di Marco Travaglio
Ora che il Cainano annuncia il ritiro dalle corse (e tutti ci credono), la corte dei miracolati sente prossima la fine della cuccagna. E, dinanzi alla prospettiva di dover tornare a lavorare o, peggio ancora, di andarci per la prima volta, cerca alternative un po’ meno faticose.
Mimmo Scilipoti sfrutta la naturale inclinazione per la bella scrittura e l’eloquio forbito (“sono stato nelle favelas brasiliane”) dandosi alla letteratura, incoraggiato da un prefatore d’accezione, B., che porta pure buono: infatti l’altroieri gli ha presentato il libro e ieri Mimmo era già imputato a Messina per calunnia e falso.
Marco Milanese sente anche lui di aver poco da sopravvivere, in politica, così si butta nel polo del lusso: Bentley, Ferrari, Aston Martin no “perché è usata”, un trittico di tal “Milò” (forse Mirò), gioielli, orologi Patek Philippe, yacht e un Natale a New York, sorta di cinepanettone personalizzato in viaggio con Ferilli e De Sica.
Anche Alfonso Papa, uomo di polso, manifesta una naturale predilezione per gli orologi, ma essendo magistrato li preferisce rubati.
Il ministro Brunetta, ormai universalmente noto come “il cretino”, dopo un viaggio di nozze che gli auguriamo lungo e di sola andata, potrà tornare a rincorrere il Nobel per l’Economia che gli sfuggì per un soffio quando s’immolò sull’altare della politica per il nostro bene.
Tremonti e Scajola, previo corso intensivo su “come acquistare casa con soldi propri”, non avranno problemi a ricollocarsi.
Angelino Jolie, quando gli spiegheranno che la segreteria Pdl era tutto uno scherzo, avrà un futuro assicurato nel cabaret: la battuta sul “partito degli onesti” sarà difficile da eguagliare per generazioni.
Denis Verdini, degradato a vice-Alfano (mortificazione che non si augura al peggiore nemico), potrà tornare nella sua banca, sempre che in cassa sia rimasto qualcosa e che lui rimanga a piede libero.
Almeno tre ministre potranno riciclarsi come segretarie tuttofare di Bisi nelle segrete di Palazzo Chigi (un Bisi, infatti, è per sempre e per tutte le stagioni).
Astenersi “mostri, brutte, stronze, mignotte come poche”.
Dell’Utri, Romano e Cosentino, appartenendo a solide associazioni imprenditoriali che non conoscono crisi, dormono sonni tranquilli.
Anche per Gasparri e Romani si profila una serena vecchiaia: Mediaset avrà sempre bisogno di uscieri.
Scapagnini è già tornato alla professione medica e dalle colonne dell’autorevole rivista scientifica Novella 2000 ha stilato una severa diagnosi per il premier: “È fisicamente e intellettualmente superiore, può avere sei rapporti sessuali alla settimana”, prima e dopo i pasti. Ma, si badi bene, “senza esagerare: il settimo giorno si deve riposare”, come quell’Altro.
Encomiabile la fantasia di Daniele Capezzone che, dopo mesi di oscuramento (era rimasto portavoce di un partito estinto, Forza Italia, e avevano saldato le serrature della sede con lui dentro), è tornato alla luce dopo la doppia débâcle comunali-referendum: non sapendo chi mandare in tv a prendere pesci in faccia, l’han subito promosso portavoce Pdl. L’altro giorno però è rispuntato in un hotel di Roma nei panni di portavoce della società Camene, impegnata nella nobile missione di trasformare il teatro Palazzo a San Lorenzo in un casinò, in combutta con i costruttori del Salaria Sport Village (quello della cricca e dei massaggi inguinali a Bertolaso). Ora, passi la trasfigurazione da antiberlusconiano a berlusconiano e da referendario ad antireferendario, ma a che titolo il portavoce del Pdl porta la voce dei costruttori di casinò? Beata ingenuità: pensa al futuro.
Preoccupa, invece, l ’evaporazione di Marcello Pera, un tempo presidente del Senato e coautore di un libro con papa Wojtyla, ora scavalcato persino dal suo assistente Quagliariello. L’altro giorno, dopo mesi di oblio, è rispuntato su Libero per spiegare “perché non si può arrestare Papa”.
L’uomo che sussurrava al Papa ora difende Papa.
Deve aver orecchiato quel vecchio detto, “morto un papa se ne fa un altro”. E l’ha frainteso.
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