoso alle donne e agli uomini della Squadra Mobile di Napoli che, a prezzo di enormi sacrifici personali e delle loro famiglie e pur in presenza di risorse umane e strutturali non sempre adeguate alle necessità, hanno ottenuto negli ultimi anni, proprio sotto la guida del dottor Pisani, risultati straordinari". Dunque agli agenti, conclude il capo della Polizia "dico di continuare ad essere la magnifica squadra, solida e coesa, capace di fronteggiare con coraggio e determinazione l'inondazione criminale, non solo camorrista, che affligge quel territorio ed alla quale troppo spesso da più parti si risponde solo con la convegnistica e con vane analisi sociologiche. A loro dico di vivere a testa alta questi momenti di comprensibile amarezza, continuando a fare il proprio dovere al fianco della magistratura e in stretta sinergia con le altre forze di polizia nell'interesse della comunità napoletana e dell'intero Paese".
IL CAPO DELLA MOBILE A ROMA, MORELLI NUOVA GUIDA - Intanto la responsabilità della squadra mobile di Napoli è stata affidata temporaneamente al vicecapo, Pietro Morelli. Lo ha detto all' Ansa il questore Luigi Merolla. "Per noi è come se Vittorio Pisani fosse in ferie - ha aggiunto il questore - in attesa della nomina del nuovo capo la guida passa a Morelli". Vittorio Pisani sarà trasferito a Roma, ha anticipato Merolla.
I VERBALI: TI FACCIO SALTARE TUTTI I DENTI - Tornando al capitolo-Cannavaro, Marco Iorio, l'imprenditore ritenuto dagli investigatori amico e socio in affari del calciatore è accusato di essere a capo di un'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori, alle false comunicazioni sociali e alla corruzione di pubblici ufficiali. Avrebbe impiegato nelle sue attività denaro del boss del quartiere Santa Lucia Mario Potenza e dei suoi figli, nonchè due milioni di euro versati dall' ex capoclan Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia. I soldi, secondo gli investigatori, provenivano soprattutto dall'usura. Nel decreto di sequestro, emesso dal gip Maria Vittoria Foschini, sono contenute anche alcune intercettazioni telefoniche che provano l' attività usuraria dei Potenza. Parlando con un imprenditore che non riusciva a saldare un debito, Salvatore Potenza lo minacciava così: "Ti devo levare tutti i denti da bocca... Allora, io non voglio sentire niente. Digli a quel bastardo di tuo figlio che, dove lo vedo lo vedo, lo mando all'ospedale. Dove vedo a tuo figlio, lo devo fare a pezzi".
SOSPETTI SU BANCHE - Verifiche in 81 banche, di cui una sospettata di aver effettuato una serie di operazioni (almeno una decina) per ripulire il denaro.
PRESI TRE COMMERCIALISTI - Arrestati tre commercialisti. Uno particolarmente noto in città. L'inchiesta fa parte dell'operazione Megaride che ha portato nei mesi scorsi all'arresto di un ex contrabbandiere e usuraio che teneva milioni di euro (almeno 7) in contanti nelle pareti della sua casa di Santa Lucia.
TUTTI I NOMI DEI LOCALI: 17 SEQUESTRATI - I locali sequestrati dalla Dia nell'ambito dell'inchiesta su un'attività di riciclaggio ed usura collegata al clan Lo Russo sono 17, tutti molto noti e frequentati. Tra essi figurano il bar "Ballantine" e i ristoranti-pizzeria "Regina Margherita" in via Partenope e "I re di Napoli", la paninoteca "Dog Out" in piazza Municipio; il ristorante "Villa delle Ninfe" a Pozzuoli. "Tutti - scrive il gip - sono nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome, e cioè a soggetti estranei ai gruppi familiari Iorio e Potenza, ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione. Nella realtà - come dimostrato dalle intercettazioni - il potere decisionale rimane sempre saldo nelle mani degli imprenditori indagati. Spesso questi soggetti - aggiunge il gip - formalmente investiti della titolarità delle quote, hanno anche mansioni di dipendenti all' interno delle aziende, a volte anche in posizione sovraordinata rispetto al resto del personale".
LE ACCUSE - Le ipotesi di reato sulle quali in generaIe ruota l'inchiesta vanno dall'associazione per delinquere all'usura, dal riciclaggio all'evasione fiscale.
30 giugno 2011
1 commento:
Incredibile la potenza corruttiva della criminalità organizzata di stampo mafioso, nella specie la camorra!
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