di CONCHITA SANNINO
Un "doppio potere", che gli derivava dalla vicinanza con il ministro e dai legami con la Finanza, "usato per il suo vorticoso giro" di presunta corruzione, affari illeciti, attività di lobby. Una condotta "seriale". E un altro colpo grosso, Milanese "l'ingordo", l'aveva quasi centrato. Stando alle carte dell'inchiesta del pubblico ministero Vincenzo Piscitelli a carico del potente braccio destro del ministro Giulio Tremonti, il deputato Pdl Marco Milanese aveva infatti coinvolto in una cospicua operazione finanziaria anche Massimo Ponzellini, il patron di Impregilo e di Banca Popolare di Milano. Per quella mediazione, racconta il grande accusatore Paolo Viscione, imprenditore già agli arresti da dicembre, Milanese doveva fare una cresta "del dieci per cento".
Ritratto del plenipotenziario del ministro del Tesoro. Come dimostrano anche documenti e carte sequestrate nei computer e nei cassetti dei vertici di Finmeccanica. Sono appunti che addirittura producono graficamente le spartizioni politiche per le nomine nelle aziende di Stato, confermando ciò che interessa agli inquirenti: è Milanese a dettare quei nomi per conto del Tesoro. Lo racconta dettagliatamente Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica. Lo conferma anche Mauro Moretti, amministratore delle Ferrovie dello Stato. Che dice: "Sì, è sempre stato Milanese il nostro interlocutore per il Tesoro. Anche se alla fine decido io".
Il business con Ponzellini. Il faccendiere Paolo Viscione racconta al pm Piscitelli, nel corso di due interrogatori, che Milanese "doveva prendere un'ulteriore tangente del 10 per cento" su una mega operazione finanziaria, in cui comparivano Ponzellini e anche Gianni Lettieri, l'ex numero uno dell'Unione degli Industriali di Napoli poi sceso in campo come candidato sindaco pdl di Napoli (voluto da Gianni Letta, e sconfitto dalla valanga de Magistris). Una trattativa portata avanti per almeno sei mesi, poi tramontata per l'insorgere delle nuove grane giudiziarie. "C'era un mercato interessato alla mia compagnia Eig. Infatti Marco Milanese mi fa incontrare Massimo Ponzellini (...) - sottolinea Viscione - che era interessato perché doveva fare la Bank Insurance, e doveva fare l'accordo. Per chi trattava? Ovviamente per conto della Banca Popolare di Milano. Che era interessata a finanziare l'operazione attraverso delle riutility-Inc" che si doveva fare con (...)". Ponzellini, interrogato dal pm il 12 gennaio, conferma: "Nel settembre ottobre 2009, fui raggiunto da una telefonata da Milanese, che mi segnalava un imprenditore, Viscione, per valutare un'operazione di possibile interesse della banca. Fissai l'appuntamento nel mio ufficio di piazzale Flaminio, ma poi, preso da altri impegni, non potei riceverli, e quindi raggiunsi Viscione nei suoi uffici di via Petra dove conobbi appunto Viscione. Lui era interessato a cedere a terzi la compagnia assicurativa milanese che a suo giudizio valeva intorno ai 40/50 milioni di euro e chiedeva una valutazione da parte della banca. Vi sono poi - aggiunge Ponzellini - altri due incontri a Roma e a Milano (in uno dei quali ha partecipato anche Bruno Lago che conoscevo dai tempi della Bei) oltre a quello tenuto dal mio collaboratore Cannalire, per valutare la documentazione che intanto gli avevamo chiesto (...). Abbiamo saputo che un soggetto interessato poteva essere Lettieri". Viscione aggiunge al pm: "Mentre Ponzellini faceva tutta questa teoria, e Milanese doveva avere il 10 per cento per questa operazione, io cerco di trovare il compratore a cui però mancano i soldi". Il pm chiede: Lettieri è il compratore a cui mancano i soldi? Viscione replica: "Sì, cioè lui diceva di averli, però io sapevo che non ce li aveva, per cui ho detto: ora te li procuro io, sempre attraverso il solito...". La racconta diversamente Lettieri: "Ho preso in considerazione la possibilità di acquistare con la società Meridie, la Eig (di Viscione). Il primo incontro con Viscione avvenne nel gennaio del 2010, c'era anche Marco Milanese, che avevo conosciuto da presidente di Confindustria. Ricordo che c'era una disponibilità della Banca Popolare di Milano ma io volevo capire la bontà dell'operazione. Poi mi disimpegnai".
Le nomine nelle controllate di Finmeccanica e Ferrovie. Al centro dell'inchiesta, culminata anche negli arresti di manager Guigo Marchesi e Carlo Barbieri (tra l'altro, sindaco di Voghera, ndr) - i cui nomi vengono suggeriti proprio da Milanese nelle società di secondo livello controllate dal Ministero, in cambio di denaro e compravendite taroccate - c'è proprio il nodo delle nomine. Il pm sequestra materiale importante sulla spartizione ritualmente in corso tra partiti per le nomine nelle aziende di primo e secondo livello. Nella perquisizione al numero due di Finmeccanica, Borgogni, c'è un appunto significativo scritto a penna: "Giorgetti, Milanese, Romani (Guerrera), Fortunato (Mef), Galli, Squillace, La Russa". Anche la Lega fornisce. ovviamente, i suoi uomini. Borgogni, interrogato, spiega al pm. "Sì, Milanese è seduto anche al tavolo di compensazione, a Palazzo Chigi", dove si trova l'equilibrio tra le tante richieste che arrivano dai partiti. Ecco anche la conferma di Mauro Moretti, l'ad di Ferrovie: "Marco Milanese è stato normalmente il nostro interlocutore per le nomine nei Cda dice Moretti - La scelta di Barbieri? Si tratta certo di un esterno, ma non ricordo se fu fatta da lui, si trattava comunque di una nomina senza troppa importanza (15mila euro lordi l'anno)".
Contatti con Alemanno e ministro dei Beni Culturali. Non solo gioielli e auto di lusso, Viscione regala a Milanese, e parla con il pm, anche di quadri di lusso. E racconta: "Esiste una lobby all'interno del mondo dell'arte contemporanea. Fanno le quotazioni non solo i critici, ma anche i galleristi, che hanno degli interessi specifici perché tengono il loro magazzino". Viscione stava cercando, attraverso questo meccanismo, di lanciare un pittore albanese, Alfred Mirasci. Erano stati avviati contatti, racconta Viscione, "con il sindaco di Roma e il ministro dei Beni culturali. Io ho 400 opere di questo artista, l'operazione costava 80mila euro e il coso albanese si doveva preoccupare con il sindaco di Roma e il ministro dei Beni culturali di trovare il luogo... Era stato individuato il museo di arte contemporanea più importante di Roma.
(10 luglio 2011)
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