domenica 8 giugno 2008

Caselli: ma così si dovrà rinunciare a indagini su sanità e amministrazioni


Dino Martirano
Il Corriere della Sera
8 giugno 2008

Da procuratore della Repubblica con molti anni di esperienza — che ha lavorato a Palermo e ora si accinge a tornare in prima linea a Torino, dopo l'esperienza alla guida del Dap (carceri) e alla Procura generale piemontese — Gian Carlo Caselli sa bene che «circoscrivere le intercettazioni solo ai fatti di grande criminalità significa tagliar fuori una serie di indagini su malasanità, mala amministrazione e via elencando... relativamente alle quali questo strumento può essere molto utile». Così, pur di non compromettere queste delicatissime inchieste, assicurando allo stesso tempo il massimo delle garanzie per l'indagato, Caselli non respinge a priori l'ipotesi di «un giudice collegiale che autorizzi le intercettazioni».
Procuratore, quali saranno le conseguenze sulle indagini se passa il ddl annunciato dal governo?
«Un conto sono le dichiarazioni di intenti, anche se fatte dal presidente del Consiglio, altro è l'articolato messo nero su bianco. Vorrei prima vedere il testo. Tuttavia, sappiamo che le intercettazioni sono uno strumento indispensabile non soltanto per il crimine organizzato e per il terrorismo ma anche per altre forme di violazione di legge... Penso alla malasanità, ai reati contro la pubblica amministrazione, a quelli economici».
Però la pubblicazione delle intercettazioni a volte ha fatto a pezzi la tutela della privacy.
«C'è un problema di divulgazione di fatti e circostanze emergenti dalle intercettazioni sui quali dovrebbe esserci un giro di vite. Dovrebbe essere utilizzato, e quindi conoscibile, solo ciò che è strettamente pertinente al processo. Va individuato un punto di equilibrio tra ciò che serve all'investigazione e ciò che è violazione della privacy. Ma non è facile».
Anche il ddl Mastella aveva tentato di mettere un freno alle forzature.
«Il ddl Mastella aveva del buono laddove blindava una serie di circostanze estranee al processo, creando una serie di paletti... Era pessimo nel momento in cui impediva la pubblicazione di tutto praticamente fino al termine delle indagini preliminari. Ecco, se si riparte di lì si potranno formulare le critiche di allora».
Alcuni magistrati ma anche il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, propongono di affidare a un collegio di giudici e non più al gip il compito di dare l'autorizzazione per le intercettazioni. Che ne pensa?
«Ben venga, se la si considera una maggiore garanzia. Se per non alzare troppo l'asticella dei reati esclusi si ritiene più efficace un giudice collegiale, ben venga questa innovazione. Importante è non depotenziare lo strumento intercettazioni più di tanto».

COMMENTO

Ho conosciuto il magistrato Giancarlo Caselli quando egli era Giudice Istruttore a Torino e si occupava di lotta al terrorismo con il nucleo antiterrorismo dei Carabinieri di Torino al comando del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa
Nel carcere di Alessandra furono reakuzzate due sezioni speciali, una per i c.d. terroristi pentiti e l'altra per i c.d. dissociati.
Le altre sezioni, di tipo cubicolare (senza finestre sull'esterno), contenevano oltre 200 detenuti in esecuzione di pena.
Si trattava di una Casa di Reclusione.
La sottile differenza fra le due tipologie di detenuti era la seguente:
  • i primi collaboravano a tutto campo, ad iniziare da Patrizio Peci primo pentito delle BR;
  • i secondi si autoaccusano solo dei reati da loro commessi, senza tirare in ballo i propri compagni.

Gian Carlo Caselli era il G.I. competente, affiancato da altri magistrati, fra i quali Maurizio Laudi, oggi Procuratore della Repubblica Tortona e per molti anni giudice sportivo della F.I.F.A.

Caselli è stato anche il destinatario di una norma ad personam negativa, che poneva il paletto dell'età (66 anni) per concorrere ad incarichi di dirigenza di primo e secondo grado - escluso la Cassazione - e che gli impedì di concorrere all'incarico di Procuratore Nazionale Antimafia (Caselli, nato nel 1939, li aveva compiuti nel 2005), norma poi dichiarata anticostituzionale, ma ormai era troppo tardi.

Oggi è Procuratore capo della Repubblica a Torino, dal 30 aprile 2008. L'età massima raggiugibile è di 75 anni, ed è stato Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e quindi Procuratore Generale della Repubblica, sempre a Torino.

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