mercoledì 21 dicembre 2011

Roubini e Stiglitz Due economisti a confronto




MAURO MEGGIOLARO

Nouriel Roubini è professore di economia alla Stern School of Business dell’Università di New York. Figlio di ebrei iraniani, è nato nel 1959 in Turchia ed ha vissuto vent’anni in Italia, dove si è laureato in politica economica all’Università Bocconi. Dopo il dottorato in economia internazionale ad Harvard, ha insegnato a Yale e ha lavorato come economista al Fondo Monetario Internazionale, alla Federal Reserve, alla Banca Mondiale e alla Banca Centrale di Israele. Durante l’amministrazione Clinton è stato senior economist del Consiglio degli Advisor Economici (Council of Economic Advisers) del presidente, per poi passare al Tesoro come senior adviser di Timothy Geithner, che nel 2009 è stato nominato Segretario del Tesoro dell’amministrazione Obama. Noto con il nomignolo “Dr. Doom” (dott. Sventura) o “permabear” (orso permanente), Roubini ha acquisito fama internazionale per aver previsto con precisione la crisi dei subprime del 2007 e la conseguente fase di recessione economica. Durante il meeting di Davos nel gennaio 2006 anticipò il peggioramento dei conti italiani senza escludere il rischio di una situazione argentina. In quell’occasione, Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia, storpiò il cognome di Roubini in “Houdini” e invitò l’economista americano a tornarsene in Turchia. Nouriel Roubini è presidente della società di consulenza economica RGE (Roubini Global Economics), che ha fondato nel 2004 (www.roubini.com) asieme a un gruppo di giovani accademici. Nel 2010, assieme a Mihm Stephen, ha pubblicato con Feltrinelli il libro “La crisi non è finita”.

Joseph Stiglitz, nato nel 1943, è un economista americano e professore alla Columbia University di New York. Premio nobel dell’Economia nel 2001 per il suo contributo alla teoria dell’asimmetria informativa tra gli operatori economici, è stato Senior Vice-President e Chief Economist della Banca Mondiale. E’ conosciuto per la sua visione critica della globalizzazione e di istituzioni internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale. E’ un feroce oppositore dei “profeti” del libero mercato (che chiama “fondamentalisti del libero mercato”). Ha fortemente criticato il piano di salvataggio dei mercati finanziari lanciato dall’amministrazione Obama, perché sarebbe stato troppo condizionato dal potere delle grandi banche. Nel 2008 ha pubblicato il libro “The Three Trillion Dollar War: The True Cost of the Iraq Conflict” (La guerra da tremila miliardi di dollari: il vero costo della guerra in Iraq), esaminando i veri costi della guerra, includendo i costi occulti. Secondo Stiglitz la guerra, e in generale l’amministrazione Bush, ha fortemente impoverito la popolazione americana: mentre le 15 mila famiglie più ricche del Paese hanno raddoppiato i loro ricavi e i profitti delle corporation sono cresciuti del 68%, il reddito dell’americano medio si è ridotto progressivamente. In base alle ricostruzioni di Stiglitz, nell’era Bush, l’1% degli americani più ricchi avrebbe ottenuto oltre il 20% delle risorse pubbliche, mentre il 50% più povero appena il 12,5%. Stiglitz, che è uno degli economisti più citati ed ascoltati al mondo, ha pubblicato in Italia, per Einaudi, “La globalizzazione e i suoi oppositori”, “I ruggenti anni Novanta. Lo scandalo della finanza e il futuro dell’economia” e “La globalizzazione che funziona”.

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