mercoledì 6 luglio 2011

Tav, una torta da 15 miliardi

di Luca Mercalli, da cadoinpiedi.it

E' sorprendete che in 20 anni di questo dibattito si continui a parlare per pochi slogan e a ritenere un'opera così faraonica necessaria e sottolineo questa parola, necessaria, indispensabile a fronte però di una sorta di pensiero immaginario. Si racconta una fiaba e sulla base di questa fiaba si cercano di portare con sé le persone della maggioranza del Paese che stanno in un altro luogo. La fiaba è "arriverete a Parigi in 4 ore invece che in 6, il progetto avanza, il lavoro arriverà da sé appena abbiamo bucato la montagna, ci aspettano secoli di prosperità che grazie a un buco sotto le Alpi improvvisamente scenderanno su di noi come una pioggia dorata".

Invece quando si parla di progetti di questo genere bisognerebbe analizzare dei numeri, dei dati tecnici, tutte cose che invece qui in Valle di Susa si fanno da anni con l'ausilio di professionisti, di esperti di ogni settore. Ci sono tonnellate di elaborazioni tecniche che fanno riflettere prima di tutto sull'opportunità di questo progetto basandosi su quanto traffico merci c'è, quanto costa, quanti sarebbero i benefici ambientali (se ci sono etc.). Allora proviamo a fare un'analisi molto sintetica perché ci sono veramente tanti numeri e forse è questo il problema con il quale non si riesce a partire con la comunicazione sulla domanda di base, lascerei perdere tutte le tesi ideologiche, il concetto di progresso, lascerei perdere gli egoismi locali, le paure, l'ambiente. Lasciamole tutte perdere perché queste sono cose che vengono dopo, una cosa che viene prima è
: la Tav a cosa serve? E perché dobbiamo farla?

La Valle di Susa non è un baluardo alpino impenetrabile che procura danni al paese perché invalicabile, questo avveniva nel 1800 tant'è che Cavour decise di fare il primo tunnel ferroviario che è un'opera estremamente valida che funziona (a 140 anni di distanza) tutt'ora, è un traforo di circa una dozzina di chilometri già percorso dal doppio binario nella linea internazionale Torino-Modane. Questa linea funziona perfettamente e porta già oggi il treno Tgv dalla stazione di Parigi a quella di Milano centrale. E tra l'altro possiamo anche già farci delle risate sull'efficienza dei nostri proclami italiani, perché abbiamo già una linea ad alta velocità Torino - Milano che funziona dal 2006, sulla quale il Tgv francese non può passare, quindi tutte queste fiabe ci dicono che oggi un treno parte a alta velocità da Parigi, arriva fino a Chambery, attraversa le Alpi sulla linea normale, insomma andrà un po' più piano invece di fare i 300 all'ora passando attraverso le Alpi farà i 100 all'ora non è che succede nulla, ci si legge il giornale, tanto più che poi a Modane ci si ferma a fare il controllo passaporti e si perde spesso mezz'ora per ragioni burocratiche e poi quando arriva a Torino invece di guadagnare sui 130 chilometri tra Torino e Milano tempo sulla nuova linea a alta velocità italiana costata 7 miliardi di Euro, si instrada sulla linea storica facendo le fermate Novara e Vercelli perché non è compatibile.

Perché la politica vuole la Tav, indistintamente dal Pd alla Lega? Perché Fassino, sindaco di Torino, vuole la Tav?

Io non sono certo un politologo. Però in Val di Susa il pensiero comune è che una bella torta di una quindicina di miliardi di Euro fa mangiare nella mangiatoia, nel trogolo dei maiali per una dozzina di anni tutti da una parte e dall'altra e ci sono tanti bei soldi pubblici che vengono per minima parte ottenuti dall'Unione Europea perché si continua a dire: perderemo il finanziamento europeo. Sì ,ma la domanda è: ma quanto è questo finanziamento? È tutto o è il 5%, perché se è il 5% chi se ne frega di perdere 500 milioni di Euro se poi dobbiamo mettere altri 15 miliardi a babbo morto presi dal debito pubblico italiano, che poi vanno ovviamente in tasca a chi realizza e agli amici di loro...

Cosa ne pensa del proiettile al deputato Pd Esposito? E delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali negli appalti per la Tav?

Secondo me questi sono argomenti che vengono dopo. Sono fenomeni spiacevoli che tutti noi ignoriamo se poi addirittura sono pilotati o meno, ritengo che sia molto più dichiarato e molto più basato su fatti il malaffare tutt'ora esistente quando si parla di grandi opere in Italia, che qualche boutade di questo genere. Quindi torno a dire: prima di occuparci di tutto questo, prendiamo i progetti, i numeri, i promotori e li mettiamo davanti ai personaggi che invece hanno fatto i calcoli contrari e vediamo se questi numeri sono veri o no, perché si continua a fare chiacchiere e io voglio sapere: ma è vero che la linea attuale porta il 25% di quello che potrebbe portare? Domanda, sì o no? Se sì, allora perché si deve immaginare un progetto che decuplica il transito merci da qui a 40 anni seguendo un modello economico basato sulla fiaba. Oppure: ma è vero che inquina di meno la merce portata sull'alta velocità, che è poi alta capacità, visto che non possono passare o i passeggeri o le merci? Anche questo è un altro equivoco, è una linea a alta velocità per passeggeri o a alta capacità per le merci? Se è una non è l'altra e qui si parla ormai di merci, non di passeggeri. Quindi vedete che viene a crollare anche la fiaba del Parigi - Milano in 4 ore, se sono veri questi dati... Io mi faccio solo portavoce di un cumulo di relazioni tecniche dove tutte queste cose sono scritte ai tecnici di pertinenza, non le dice Mercalli, Mercalli le legge e si fa una domanda, dice: come mai il dibattito non verte su questi numeri e si continua a fare chiacchiere inutili? Se parliamo dei numeri e questi sono sbagliati qualcuno li correggerà è dirà: non sono veri, andiamo avanti, l'opera è utile. Ma se questi numeri sono veri, allora viene fuori che l'opera è inutile e che è soltanto un sacrificio sia locale per i problemi ambientali e cantieristici e nazionale per le casse dell'erario.

Dopo gli scontri di ieri, cosa succede adesso in Val di Susa?

Questo non lo so, è una previsione veramente difficile, ciò che io temo è che si sta alzando la pressione non tanto su quei fenomeni così teatrali, proiettili, buste di cui parlava prima, ma invece del concetto di democrazia di decine di migliaia di persone perché qui viene sempre dipinto un popolino di poche centinaia di elementi, invece qui stiamo parlando di 30/40 mila persone, in un territorio che è una periferia di Torino, quindi non di vecchi, di montanari retrogradi, ma di persone che sono esponenti della vita quotidiana a alto livello, della cultura, società, dell'insegnamento, è un popolo colto, preparato, variegato che si sente sempre più frustrato e la frustrazione è una brutta cosa in democrazia perché ci si sente al muro, senza la possibilità di aprire il dibattito sul vero tema centrale che è: l'opera serve o no? Parliamo di questo, allora è ovvio che le persone si incazzano, si incazzano ogni giorno di più e questo genera una serie di problemi, di malcontenti sul territorio che sono secondo me un grande esperimento sociale che vedremo come andrà a finire.

(28 giugno 2011)

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