Armando Voza
L’amministrazione comunale di Eboli è ormai ripiegata su se stessa, completamente assorbita dal grande problema della spazzatura e del PRG da dimenticare argomenti che, come i vertici hanno pubblicamente ammesso, li riguarda ben poco.
Il nostro Comune ha ingaggiato da mesi alcune figure di grande valore per cercare di dare una sterzata definitiva verso il rilancio del nostro territorio e del paese.
Sono stati tenuti molti incontri per cercare di capire i problemi e le istanze dei vari strati sociali, incontri nei quali la sensazione forte è stata che fossero pura formalità perché la risposta stava già nella loro testa.
Visto che andiamo gridando da anni che non ha senso impegnarsi a realizzare il contenitore se in concomitanza non si pensa al contenuto, noi del Centro Culturale Studi Storici e dell’Associazione Tufara, con l’appoggio della Pro Loco di Eboli, ma senza alcun appoggio – neanche morale – del Comune abbiamo realizzato, molto modestamente, una locandina in ricordo degli 80 anni dal secondo trasvolo polare e 30 anni dalla morte del generale Umberto Nobile nato a Lauro il 21 gennaio 1885 da genitori ebolitani.
Quel che segue è il contenuto di questo manifesto.
Il primo volo dell’uomo sul tetto del mondo avvenne il 12 maggio 1926 (alle ore 1,30) ad opera di un pugno di coraggiosi pionieri al comando dei quali, come responsabile dell’aeronave “Norge”, e con a bordo il più grande esploratore del mondo il norvegese Roald Amundsen, era il nostro concittadino di sangue l’allora colonnello Umberto Nobile.
Il timore di arrivare là dove nessun altro essere umano era giunto prima non arrestò la ferrea volontà di quegli uomini che, per amore di avventura e di conoscenza, ma anche con il preciso desiderio di portare il nome dell’Italia nel punto più alto della Terra, seppero mettere al servizio della scienza e della tecnica tutto il meglio del loro sapere, sopportando fatiche indicibili e sforzi sovrumani .
Durante i lunghi festeggiamenti in giro per l’Italia il 15 agosto 1926 il generale Nobile e la sua famiglia giunsero anche ad Eboli dove venne accolto come un eroe.
L’esperienza venne ripetuta due anni dopo con un dirigibile al quale venne dato il nome di “Italia”.
L’esperienza esplorativa del primo volo doveva essere completata con una spedizione scientifica ed infatti il 14 aprile 1928 all’1,50 Nobile ed il suo equipaggio partì da Milano per giungere all’1,30 del 24 maggio di nuovo sul punto più alto del pianeta.
Qui effettuò una serie di esperimenti scientifici di notevole importanza, gli stessi che ancora oggi scenziati di tutto il mondo continua ad effettuare a quelle latitudini per capire come cambia il clima, per studiare il buco nell’ozono, l’inquinamento del pianeta, la deriva dei ghiacci, il magnetismo terrestre, ecc.
Il disastro che occorse al dirigibile durante il volo di ritorno (si schiantò sul pack alle 10,33 del 25 maggio 1928), con la conseguente scomparsa di sei uomini dell’equipaggio e, in seguito, di alcuni soccorritori, tra i quali lo stesso Amundsen, i 48 giorni di ricerche per riuscire a recuperare i superstiti della “tenda rossa” verrà ricordato nel mondo come la più imponente macchina di soccorso messa in piedi dopo un disastro al Polo.
L’invidia degli ambienti militari e politici che aveva accompagnato da sempre la figura di Nobile e la sua ascesa nel mondo dell’Aeronautica, la competizione che involontariamente aveva innescato con i “più pesanti dell’aria” ossia gli aerei tanto cari ad Italo Balbo, accompagnati da un carattere particolarmente spigoloso portò Nobile a mal sopportare qualsiasi tipo di pressione o di ingerenza nel suo lavoro e questo contribuì a creargli non pochi nemici .
Una Commissione d’inchiesta voluta dallo stesso Balbo e composta da personaggi dichiaratamente ostili al generale Nobile, al termine dei lavori dichiararono il nostro generale l’unico responsabile del disastro.
Si ribellò a quel trattamento riservatogli dopo il suo ritorno in Italia chiedendo spiegazioni direttamente al Duce (unico ad aver mai osato tanto) ed abbandonò, sdegnato, la Regia Aeronautica; si allontanò dall’Italia per lunghi anni portando in giro per il mondo la sua grande esperienza e perizia nella progettazione e realizzazione dei dirigibili di seconda generazione, gli stessi che Nobile aveva portato a competere quasi alla pari con i giganti tedeschi della Zeppelin.
Solo dopo la caduta del fascismo rientrò in Italia e, riabilitato nei ranghi dell’Aeronautica al termine di una nuova inchiesta, vi rimase fino alla pensione. Entrò a far parte della Costituente dando il proprio contributo per la scrittura della nostra Costituzione ma abbandonò la politica poco dopo sentendola molto lontana dal concetto che aveva di “servire il popolo”; ritornò alla libera docenza presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II fino ad età avanzata dove aveva fondato.
I suoi studi sui gas rarefatti ad alta quota vennero studiati dalla Nasa durante la fase preparatoria per la corsa allo spazio.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse con la sua seconda moglie (la prima era morta diversi anni prima) e con figlia Maria nella sua casa romana a scrivere libri, a parlare agli studenti o partecipare a qualche commemorazione.
Morì a Roma il 30 luglio 1978 nella sia casa di via Monte Zebio a Roma.
Quest’anno nel mondo ed in molte città italiane verranno ricordati gli 80 anni dal secondo volo polare ed i 30 anni dalla morte di Umberto Nobile.
Ci auguriamo che Eboli, città natale dei genitori del generale e dei suoi avi, abbia uno scatto d’orgoglio e strappi il pesante velo d’oblio calato sul suo illustre figlio.
Conferire la cittadinanza onoraria alla figlia del generale, sig.ra Maria Nobile Schettino, e scoprire una lapide sul palazzo che fu dei La Torraca (nonni materni del generale) in via Ripa, all’angolo di via San Berardino, potrebbe essere il nostro piccolo contributo di riconoscenza per quest’uomo che in vita portò sempre nel cuore i ricordi d’infanzia trascorsi proprio nella nostra città, dove ancora oggi vivono i parenti, e dove tornava con una certa frequenza.
E’ una vera vergogna tutta questa indifferenza, una macchia che i politici (o meglio politicanti) locali difficilmente potranno cancellare dalla propria coscienza.
Il nostro Comune ha ingaggiato da mesi alcune figure di grande valore per cercare di dare una sterzata definitiva verso il rilancio del nostro territorio e del paese.
Sono stati tenuti molti incontri per cercare di capire i problemi e le istanze dei vari strati sociali, incontri nei quali la sensazione forte è stata che fossero pura formalità perché la risposta stava già nella loro testa.
Visto che andiamo gridando da anni che non ha senso impegnarsi a realizzare il contenitore se in concomitanza non si pensa al contenuto, noi del Centro Culturale Studi Storici e dell’Associazione Tufara, con l’appoggio della Pro Loco di Eboli, ma senza alcun appoggio – neanche morale – del Comune abbiamo realizzato, molto modestamente, una locandina in ricordo degli 80 anni dal secondo trasvolo polare e 30 anni dalla morte del generale Umberto Nobile nato a Lauro il 21 gennaio 1885 da genitori ebolitani.
Quel che segue è il contenuto di questo manifesto.
Il primo volo dell’uomo sul tetto del mondo avvenne il 12 maggio 1926 (alle ore 1,30) ad opera di un pugno di coraggiosi pionieri al comando dei quali, come responsabile dell’aeronave “Norge”, e con a bordo il più grande esploratore del mondo il norvegese Roald Amundsen, era il nostro concittadino di sangue l’allora colonnello Umberto Nobile.
Il timore di arrivare là dove nessun altro essere umano era giunto prima non arrestò la ferrea volontà di quegli uomini che, per amore di avventura e di conoscenza, ma anche con il preciso desiderio di portare il nome dell’Italia nel punto più alto della Terra, seppero mettere al servizio della scienza e della tecnica tutto il meglio del loro sapere, sopportando fatiche indicibili e sforzi sovrumani .
Durante i lunghi festeggiamenti in giro per l’Italia il 15 agosto 1926 il generale Nobile e la sua famiglia giunsero anche ad Eboli dove venne accolto come un eroe.
L’esperienza venne ripetuta due anni dopo con un dirigibile al quale venne dato il nome di “Italia”.
L’esperienza esplorativa del primo volo doveva essere completata con una spedizione scientifica ed infatti il 14 aprile 1928 all’1,50 Nobile ed il suo equipaggio partì da Milano per giungere all’1,30 del 24 maggio di nuovo sul punto più alto del pianeta.
Qui effettuò una serie di esperimenti scientifici di notevole importanza, gli stessi che ancora oggi scenziati di tutto il mondo continua ad effettuare a quelle latitudini per capire come cambia il clima, per studiare il buco nell’ozono, l’inquinamento del pianeta, la deriva dei ghiacci, il magnetismo terrestre, ecc.
Il disastro che occorse al dirigibile durante il volo di ritorno (si schiantò sul pack alle 10,33 del 25 maggio 1928), con la conseguente scomparsa di sei uomini dell’equipaggio e, in seguito, di alcuni soccorritori, tra i quali lo stesso Amundsen, i 48 giorni di ricerche per riuscire a recuperare i superstiti della “tenda rossa” verrà ricordato nel mondo come la più imponente macchina di soccorso messa in piedi dopo un disastro al Polo.
L’invidia degli ambienti militari e politici che aveva accompagnato da sempre la figura di Nobile e la sua ascesa nel mondo dell’Aeronautica, la competizione che involontariamente aveva innescato con i “più pesanti dell’aria” ossia gli aerei tanto cari ad Italo Balbo, accompagnati da un carattere particolarmente spigoloso portò Nobile a mal sopportare qualsiasi tipo di pressione o di ingerenza nel suo lavoro e questo contribuì a creargli non pochi nemici .
Una Commissione d’inchiesta voluta dallo stesso Balbo e composta da personaggi dichiaratamente ostili al generale Nobile, al termine dei lavori dichiararono il nostro generale l’unico responsabile del disastro.
Si ribellò a quel trattamento riservatogli dopo il suo ritorno in Italia chiedendo spiegazioni direttamente al Duce (unico ad aver mai osato tanto) ed abbandonò, sdegnato, la Regia Aeronautica; si allontanò dall’Italia per lunghi anni portando in giro per il mondo la sua grande esperienza e perizia nella progettazione e realizzazione dei dirigibili di seconda generazione, gli stessi che Nobile aveva portato a competere quasi alla pari con i giganti tedeschi della Zeppelin.
Solo dopo la caduta del fascismo rientrò in Italia e, riabilitato nei ranghi dell’Aeronautica al termine di una nuova inchiesta, vi rimase fino alla pensione. Entrò a far parte della Costituente dando il proprio contributo per la scrittura della nostra Costituzione ma abbandonò la politica poco dopo sentendola molto lontana dal concetto che aveva di “servire il popolo”; ritornò alla libera docenza presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II fino ad età avanzata dove aveva fondato.
I suoi studi sui gas rarefatti ad alta quota vennero studiati dalla Nasa durante la fase preparatoria per la corsa allo spazio.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse con la sua seconda moglie (la prima era morta diversi anni prima) e con figlia Maria nella sua casa romana a scrivere libri, a parlare agli studenti o partecipare a qualche commemorazione.
Morì a Roma il 30 luglio 1978 nella sia casa di via Monte Zebio a Roma.
Quest’anno nel mondo ed in molte città italiane verranno ricordati gli 80 anni dal secondo volo polare ed i 30 anni dalla morte di Umberto Nobile.
Ci auguriamo che Eboli, città natale dei genitori del generale e dei suoi avi, abbia uno scatto d’orgoglio e strappi il pesante velo d’oblio calato sul suo illustre figlio.
Conferire la cittadinanza onoraria alla figlia del generale, sig.ra Maria Nobile Schettino, e scoprire una lapide sul palazzo che fu dei La Torraca (nonni materni del generale) in via Ripa, all’angolo di via San Berardino, potrebbe essere il nostro piccolo contributo di riconoscenza per quest’uomo che in vita portò sempre nel cuore i ricordi d’infanzia trascorsi proprio nella nostra città, dove ancora oggi vivono i parenti, e dove tornava con una certa frequenza.
E’ una vera vergogna tutta questa indifferenza, una macchia che i politici (o meglio politicanti) locali difficilmente potranno cancellare dalla propria coscienza.
1 commento:
Si possono fare cose degne,
se solo lo si vuole,
senza nascondersi dietro l'impellenza di altre priorità!
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