Mentre la Borsa sprofonda B. convoca un tavolo per discutere sul nulla. L’ira di Confindustria e Cigl
di Stefano Feltri
La frase è attribuita al sottosegretario Gianni Letta e rende bene il senso della giornata: “Tutto precipita, valutiamo ogni ipotesi”. Mentre il governo è riunito con le parti sociali – imprese, sindacati e banche – a Milano, la Borsa subisce il suo colpo più duro di queste settimane disastrose: -6,65 per cento, con i titoli bancari falcidiati dai ribassi.
A Roma la politica sembra ormai consapevole della gravità della crisi, che non viene più negata neppure dal governo, ma lenta nella reazione. Il Consiglio dei ministri si riunirà martedì 16 o giovedì 18 per varare un decreto legge che conterrà la manovra “ristrutturata”, come dice il ministro del Tesoro Giulio Tremonti. Ristrutturata come? Chissà.
IL VERTICE DI IERI con le parti sociali è stato un colpo a salve, riassunto in una conferenza stampa di pochi secondi in cui ha parlato solo Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che non aveva alcuna novità da annunciare.
Anche da formule prudenti, però, qualche cambiamento traspare.
Primo: la concordia tra parti sociali e governo è già finita, il fronte comune contro la cristi si sta già sfaldando. La Marcegaglia dice: “Il tema del mercato del lavoro è una questione che dev'essere in totale ed esclusiva disponibilità delle parti”. Che significa: il governo non pensi di modificare per decreto le regole del lavoro, magari con la scusa che lo richiede la Banca centrale europea, perché sindacati e imprese fanno da soli, con gli accordi interconfederali. Invece, violando gli accordi precedenti , durante il vertice Letta ha provato il colpo di mano: “Allora convochiamo un tavolo sul lavoro con Sacconi”. La Marcegaglia e il segretario della Cgil Susanna Camusso si sono ulteriormente seccate.
Secondo punto: la Cgil da ieri “non esclude lo sciopero generale” se i sacrifici non saranno davvero condivisi, lascia capire la Camusso, dopo un incontro che definisce “non all’altezza dei problemi che abbiamo e della trasparenza che sarebbe necessaria”. Perché, e questo è un punto che ha irritato tutte le parti sociali, il governo non ha rivelato nei dettagli i contenuti della lettera della Banca centrale europea che ha imposto di cambiare la manovra da 48 miliardi (in cambio dell’acquisto da parte di Francoforte dei nostri Buoni del Tesoro già in circolazione, da cui gli investitori fuggono).
Ma qualcosa si comincia a capire.
Il ministro Tremonti ha spiegato che l’obiettivo immediato di bilancio è il seguente : deficit al 3,8 per cento del Pil (invece che il previsto 3,9) nel 2011 e all’1,5-1,7 per cento nel 2012 (anziché il 2,7 per cento), fino ad arrivare al 2013 con il pareggio di bilancio.
La correzione è quindi tutta sul prossimo anno, per circa un punto di Pil in più: circa 16 miliardi. Dove trovarli?
LA LEGA e anche la Confindustria si oppongono a ogni forma di patrimoniale, ma Umberto Bossi ha anche giurato che le pensioni non si toccano. “Escludo qualsiasi tipo di patrimoniale”, ha detto ieri il capogruppo leghista alla Camera Marco Reguzzoni, molto vicino anche a Berlusconi. Per la verità in questi giorni continuano a circolare almeno due ipotesi di imposta patrimoniale: un intervento straordinario sui redditi più elevati studiato, pare, dall’Agenzia delle Entrate, e una nuova imposta sulla seconda casa, inglobata dentro l’Imu (l’imposta municipale unica) che viene introdotta dal federalismo fiscale. Questa seconda soluzione avrebbe il notevole vantaggio di essere meno appariscente e di non rievocare il prelievo forzoso sui conti correnti del 1992 a opera del governo Amato. E dire che perfino la Marcegaglia, con una posizione inedita per l’associazione degli industriali, arriva a dire: “Credo sia giusto che in questo momento di emergenza per il Paese chi ha di più possa dare un po’ di più”. I numeri diffusi ieri da Tremonti, però, allontanano l’idea della patrimoniale. Perché quella è una misura da applicare subito, nel caso si faccia. Non avrebbe senso annunciarla adesso e poi aspettare il 2012 per introdurla, i capitali da tassare fuggirebbero in Svizzera. E quindi? Resta dunque l’ipotesi dell’intervento sulle pensioni, partendo da quelle delle donne nel settore privato (alzare l’età per le pensioni di vecchiaia a 65 anni).
Si attendono le comunicazioni di oggi di Tremonti alle commissioni parlamentari per capire (forse) qualcosa di più. Ma è sempre più diffusa l’impressione che il governo non annuncerà nulla finché non avrà concordato anche i dettagli con la Bce.
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