lunedì 26 maggio 2008

UN UOMO DECISAMENTE TENACE



16 MAGGIO 2008

Cinquemilaquattrocentosettantacinque giorni per accertare che i temi di un candidato al concorso per entrare in magistratura, svoltosi nel maggio 1992, non erano mai stati esaminati.

Furono promossi 275 uditori giudiziari, tutti in servizio in ogni parte d'Italia.

Ma perché gli elaborati del candidato numero 621 - l’avvocato penalista Pierpaolo Berardi, di Asti - non vennero neppure letti?

«Bella domanda. Avrebbe dovuto accertarlo la procura di Perugia», dice.

Il sospetto che forse, in quel concorso, qualcosa fosse stato già deciso prima, è forte.

Dopo una battaglia lunga quindici anni, il Csm, con una delibera, ha detto che quelle tre prove non erano mai state esaminate dalla commissione, la stessa che, nel 2003, venne pure chiamata a «riesaminare» le prove. I temi taroccati.
Ora la solitaria avventura di Berardi, ci riporta al punto zero.
Il Csm, nella delibera, spiega che non può fare altro che prendere atto (della mancata correzione) e che l'unica strada percorribile per avere giustizia è quella di ricorrere a un altro, l’ennesimo, giudice.

Le prove del concorso si erano svolte dal 20 al 22 maggio 1992.
I risultati di «non idoneità» erano stati comunicati solo nell'aprile 1993. Il verbale della correzione precisa la durata: tre minuti esatti per ogni elaborato; stesso tempo utilizzato per i candidati ammessi agli orali.
Parte il primo ricorso al Tar che ordina la ri-correzione degli elaborati, perché tre minuti non servono a niente. E siamo arrivati al 4 novembre 1996.
Passano quattro anni.
Il Csm si rivolge anche al Consiglio di Stato.
Nel 2000 conferma quanto stabilito dal Tar.
Berardi: «Non mi fermo. So benissimo che i temi non erano mai state letti.
Dal ’94 al 2000, incontro i ministri della Giustizia Biondi, Flick, Diliberto e Fassino. Anche l’ex pg della Cassazione Vittorio Sgroj, amareggiato e sconfortato».
Scontro durissimo: «In questo periodo devo fare altri due ricorsi autonomi al Tar per avere l'accesso agli atti e trovo, con una ricerca a campione, almeno 10, 15 temi incompatibili con la poi avvenuta promozione a magistrato.
Nel mio giorno di "correzione" un candidato non ha mai svolto la traccia di diritto penale ma di diritto civile, ripetendo sempre lo stesso concetto.
In un'altra sessione un candidato cita passi interi di libri.
Un terzo scrive strafalcioni di diritto penale da non consentire di superare l’esame all'università, altro che concorso in magistratura!».
Berardi è fiducioso.
Nonostante tutti questi atti «comprovanti le gravi illiceità», si dice che la brevità del tempo non indica certo «un’omessa correzione».
Se fosse stata riconosciuta, come è stato accertato, «avrebbero dovuto aprire un disciplinare clamoroso, denunciare e riconoscere, il falso nei verbali», commenta amaro Berardi.
Nel 2002, viene disposta la ri-correzione da parte della stessa Commissione. Quella che non aveva mai aperto le buste.
«La ricuso, ma il Csm, il Tar ed il Consiglio di Stato dicono che va bene così. Mi rivolgo al Consiglio di Stato per la revocazione del giudizio, poi alle Sezioni Unite della Cassazione».
L’archiviazione.
L’avvocato si rivolge alla magistratura di Perugia, che riapre per tre volte le indagini senza mai compiere un solo atto investigativo: dal 1995 al 2004, silenzio totale. Nemmeno quando si scopre che dagli archivi del ministero è sparito il fascicolo con i relativi elaborati di uno dei candidati vincitori,
Francesco Filocamo.
Solo alla fine del 2004 c’è un interrogatorio.
Morale, archiviazione.
Nella correzione da 180 secondi non c’è nessun falso, ma solo una «illegittimità amministrativa», poiché effettivamente i temi furono corretti in modo non attento. Insomma, tutto ok. O quasi.
La battaglia diventa guerra. Anche di nervi: «Sono andato a Roma 78 volte e a Perugia circa una decina. Il tempo intercorso tra l'inizio di questa vicenda e oggi, escludendo i mesi bisestili, sono di 5475 giorni. Un contatto quotidiano con i soggetti che hanno avuto la ventura o sventura di aiutarmi».
Anno 2007.
L’avvocato Anna Mattioli, che assiste il collega, redige un’istanza di ri-correzione, testardamente riproposta nonostante le sentenze passate in giudicato per la «macroscopica ed evidente diversità di trattamento con un’altra candidata».
Lei ebbe la garanzia di una nuova commissione e dell'anonimato.
Berardi no.
C’è aria di sconfitta: «L’8 maggio del 2008, il Csm mi ha risposto che sì, è vero, c’è una differenza tra me e l'altra candidata perché a me i temi non furono mai corretti, tanto è vero che si parla di correzione e non di ri-correzione e che un giudizio non c'era mai stato. Il Csm riconosce ora, che la disparità di trattamento può essere fatta valere davanti ad un giudice. Finalmente, la verità. E adesso vado avanti».

2 commenti:

madda ha detto...

Sorbole!!!

Questa storia è troppo allucinante!

La tenacia di quest'uomo è esemplare, più di 16 anni di lotta...vedrà mai la fine di questa storia?
una bella fetta della sua vita è già svanita comunque...
Questo succedeva nel 1992 e tanti ASINI ricoprono da tempo un posto che non gli spetta.
Nell'ultimo concorso in magistratura, invece, non sono riusciti a coprire i posti messi a concorso perchè troppi candidati hanno mostrato la loro crassa ignoranza, anche della lingua madre!
Delle due l'una:
o le commissioni di questo concorso hanno operato in modo più serio...o questi erano TROPPO CIUCCI e in maniera non nascondibile. Ah, le loro belle lauree con 110 e lode, sai quanto valgono? Più o meno quanto una Licenza Elementare di 2 o 3 generazioni fa...
Come possono funzionare le cose, se c'è in giro gente così, ignoranti, presuntuosi, boriosi, scansafatiche e spesso anche maleducati?
Ce n'è a bizzeffe in giro.

E non venite a dirmi che non è vero!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mi viene in mente il protagonista del film "Un eroe borghese", la vicenda dell'avv. Giorgio Ambrosoli, coerente fino al punto di rischiare consapevolmente di essere ucciso dalla Mafia, cosa che puntualmente avvenne