La compagine dei sì si arricchisce anche della Lega, con Umberto Bossi che ai giornalisti che gli chiedevano chiarimenti sulla posizione del Carroccio ha risposto "penso che voteremo sì". Il Pdl invece lamenta il 'fumus persecutionis' contro il suo parlamentare, mentre tutta l'opposizione, dal Pd al Terzo polo, all'Idv è favorevole all'autorizzazione all'applicazione della misura cautelare per Papa.
Non è comunque detto che il 6 luglio si arrivi al voto. Quello odierno è il secondo rinvio dopo quello del 22 giugno . I termini per portare il parere sul caso in Aula scadono il 15 luglio.
Nella sua relazione Sisto ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere e ha chiesto l'acquisizione delle sedicimila pagine di atti allegati al fascicolo del pm, tra i quali ci sono anche le foto dei pedinamenti di Papa. "Nei confronti di Papa ci sono stati pedinamenti, intercettazioni, foto. Dobbiamo tenere conto di questi parametri, molto gravi, e del fatto che le esigenze cautelari non sono calibrate” ha detto Sisto nella sua relazione.
Il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti (Pd), come ha spiegato ai cronisti la capogruppo democratica nella giunta Marilena Samperi, "ha invitato il relatore a evitare questa pretesa ai fini della decisione". Anche su questo punto non c'è stata alcuna votazione, con ogni probabilità invece il 6 luglio sarà messa ai voti la relazione di maggioranza.
L'opposizione compatta ha definito "grottesco" parlare di 'fumus persecutionis'. "Mai come stavolta il giudice è stato terzo - ha dichiarato Samperi - ha fatto un'analisi scrupolosa, ha scartavetrato le richieste del pm ed è veramente grottesco che la maggioranza parli di fumus persecutionis". Per Pierluigi Mantini dell'Udc si tratta di "fatti gravi e prove consistenti tanto da non vedere dove sia il fumus persecutionis". Sulla stessa lunghezza d'onda Vincenzo Consolo di Fli per cui la relazione della maggioranza non ha cambiato le cose di una virgola: "Abbiamo letto le carte, non è che la relazione può cambiare quelle". Ancora più dura la posizione dell'Italia dei valori che con l'ex pm Federico Palomba bolla come "desolante l'arringa della maggioranza volta a deviare dal marcio coprendo le nefandezze di un potere illegale: non siamo davanti a reati politici ma comuni".
Altra questione ancora non definita è quella del modo in cui dovrà votare l'Aula. "Non si voti a scrutinio segreto ma palese, in modo che ciascuno possa motivare pubblicamente il proprio voto e la propria posizione - ha chiesto con una nota Carmelo Briguglio, vice presidente vicario dei deputati finiani - Tutte le forze politiche e ciascun deputato potranno assumersi le proprie responsabilità, qualunque sia il voto favorevole o contrario all'arresto, a cominciare dalla Lega che finora è stata silenziosa e sul cui voto c'è grande attesa, anche da parte dei suoi elettori".
Sulla vicenda P4 c'è da registrare la dichiarazione dell'avvocato Vincenzo Siniscalchi, difensore del generale della Finanza Vito Bardi: il Comandante Interregionale della Guardia di Finanza dell'Italia Meridionale, indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento, "non ha mai avuto contatti, né conosciuto" il manager Luigi Bisignani, né "ha mai intrattenuto rapporti con il magistrato parlamentare Alfonso Papa, avendolo a volte incontrato in occasione di cerimonie istituzionali". Siniscalchi ha aggiunto che anche nella vicenda oggetto d'indagine il generale Bardi ha rispettato le regole della "disciplina d'istituto" e dalla "catena gerarchica".
(29 giugno 2011)
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