Vincenzo Iurillo
La gestione della America's Cup, le critiche di leaderismo e l'addio anticipato di Raphael Rossi, chiamato a guidare la municipalizzata dei rifiuti e lasciato fuori dopo soli sei mesi. Ma anche l'aumento (faticoso) della raccolta differenziata e la pulizia (fisica e non) della città. Bilancio di Napoli, a sei mesi dalla vittoria del primo cittadino che doveva "scassare tutto"
Tre cantautori napoletani in piazza Plebiscito, una discoteca
all’aperto e i fuochi d’artificio, per un Capodanno del tutto simile a quelli
organizzati dalle vituperate precedenti amministrazioni. La mancata emanazione
dell’ordinanza per vietare i botti, che il popolo della Rete ha chiesto invano
per giorni. L’annunciata nascita di un “tavolo coi partiti del centrosinistra”
che si riunirà per la prima volta il 9 gennaio e che sembra uscito da un’epoca
lontana. E nelle ultime ore l’addio a un simbolo del nuovo corso, Raphael Rossi l’incorruttibile, il campione della
legalità, l’uomo venuto da Torino per risolvere una buona volta
la questione rifiuti, ‘licenziato’ dalla presidenza dell’Asìa e
ringraziato con frasi di circostanza dopo appena sei mesi, con la differenziata
che tra mille sforzi era salita di circa cinque punti percentuali rispetto al
misero 17% di partenza, ereditato da un sindaco, Rosa
Russo Iervolino, che chiamata a deporre come testimone al processo Bassolino-Impregilo non
ricordava nemmeno i nomi dei presidenti della municipalizzata dei rifiuti
durante la sua amministrazione.
“Magari noi che lavoriamo costantemente a testa bassa non ci rendiamo conto di alcune esigenze globali: quindi accetto la visione del sindaco”. Così Rossi ha parlato proprio oggi, durante la conferenza stampa di presentazione del suo successore, Raffaele Del Giudice. Pur usando parole di gratitudine nei confronti del sindaco Luigi de Magistris e del suo successore, il presidente uscente non ha mancato di sottolineare come la revoca della sua nomina a presidente dell’Asia, sia stata improvvisa ed inattesa: “Mi dispiace non poter rassicurare quei dirigenti e dipendenti ai quali avevo promesso che nel 2012 ci sarebbe stata una svolta che riconoscesse il loro forte impegno. Purtroppo qualche giorno fa, quando ho preso questi impegni, non sapevo che non avrei più ricoperto il mio incarico. Ovviamente vivo di stipendio e quindi resto a disposizione della squadra del sindaco e quando ci saranno proposte le valuteremo con serenità – ha aggiunto Rossi, non senza una vena di risentimento – ritengo che sia stato un successo aver portato la città fuori dall’emergenza ed averlo fatto con minori trasferimenti di danaro”. E se il primo cittadino rilancia e tenta di fugare i dubbi, dicendo che il giovane manager andrà a dirigere l’osservatorio ‘Rifiuti zero’, Rossi ribatte che non può commentare “incarichi che ancora non sono stati offerti”.
Insomma, la rivoluzione arancione di Luigi de Magistris, arranca di fronte alla fatica di amministrare e passaggi non chiariti. E lui, il sindaco di Napoli, annacquato dall’emergere di diverse contraddizioni e affaticato dall’interpretare tutte le parti (ambientalista e modernizzatore, amministratore locale e leader di movimento politico su scala nazionale, decisionista e fautore delle assemblee di popolo), ha smesso di correre ed ha iniziato a camminare, frenato da piccoli inciampi che nelle primissime settimane dopo la trionfale elezione avrebbe superato con un saltello. Il suo resta un buon passo. Ma con una città che gli ricorda che la cambiale in bianco firmata all’ex pm di Why Not eletto per ‘scassare’ il vecchio sistema di potere è scaduta.
La disillusione è dietro l’angolo, almeno a sentire il professor Salvatore Prisco, analista del Corriere del Mezzogiorno: “Non so se in giro ci sia delusione su de Magistris. Io non mi ero mai illuso, perché credo che ci voglia ben altro che un cambio di personale politico per risolvere problemi per il cui avvio a soluzione occorrerebbe una tendenza positiva di molti anni e in un quadro economico, nazionale ed europeo, favorevole. A dispetto del cambio di molte teste – continua – non vedo grandi mutamenti. Sulla raccolta differenziata poi sono state fatte in campagna elettorale promesse – giungere al 70% in sei mesi, ndr. – che non sarebbe stato possibile mantenere. Mi è stato fatto notare che le grandi città del Mediterraneo (anche francesi, africane, asiatiche) registrano tutte aumenti di popolazione, mentre Napoli su questo piano è in perdita, il che significa che perde funzioni”.
Non che de Magistris non stia collezionando meriti, tutt’altro. La città è pulita e l’emergenza rifiuti è un ricordo lontano, la giunta è di buonissimo profilo ed ha deliberato importanti investimenti per fare la raccolta differenziata sul serio, è stata pedonalizzata una vasta area del centro, sono in arrivo i preliminari dell’America’s Cup, è stato cooptato Roberto Vecchioni alla presidenza del Forum delle Culture, si è avviato un percorso di razionalizzazione delle società partecipate. Persino il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco, che del sindaco è uno dei più severi e documentati critici, sul proprio blog ha riconosciuto “che un altro al suo posto, fosse stato anche Gianni Lettieri o Umberto Ranieri, sicuramente non avrebbe prodotto la stessa discontinuità”. Salvo però aggiungere “se sia davvero rivoluzionario continuare a sostituire l’autoreferenzialità degli apparati di partito con una nuova forma di narcisismo leaderistico”.
Dietro ogni piccolo o grande successo di de Magistris si è consumato uno strappo, si è aperta una ferita, si è palesato il bipolarismo del sindaco. Due esempi. America’s Cup. Pur di portarla a Napoli de Magistris non ha esitato a scegliere Bagnoli come sede delle gare di vela e la colata a mare zeppa di veleni come agorà del grande evento, fino a rompere con uno dei più grandi sostenitori della rivoluzione arancione, Gerardo Marotta, leader dell’Assise di Palazzo San Marigliano. Beffa finale. Bagnoli è sede talmente problematica che alla fine si è rinunciato e le gare si faranno sul lungomare di via Caracciolo. Ma ormai la frattura con gli ambientalisti è compiuta. Che dire allora della nomina di Vecchioni: ha fatto irritare e non poco la polemica sul compenso del cantautore milanese testimonial dei successi tanto di Pisapia che del sindaco campano, che ha battuto cassa tre volte più del suo predecessore, il bassoliniano Nicola Oddati, lamentando di dover rinunciare a un paio di tournee, quando appena nominato aveva annunciato di voler convincere gli artisti a venire al Forum gratis. Il danno d’immagine si è compiuto e non è stato sufficiente convincere alla fine Vecchioni ad accettare la presidenza gratis.
Eppure la portata dirompente dell’elezione di de Magistris nella città delle clientele e dell’affarismo non può essersi smarrita nel nulla. Se ne dice convinto Amato Lamberti, sociologo anticamorra ed ex presidente della Provincia: “De Magistris ha ridato speranza e voglia di fare a Napoli e l’entusiasmo derivato dal suo successo non si è spento. Se devo indicare il suo principale problema, è il buco nelle risorse finanziarie ereditato dalle precedenti amministrazioni. Il Comune paga i creditori dopo due anni (la mia amministrazione provinciale pagava dopo venti giorni) e questo blocca la ripresa, soffoca le imprese locali che sono costrette a chiudere o a licenziare”.
“Magari noi che lavoriamo costantemente a testa bassa non ci rendiamo conto di alcune esigenze globali: quindi accetto la visione del sindaco”. Così Rossi ha parlato proprio oggi, durante la conferenza stampa di presentazione del suo successore, Raffaele Del Giudice. Pur usando parole di gratitudine nei confronti del sindaco Luigi de Magistris e del suo successore, il presidente uscente non ha mancato di sottolineare come la revoca della sua nomina a presidente dell’Asia, sia stata improvvisa ed inattesa: “Mi dispiace non poter rassicurare quei dirigenti e dipendenti ai quali avevo promesso che nel 2012 ci sarebbe stata una svolta che riconoscesse il loro forte impegno. Purtroppo qualche giorno fa, quando ho preso questi impegni, non sapevo che non avrei più ricoperto il mio incarico. Ovviamente vivo di stipendio e quindi resto a disposizione della squadra del sindaco e quando ci saranno proposte le valuteremo con serenità – ha aggiunto Rossi, non senza una vena di risentimento – ritengo che sia stato un successo aver portato la città fuori dall’emergenza ed averlo fatto con minori trasferimenti di danaro”. E se il primo cittadino rilancia e tenta di fugare i dubbi, dicendo che il giovane manager andrà a dirigere l’osservatorio ‘Rifiuti zero’, Rossi ribatte che non può commentare “incarichi che ancora non sono stati offerti”.
Insomma, la rivoluzione arancione di Luigi de Magistris, arranca di fronte alla fatica di amministrare e passaggi non chiariti. E lui, il sindaco di Napoli, annacquato dall’emergere di diverse contraddizioni e affaticato dall’interpretare tutte le parti (ambientalista e modernizzatore, amministratore locale e leader di movimento politico su scala nazionale, decisionista e fautore delle assemblee di popolo), ha smesso di correre ed ha iniziato a camminare, frenato da piccoli inciampi che nelle primissime settimane dopo la trionfale elezione avrebbe superato con un saltello. Il suo resta un buon passo. Ma con una città che gli ricorda che la cambiale in bianco firmata all’ex pm di Why Not eletto per ‘scassare’ il vecchio sistema di potere è scaduta.
La disillusione è dietro l’angolo, almeno a sentire il professor Salvatore Prisco, analista del Corriere del Mezzogiorno: “Non so se in giro ci sia delusione su de Magistris. Io non mi ero mai illuso, perché credo che ci voglia ben altro che un cambio di personale politico per risolvere problemi per il cui avvio a soluzione occorrerebbe una tendenza positiva di molti anni e in un quadro economico, nazionale ed europeo, favorevole. A dispetto del cambio di molte teste – continua – non vedo grandi mutamenti. Sulla raccolta differenziata poi sono state fatte in campagna elettorale promesse – giungere al 70% in sei mesi, ndr. – che non sarebbe stato possibile mantenere. Mi è stato fatto notare che le grandi città del Mediterraneo (anche francesi, africane, asiatiche) registrano tutte aumenti di popolazione, mentre Napoli su questo piano è in perdita, il che significa che perde funzioni”.
Non che de Magistris non stia collezionando meriti, tutt’altro. La città è pulita e l’emergenza rifiuti è un ricordo lontano, la giunta è di buonissimo profilo ed ha deliberato importanti investimenti per fare la raccolta differenziata sul serio, è stata pedonalizzata una vasta area del centro, sono in arrivo i preliminari dell’America’s Cup, è stato cooptato Roberto Vecchioni alla presidenza del Forum delle Culture, si è avviato un percorso di razionalizzazione delle società partecipate. Persino il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco, che del sindaco è uno dei più severi e documentati critici, sul proprio blog ha riconosciuto “che un altro al suo posto, fosse stato anche Gianni Lettieri o Umberto Ranieri, sicuramente non avrebbe prodotto la stessa discontinuità”. Salvo però aggiungere “se sia davvero rivoluzionario continuare a sostituire l’autoreferenzialità degli apparati di partito con una nuova forma di narcisismo leaderistico”.
Dietro ogni piccolo o grande successo di de Magistris si è consumato uno strappo, si è aperta una ferita, si è palesato il bipolarismo del sindaco. Due esempi. America’s Cup. Pur di portarla a Napoli de Magistris non ha esitato a scegliere Bagnoli come sede delle gare di vela e la colata a mare zeppa di veleni come agorà del grande evento, fino a rompere con uno dei più grandi sostenitori della rivoluzione arancione, Gerardo Marotta, leader dell’Assise di Palazzo San Marigliano. Beffa finale. Bagnoli è sede talmente problematica che alla fine si è rinunciato e le gare si faranno sul lungomare di via Caracciolo. Ma ormai la frattura con gli ambientalisti è compiuta. Che dire allora della nomina di Vecchioni: ha fatto irritare e non poco la polemica sul compenso del cantautore milanese testimonial dei successi tanto di Pisapia che del sindaco campano, che ha battuto cassa tre volte più del suo predecessore, il bassoliniano Nicola Oddati, lamentando di dover rinunciare a un paio di tournee, quando appena nominato aveva annunciato di voler convincere gli artisti a venire al Forum gratis. Il danno d’immagine si è compiuto e non è stato sufficiente convincere alla fine Vecchioni ad accettare la presidenza gratis.
Eppure la portata dirompente dell’elezione di de Magistris nella città delle clientele e dell’affarismo non può essersi smarrita nel nulla. Se ne dice convinto Amato Lamberti, sociologo anticamorra ed ex presidente della Provincia: “De Magistris ha ridato speranza e voglia di fare a Napoli e l’entusiasmo derivato dal suo successo non si è spento. Se devo indicare il suo principale problema, è il buco nelle risorse finanziarie ereditato dalle precedenti amministrazioni. Il Comune paga i creditori dopo due anni (la mia amministrazione provinciale pagava dopo venti giorni) e questo blocca la ripresa, soffoca le imprese locali che sono costrette a chiudere o a licenziare”.
1 commento:
Io non c'ho mai creduto. Dopo il voltafaccia contro Antonio Di Pietro era emersa l'anima del rampollo figlio e nipote di magistrati, vissuto al 'Vomero', il quartiere 'nobile' di Napoli. Ed anche l'anima autoritaria del magistrato P.M. troppo sicuro di sè. Inoltre, è anche antipatico.
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