Via libera dell'Aula del Senato alla manovra economica
varata dal governo Monti e alla fiducia posta dall'esecutivo sul provvedimento.
I sì sono stati 257 e i no 41 (Lega e Idv). Il decreto diventerà legge dello
Stato dopo la firma del capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta
ufficiale.
Hanno votato contro i senatori di Lega, Idv, Svp e Uv nonchè Esteban Caselli (Pdl). Fra gli assenti Ciarrapico, l’ex Guardasigilli Palma, Mantovani, Fazzone, Longo, Paravia (Pdl), Filippi, Poli Bortone e Menardi (Coesione nazionale), Oliva (Mpa), Contini e Digilio (Fli), Musi, Crisafulli, Zavoli e Randazzo (Pd). Assenti anche i senatori a vita Andreotti, Ciampi, Levi Montalcini, Pininfarina, Scalfaro.
La cosiddetta "fase due", quella per rilanciare lo sviluppo del Paese «è gia' iniziata, era dentro la fase uno e ora proseguirà a grande velocità», ha detto Monti rispondendo ai giornalisti dopo il voto di fiducia. Prima del sì al decreto da parte del Senato, il premier è intervenuto in aula per difendere le scelte compiute e per fare il punto sulla navigazione del governo in vista di quella «fase due» che dovrebbe rilanciare la crescita dell’economia: «La manovra anti-crisi mette l’Italia in condizione di affrontare a testa alta la gravissima crisi europea». Il messaggio che Monti ha voluto inviare è all’impronta della fiducia sulla tenuta del debito pubblico italiano. Il premier ha poi rivolto un appello agli italiani: «È essenziale che gli italiani sottoscrivano i bot e i cct, dobbiamo avere fiducia in noi stessi».
Monti non è sembrato troppo preoccupato dalle fibrillazioni che provengono dai partiti che lo appoggiano. Poi si è riferito all’evocazione delle elezioni da parte di Berlusconi con ironia: «L’appoggio che sto ricevendo - ha detto senza mai citare il suo predecessore - è molto più grande di quello che i partiti a volte dichiarano. Capisco che i colloqui con il presidente del consiglio , che sono di grande appoggio e stimolo, vengono poi presentati all’esterno dal punto di vista del veto o della forte pressione. Capisco le forti esigenze che spinge i partiti a prospettare in questo modo la situazione alle rispettive basi. Lo capisco, non la considero una diminutio. Andiamo avanti così, se questo è utile».
Monti ha ringraziato il Parlamento per il sostegno (assicurando che «non è mai venuto meno il rispetto» verso le Camere) e ha ringraziato i partiti per essersi «piegati» alla necessità di avallare i sacrifici chiesti agli italiani ignorando le pressioni dei loro elettorati e le ideologie di riferimento. E ha aperto alle crescenti richieste di un maggiore coinvolgimento delle forze politiche nella stesura delle misure: «Ogni modalità che ci consente di ascoltarvi in anticipo agevola la nostra azione di governo nell’interesse del paese». Il premier si è sforzato di apparire ecumenico, glissando sulle contestazioni ricevute dalla Lega: «Mi dispiace che gli elettori di una piccola parte di questo Parlamento non possano essere ascoltati perchè le forze che li rappresentano hanno un atteggiamento di opposizione, ma vi assicuro che le esigenze di categorie e di regioni a noi non del tutto ignote sono tenute presenti dal governo».
La fase due, ha spiegato il presidente del consiglio, è già insita nella fase uno. E Monti ha assicurato di non voler procedere sul tema sensibile del mercato del lavoro scavalcando le parti sociali. Sulla fase che ora si apre, «e che avrà come tema chiave il mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, sarà necessario e possibile procedere con le forze politiche e sociali in modo diverso da quello finora usato perchè il mercato del lavoro richiede per sua natura un maggior dialogo con le parti sociali». Poi ci sarà «un lavoro intenso sul versante della spesa pubblica a partire dall’amministrazione centrale dello Stato, un lavoro non di giorni ma di mesi che porterà a risultati duraturi». Mentre sulle liberalizzazioni saranno fatte «scelte coraggiose» tenendo conto delle indicazioni del Parlamento. «Per superare la crisi - ha detto ancora il premier - è essenziale la credibilità del sistema paese, è necessario che l’economia riprenda a crescere . Abbiamo chiesto sacrifici ma molto inferiori a quello che avremmo dovuto sopportare senza questa azione di contenimento». Ancora una volta Monti ha contestato l’interpretazione secondo cui le misure anti-crisi colpiscono chi già paga le tasse salvando gli altri: «Le nuove imposte, purtroppo necessarie, ma ci siamo concentrati sul patrimonio e sulla ricchezza. Questo rende rituale, ripetitivo e senza fondamento lo slogan "pagano i soliti noti"» «Abbiamo fatto tutto il necessario? Certamente - sottolinea Monti - abbiamo fatto tutto il possibile nel giro di due settimane. Resta un lavoro enorme. Sarà un’opera di lunga lena che il governo intraprenderà e solo in parte attuerà » dice Monti con realismo.
Hanno votato contro i senatori di Lega, Idv, Svp e Uv nonchè Esteban Caselli (Pdl). Fra gli assenti Ciarrapico, l’ex Guardasigilli Palma, Mantovani, Fazzone, Longo, Paravia (Pdl), Filippi, Poli Bortone e Menardi (Coesione nazionale), Oliva (Mpa), Contini e Digilio (Fli), Musi, Crisafulli, Zavoli e Randazzo (Pd). Assenti anche i senatori a vita Andreotti, Ciampi, Levi Montalcini, Pininfarina, Scalfaro.
La cosiddetta "fase due", quella per rilanciare lo sviluppo del Paese «è gia' iniziata, era dentro la fase uno e ora proseguirà a grande velocità», ha detto Monti rispondendo ai giornalisti dopo il voto di fiducia. Prima del sì al decreto da parte del Senato, il premier è intervenuto in aula per difendere le scelte compiute e per fare il punto sulla navigazione del governo in vista di quella «fase due» che dovrebbe rilanciare la crescita dell’economia: «La manovra anti-crisi mette l’Italia in condizione di affrontare a testa alta la gravissima crisi europea». Il messaggio che Monti ha voluto inviare è all’impronta della fiducia sulla tenuta del debito pubblico italiano. Il premier ha poi rivolto un appello agli italiani: «È essenziale che gli italiani sottoscrivano i bot e i cct, dobbiamo avere fiducia in noi stessi».
Monti non è sembrato troppo preoccupato dalle fibrillazioni che provengono dai partiti che lo appoggiano. Poi si è riferito all’evocazione delle elezioni da parte di Berlusconi con ironia: «L’appoggio che sto ricevendo - ha detto senza mai citare il suo predecessore - è molto più grande di quello che i partiti a volte dichiarano. Capisco che i colloqui con il presidente del consiglio , che sono di grande appoggio e stimolo, vengono poi presentati all’esterno dal punto di vista del veto o della forte pressione. Capisco le forti esigenze che spinge i partiti a prospettare in questo modo la situazione alle rispettive basi. Lo capisco, non la considero una diminutio. Andiamo avanti così, se questo è utile».
Monti ha ringraziato il Parlamento per il sostegno (assicurando che «non è mai venuto meno il rispetto» verso le Camere) e ha ringraziato i partiti per essersi «piegati» alla necessità di avallare i sacrifici chiesti agli italiani ignorando le pressioni dei loro elettorati e le ideologie di riferimento. E ha aperto alle crescenti richieste di un maggiore coinvolgimento delle forze politiche nella stesura delle misure: «Ogni modalità che ci consente di ascoltarvi in anticipo agevola la nostra azione di governo nell’interesse del paese». Il premier si è sforzato di apparire ecumenico, glissando sulle contestazioni ricevute dalla Lega: «Mi dispiace che gli elettori di una piccola parte di questo Parlamento non possano essere ascoltati perchè le forze che li rappresentano hanno un atteggiamento di opposizione, ma vi assicuro che le esigenze di categorie e di regioni a noi non del tutto ignote sono tenute presenti dal governo».
La fase due, ha spiegato il presidente del consiglio, è già insita nella fase uno. E Monti ha assicurato di non voler procedere sul tema sensibile del mercato del lavoro scavalcando le parti sociali. Sulla fase che ora si apre, «e che avrà come tema chiave il mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, sarà necessario e possibile procedere con le forze politiche e sociali in modo diverso da quello finora usato perchè il mercato del lavoro richiede per sua natura un maggior dialogo con le parti sociali». Poi ci sarà «un lavoro intenso sul versante della spesa pubblica a partire dall’amministrazione centrale dello Stato, un lavoro non di giorni ma di mesi che porterà a risultati duraturi». Mentre sulle liberalizzazioni saranno fatte «scelte coraggiose» tenendo conto delle indicazioni del Parlamento. «Per superare la crisi - ha detto ancora il premier - è essenziale la credibilità del sistema paese, è necessario che l’economia riprenda a crescere . Abbiamo chiesto sacrifici ma molto inferiori a quello che avremmo dovuto sopportare senza questa azione di contenimento». Ancora una volta Monti ha contestato l’interpretazione secondo cui le misure anti-crisi colpiscono chi già paga le tasse salvando gli altri: «Le nuove imposte, purtroppo necessarie, ma ci siamo concentrati sul patrimonio e sulla ricchezza. Questo rende rituale, ripetitivo e senza fondamento lo slogan "pagano i soliti noti"» «Abbiamo fatto tutto il necessario? Certamente - sottolinea Monti - abbiamo fatto tutto il possibile nel giro di due settimane. Resta un lavoro enorme. Sarà un’opera di lunga lena che il governo intraprenderà e solo in parte attuerà » dice Monti con realismo.
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