di Bruno Tinti
Governo tecnico. Parole che spaventano. Cosa significano sembra ovvio: governo affidato a persone esperte dei settori che devono gestire. Gente che se ne intende. Trasporti, sanità, giustizia, istruzione, economia possono essere affidati a chi non ne capisce nulla? Chi può desiderare un governo incompetente? Questo non vuol dire che politica coincida con incompetenza. Esistono politici esperti in settori essenziali per il paese: ingegneri, medici, giuristi, economisti. E affidarsi a loro sarebbe la cosa migliore. A patto che... Ecco, qui sta il problema. Far funzionare bene un ministero “tecnico” richiede scelte “tecniche”. I soldi si spendono per fare certe cose e non certe altre; gli appalti si danno a certe imprese e non a certe altre; le persone si assumono se preparate e oneste e non se indicate dal partito; e via così. Solo che il politico, anche il politico “tecnico”, non si regola mai in questo modo. Tra una scelta funzionale all’interesse del paese e un’altra che giova a lui o al suo partito, o anche a un altro partito “amico”, sempre adotta la seconda. Per questo sono esistiti ginecologi Udeur, amministratori di società pubbliche e private nominati ai “tavoli di compensazione” dei partiti, ministeri sdoppiati, appalti affidati a società che ringraziano con alloggi, ristrutturazioni, viaggi, mazzette, tutto naturalmente pagato dai cittadini perché prelevato dal compenso pagato. Per questo sono nate le varie P2, 3, 4 e le altre ancora non scoperte. Insomma il politico, anche se “tecnico”, ha una malattia genetica: il conflitto di interessi. Magari non è vero, qualcuno dirà. Non si può generalizzare. Allora vediamola sotto un altro punto di vista. E parliamo di economia; in fondo tutto si riduce ai soldi: quanti ce n’è, quanti e come se ne possono spendere. Nella situazione in cui ci troviamo le scelte economiche sono micidiali. Mettere in prigione per evasione fiscale una parte non piccola dei cittadini e prendergli forzosamente tutti i soldi che si sono fregati per decenni; ovvero affamare (letteralmente) una larga parte del paese? Infliggere ai cittadini un’imposta patrimoniale; oppure inasprire le imposte sui lavoratori dipendenti (gli unici che le pagano di sicuro)? Tagliare i costi della politica (parlamento, provincie, regioni; bisognerebbe rileggersi – oggi – “
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