L'avvocato inglese depone in videoconferenza, l'ex premier
presente in aula. I giudici hanno disposto che sia ascoltato come
"testimone assistito", negandogli la facoltà di non rispondere
L’avvocato David Mills è tenuto ” a dire la verità”
nel processo per corruzione in atti giudiziari che vede imputato a Milano Silvio Berlusconi, presente in aula. In risposta alle
eccezioni sollevate dalla difesa nella scorsa udienza, il Tribunale ha deciso
che l’avvocato inglese sarà interrogato in veste di testimone assistito da un
legale, ma “tenuto a rispondere e con l’obbligo di dire la verità”. Il
collegio presieduto da Francesca Vitale, si è pronunciato dopo
una breve camera di consiglio. Erano stati i legali del premier, appoggiati
dalla difesa di Mills, a sostenere che quest’ultimo avrebbe dovuto deporre come
imputato di reato connesso, dunque con la possibilità di non rispondere a
domande suscettibili di peggiorare la sua posizione. Tesi a cui si era
opposto il pm Fabio De Pasquale.
La deposizione è cruciale perché Mills dovrà rispondere sui 600 mila dollari ricevuti da Berlusconi, secondo l’accusa perché rendesse testimonianze reticenti nei processi sulle presunte tangenti alla Gdf e All Iberian. Sul punto, l’avvocato inglese ha cambiato versione nel corso degli anni.
Nelle motivazioni, i giudici hanno ricordato che Mills è stato prosciolto per prescrizione dalla Cassazione per questo stesso processo (in primo e secondo grado era stato condannato a 4 anni e mezzo), nel quale la posizione di Berlusconi era stata stralciata in seguito all’approvazione del Lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale. Ed era stato prosciolto anche nel processo per i diritti tv Mediaset e per un procedimento relativo a una falsa testimonianza. Di conseguenza, hanno argomentato i giudici, la sua posizione può soltanto migliorare in seguito a un eventuale ricorso che in Cassazione porti all’assoluzione nel merito. Non è quindi possibile che Mills faccia delle “dichiarazioni peggiorative della sua condizione” e “non vi è ragione di riconoscergli la facoltà di non rispondere”.
Risolta la questione, è iniziata la deposizione in videoconferenza da Londra. Mills ricorda un incontro a casa di Berlusconi per discutere della costituzione di un trust i cui beneficiari dovevano essere i figli dell’ex premier, Marina e Piersilvio. Incalzato dalle domande del pm De Pasquale, Mills spiega: “Non ricordo esattamente chi me lo chiese, ma credo Gironi o Vanoni (manager Fininvest, ndr). Erano persone molto vicine a Berlusconi. Incontrai Gironi in un appartamento privato a Milano, credo all’epoca una casa di Berlusconi, circondata da un giardino. L’incontro avvenne nella sala biblioteca. Tutto quello che ricordo è che mi fu chiesto di costituire un trust per ognuno dei suoi due figli. Il trust era anche per gestire i diritti cinematografici”. Il pm chiede a Mills anche chi fosse il “Mister x” indicato nelle carte del trust e il teste lo individua in Berlusconi. La struttura del trust è stata poi ”abortita”, salvo la parte relativa a Century One e Universal One, le società per la gestione dei diritti televisivi.
La deposizione è cruciale perché Mills dovrà rispondere sui 600 mila dollari ricevuti da Berlusconi, secondo l’accusa perché rendesse testimonianze reticenti nei processi sulle presunte tangenti alla Gdf e All Iberian. Sul punto, l’avvocato inglese ha cambiato versione nel corso degli anni.
Nelle motivazioni, i giudici hanno ricordato che Mills è stato prosciolto per prescrizione dalla Cassazione per questo stesso processo (in primo e secondo grado era stato condannato a 4 anni e mezzo), nel quale la posizione di Berlusconi era stata stralciata in seguito all’approvazione del Lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale. Ed era stato prosciolto anche nel processo per i diritti tv Mediaset e per un procedimento relativo a una falsa testimonianza. Di conseguenza, hanno argomentato i giudici, la sua posizione può soltanto migliorare in seguito a un eventuale ricorso che in Cassazione porti all’assoluzione nel merito. Non è quindi possibile che Mills faccia delle “dichiarazioni peggiorative della sua condizione” e “non vi è ragione di riconoscergli la facoltà di non rispondere”.
Risolta la questione, è iniziata la deposizione in videoconferenza da Londra. Mills ricorda un incontro a casa di Berlusconi per discutere della costituzione di un trust i cui beneficiari dovevano essere i figli dell’ex premier, Marina e Piersilvio. Incalzato dalle domande del pm De Pasquale, Mills spiega: “Non ricordo esattamente chi me lo chiese, ma credo Gironi o Vanoni (manager Fininvest, ndr). Erano persone molto vicine a Berlusconi. Incontrai Gironi in un appartamento privato a Milano, credo all’epoca una casa di Berlusconi, circondata da un giardino. L’incontro avvenne nella sala biblioteca. Tutto quello che ricordo è che mi fu chiesto di costituire un trust per ognuno dei suoi due figli. Il trust era anche per gestire i diritti cinematografici”. Il pm chiede a Mills anche chi fosse il “Mister x” indicato nelle carte del trust e il teste lo individua in Berlusconi. La struttura del trust è stata poi ”abortita”, salvo la parte relativa a Century One e Universal One, le società per la gestione dei diritti televisivi.
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