di Furio Colombo
Dopo avere ascoltato alla Camera il breve dibattito che ha consentito il voto quasi istantaneo della legge sulla manovra finanziaria, dopo avere constatato che si tratta di una manovra di classe che fa precipitare tutto il peso della presunta salvezza del Paese sui pensionati e sui poveri, sulle madri e sugli ammalati, mi sembra inevitabile il confronto con una diffusa voce popolare che sta diventando invettiva, che sta diventando tuono. Riguarda il costo della politica.
A quanto pare tale costo, che appare rilevante in tutta la documentazione (che probabilmente non è tutta) a disposizione dei cittadini, è un problema che non può (non può più) essere accantonato, mentre ciascuna famiglia viene inseguita fino alle squallide sale del pronto soccorso con l’intimazione di pagare molto e subito.
Rimpiango che non si sia mai dato ascolto alla richiesta dei Radicali (deputati e senatori, ma prima ancora Pannella) di rendere sempre pubblica la contabilità del Parlamento, fino ai dettagli. Adesso serve molto di più.
Chiedo al presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, di assumersi, di fronte ai deputati e assieme ai deputati, la responsabilità di affrontare il problema. I cittadini devono sapere dal presidente Fini lo stato delle cose e ciò che propone
Camera e Senato hanno votato interventi duri e pesanti. Ma il Parlamento sembra non avere voluto notare uno tra i costi che il Paese non può sopportare. Ci deve essere una risposta. E la risposta, per realizzarsi con ordine e decoro, può avvenire solo per iniziativa immediata di coloro che sembrano invece chiusi in una loro cittadella protetta. È l’ultima occasione per restare agganciati ai sentimenti del Paese, invece che apparire contraddizione, privilegio e ostacolo.
Chiedo al presidente della Camera Gianfranco Fini di riconoscere e guidare il difficile compito di ricongiungere la vita di tutti con le istituzioni politiche del Paese. Ciò consentirà anche di identificare e salvare quella parte di Parlamento che si adopera per contribuire al bene del Paese e non alla propria vita privata. E che non ha avventure, neanche minori, con
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