Il Corriere della Sera
26 maggio 2008
Alla vigilia della settimana della Conferenza episcopale Massimo D'Alema conclude la summer school della Fondazione Italianieuropei parlando a braccio di «Religione e democrazia in Europa e negli Stati Uniti »: un'articolata analisi storica che parte dalla crisi della globalizzazione e si conclude con severe considerazioni, quasi una riscossa laica destinata a sollevare un'ondata polemica, nel rapporto con la maggioranza come dentro il Pd.
I Teodem sono preoccupati e i cattolici democratici sospettano il tentativo di spostare verso sinistra il baricentro del partito riformista.
D'Alema e la «questione cattolica », dunque.
Dopo aver ascoltato per tre giorni filosofi come Remo Bodei, Charles Larmore e Tzvetan Todorov, il presidente di Italianieuropei fa sua l'affermazione di quest'ultimo «bisogna aver paura di chi ha paura» e la critica al presidente francese Sarkozy. Il quale, neanche fosse «un cardinale», torna a fare della religione cattolica «un affare di Stato».
Non è in discussione l'apporto dei cattolici alla vita pubblica, chiarisce l'ex premier e cita a modello cinquant'anni di Dc in cui la laicità è stata garantita.
Il problema è più complesso e riguarda il rischio del fondamentalismo e la necessità che i credenti conservino il pluralismo delle scelte politiche «senza fissarsi nell'ortodossia e nel compromesso con il potere».
«E' da temersi — avverte D'Alema — che la Chiesa ceda alla tentazione del potere e che il peso politico dei cattolici si indirizzi da una parte per ottenere in cambio la tutela giuridica di principi e valori, come aborto o fecondazione, perché diventino leggi imposte a tutti colpendo la laicità dello Stato».
Analizzando i dati della sconfitta D'Alema si è convinto che la destra sia stata «migliore interprete di quel che si muoveva nel fondo della società occidentale» e abbia saputo offrire «una risposta che si basa sull'alleanza tra potere e religione». E qui il presidente vede il rischio che lo Stato entri in collisione con le garanzie di libertà e pluralismo che sono a fondamento delle democrazie.
Poi la frase che molti hanno letto come un attacco a Ratzinger: «La tentazione del potere è demoniaca e sempre, nella storia della Chiesa, è stata all'origine di misfatti, di cui Giovanni Paolo II ha dovuto chiedere perdono».
Chiudendo i lavori il padrone di casa rivendica le «buone ragioni » dei laici, ammonisce che «il sogno regressivo di una società monoreligiosa finirebbe per mettere in discussione la democrazia» ma si stanca di coltivare la speranza di un «dialogo fecondo» con i cattolici.
Saluti, ringraziamenti a studenti e docenti e una rassicurazione per Veltroni.
La Fondazione «non assumerà una caratterizzazione partitica» e non si chiuderà in dibattiti «di sezione», ma chi la teme non speri che il presidente si rassegni a dar vita a un «monastero benedettino»...
M.Gu.
1 commento:
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