venerdì 8 luglio 2011

E Tremonti disse a Berlusconi "Con me non userete il metodo Boffo"

Il 17 giugno, il ministro dell'Economia è stato sentito dai magistrati Curcio e Woodcock come "persona informata dei fatti" nell'ambito dell'inchiesta Bisignani-P4. E ha raccontato di uno scontro tra lui e il premier risalente ai primi dello stesso mese. Scontro di merito, ma anche di metodo. Una cena a Napoli con Adinolfi e Paolo Berlusconi: qualcuno parlò della casda pagata da Milanese per attaccare Giulio?

Non diventerò oggetto di un attacco mediatico alla Boffo. É un avviso clamoroso e molto chiaro quello che, in sintesi, il ministro Giulio Tremonti consegna al premier Silvio Berlusconi, durante un'accesa discussione avvenuta ai primi di giugno scorso. È lo stesso ministro del Tesoro a riferirlo ai magistrati di Napoli, che lo interrogano come teste lo scorso 17 giugno nell'ambito dell'inchiesta P4 che ormai coinvolge il generale della Finanza Michele Adinolfi, ritenuto molto vicino a Berlusconi.

LE CARTE DELL'INTERROGATORIO

I pubblici ministeri fanno ascoltare al ministro anche una conversazione, intercettata sull'utenza del generale Adinolfi, tra lo stesso capo di Stato Maggiore e il premier. Le dichiarazioni di Tremonti, suscitate anche da quell'ascolto, sono state appena depositate in Parlamento, nell'ambito degli atti relativi alla richiesta d'arresto avanzata dal gip di Napoli per Marco Milanese, deputato Pdl e storico braccio destro dello stesso Tremonti, accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio.

Tremonti, ascoltato dunque dai pm John Woodcock e Francesco Curcio, dopo essersi soffermato sull'insidiosa inclinazione degli "alti ufficiali a coltivare relazioni esterne al Corpo nella prospettiva di diventare comandanti generali, relazioni esterne che io non trovo opportune", si concentra poi su un suo vivace e recente scambio di vedute con il premier. "Nel corso della discussione io e il presidente del Consiglio manifestammo posizioni diverse sulla politica di bilancio, ad un certo punto sono emerse posizioni fortemente critiche in ordine alla mia attività di ministro da parte del presidente del Consiglio. Per inciso e in parallelo su alcuni settori della stampa si manifestava una tendenza, una spinta alle mie dimissioni se non avessi modificato le mie posizioni. A questo punto, se non ricordo male, manifestai la mia refrattarietà ad essere oggetto di campagne stampa tipo quella "Boffo". Ciò trovava riscontro in voci di parlamento che mi sono permesso di segnalare al Presidente del Consiglio".

Perché Tremonti allude al caso Boffo? E di quali circostanziate voci ha fatto cenno al presidente Berlusconi? Qualcuno sta usando eventualmente la notizia di quella prestigiosa casa che il deputato e fedelissimo del ministro, Marco Milanese, sta pagando in via Campo di Marzo e in cui vive lo stesso ministro?

Tremonti, ancora sollecitato dalle domande dei pm, passa poi ordinare i ricordi in merito ad una cena che sarebbe avvenuta a Napoli, proprio tra il generale Adinolfi, altri esponenti della Finanza, e, "molto probabilmente anche Paolo Berlusconi e Galliani". Continua dunque Tremonti: "In quel contesto (la discussione che ebbe con il premier, ndr), facendo seguito a quanto riferitomi da Milanese su di una cena a Napoli a cui avrebbero partecipato oltre al generale Adinolfi anche persone vicine al presidente del Consiglio, rappresentai al presidente Berlusconi - in modo devo ammettere caratterialmente reattivo - tra l'altro la situazione di conflittualità in cui si trovavano alcune figure di vertice della Gdf. Ricordo che a Berlusconi feci il nome di Adinolfi, più esattamente ricordandomi di una cena a Napoli, gli dissi "Chiedi conferma ad Adinolfi". Si trattò di uno sfogo non avendo io elementi per valutare il comportamento di Adinolfi sotto il profilo deontologico".

Continua ancora il ministro Tremonti: "Mi chiedete se alla cena citata fossero presenti Paolo Berlusconi e Galliani e vi rispondo che probabilmente Milanese mi fece questi nomi ma non ne sono sicuro. Con specifico riferimento alla conversazione che ho ascoltato - continua ancora Tremonti - posso dirvi che la stessa non mi sorprende poiché avevo già voci del rapporto di amicizia o comunque di conoscenza di Adinolfi con il presidente Berlusconi, attesa la comune passione per il Milan".

Un interesse che, tuttavia, non spiega altri interessi convergenti. Il finale è più morbido: "La mia impressione è che dal tono della telefonata, che ho ascoltato, le parole del presidente del Consiglio mi sembrano spinte dal desiderio di un chiarimento in buona fede nei miei confronti".

08 luglio 2011

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