venerdì 1 luglio 2011

LA RAI PERDE PURE L’ANNUNZIATA RESTANO GLI EX DEL BISCIONE

Dopo Saviano e Ventura, un altro abbandono

di Fabrizio d’Esposito

Anche Lucia Annunziata lascia la Rai. Già presidente del cda di Viale Mazzini, in precedenza direttore del Tg3, oggi conduttrice della trasmissione domenicale In mezz’ora su Raitre, la giornalista ha comunicato ieri al direttore generale Lorenza Lei le sue “dimissioni definitive”. Almeno stavolta, però, l’ultima battaglia nella tv pubblica è tutta nel campo del centrosinistra. L’Annunziata va via, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, per uno scontro pesantissimo con Paolo Ruffini, direttore della terza rete. Tutto è iniziato dieci giorni fa.

I DUE ROMPONO quando vengono presentati i palinsesti per la prossima stagione, il 20 giugno scorso, e nell’elenco della brochure non c’è In mezz’ora. Ruffini precisa che si tratta di “un refuso” e la rassicura parlando del suo programma come di “una risorsa importante ” ma l’Annunziata non gli crede e due giorni dopo dà un’intervista al Messaggero di Roma in cui rilancia: “Il mio programma va in onda da sette anni. E da sette anni è sistemato lì senza attenzioni. Come un riserva indiana”. Ancora: una trasmissione “gestita come un fondo di magazzino” tra “orari variabili” e “nessuna promozione”. Poi accusa Ruffini di aver “raccontato tante bugie” e sostiene che il vero problema è “nel rapporto tra sinistra e televisione, in specie su Raitre”.

Per l’Annunziata, nella rete diretta da Ruffini “ci sono cose che proprio non vanno, le stesse che vengono rimproverate al centrodestra: piccole mafie, rapporti non chiari, privilegi attribuiti non secondo il merito”. E fa un esempio: la sostituzione di Antonio Di Bella al Tg3 con Bianca Berlinguer. La reazione di Ruffini arriva cinque giorni dopo, lunedì scorso. Al comitato editoriale dell’azienda annuncia di “ritenere impossibile di continuare a lavorare” con la giornalista dopo l’intervista al quotidiano romano e propone una soluzione: trasferire In mezz’ora su Raidue. Di qui lo strappo finale.

Appena informato delle “dimissioni definitive”, il presidente della Rai Paolo Garimberti ha telefonato da Helsinki all’Annunziata per convincerla a ripensarci. Idem, la dg Lei. Lo stesso Ruffini ha parlato di “atto unilaterale della giornalista”.

Un altro addio alla Rai che ha scatenato una ridda di commenti politici in difesa della conduttrice di In mezz’ora : da Pardi dell’Italia dei valori al berlusconiano Verro del cda di Viale Mazzini, passando per i dalemiani del Pd. In ogni caso, le dimissioni dell’Annunziata impoveriscono ancora di più la Rai, dopo le rotture con Saviano e Santoro, i dubbi su Fazio, le polemiche sulla Gabanelli. Una Rai ormai sempre più schiava del conflitto d’interessi, politico e imprenditoriale, del Cavaliere, come dimostrano le intercettazioni dell’inchiesta milanese sul fallimento Hdc del sondaggista Luigi Crespi (l’uomo che inventò il contratto con gli italiani).

IL REGIME RAISET della finta concorrenza, a favore ovviamente del Biscione berlusconiano, emerge dalle conversazioni telefoniche di Deborah Bergamini, ex assistente bionda del premier poi responsabile marketing di Viale Mazzini. Lo scandalo esplose già quattro anni fa e la Bergamini fu sospesa dalla Rai, “premiata” poi dal Caro Leader con un seggio a Montecitorio. Le intercettazioni risalgono al 2005 e ricostruiscono una ragnatela di rapporti con uomini del sistema di B. dentro Raiset: Querci, Mimun, Rossella, Cattaneo, Crippa, Pionati, Del Noce.

Oggi il regime di Raiset è garantito da altre facce. Le prime due sono quelle di Alessio Gorla e Antonio Verro, entrambi consiglieri d’amministrazione. Gorla era addirittura un pensionato di Mediaset quando fu assunto alla Rai con un contratto di due anni (nello stesso periodo dell’ arrivo della Bergamini). Verro, invece, ha lavorato a Edilnord e a Milano2. Poi c’è il vicedirettore della produzione tv Maurizio Ciarnò, già alle dipendenze private di B.

Ma il vero uomo forte viene indicato nel ministro Paolo Romani, che più di un mese fa ha portato il dg Lorenza Lei a Palazzo Grazioli per concordare la strategia delle interviste a tg unificati prima dei ballottaggi. Uno degli ultimi atti della Lei è stato di fare un contratto alla figlia di Rosanna Mani, storica condirettrice di Sorrisi che raccomandò Vittoria Ferranti ad Agostino Saccà, ex dg Rai poi capo della fiction. È la famosa intercettazione sulle “strappone ma bone” che spuntò in un’altra inchiesta su Raiset, quella di Napoli.

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