lunedì 9 giugno 2008

GIORGIA MELONI, MINISTRO PER LE POLITICHE PER I GIOVANI


Luigi Morsello

Confesso che Giorgia Meloni è stata per me da subito un enigma in chiave femminile.
Vediamo prima chi è Giorgia Meloni.
Giorgia Meloni (Roma, 15 gennaio 1977) è una politica italiana, vicepresidente della Camera dei Deputati e presidente di Azione Giovani.
Diplomata con il massimo dei voti presso il Liceo Amerigo Vespucci (il sito della Camera recita Liceo Linguistico, ma a Roma pare non ci sia né l’uno né l’altro, ma solo un Istituto Professionale Statale per i servizi alberghieri e della ristorazione intestato ad Amerigo Vespucci, n.d.a.) studentessa alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli studi Roma Tre.
Giornalista professionista.
Nata e cresciuta nel popolare quartiere della Garbatella a Roma.
Inizia il suo impegno politico a 15 anni fondando il coordinamento studentesco "Gli Antenati", principale motore della contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione dell’allora ministro Iervolino.
Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, rappresentando tale movimento in seno al Forum delle associazioni studentesche istituito dal ministero della Pubblica Istruzione. In tale veste è autrice della proposta per l'apertura pomeridiana delle scuole finalizzata allo svolgimento di attività extracurricolari, poi accolta dal ministro Berlinguer (DPR 567), della proposta di legge per il comodato gratuito dei libri di testo nonché artefice della campagna nazionale contro la faziosità dei libri di testo.
Nel 1998 viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002.
Nel 2000 diviene dirigente nazionale di Azione Giovani.
Nel febbraio 2001 Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, la nomina coordinatrice del comitato di reggenza nazionale di Azione Giovani.
Nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani durante il congresso nazionale di Viterbo.
Nel 2006 viene eletta alla Camera dei deputati nella lista di Alleanza Nazionale nel collegio Lazio 1, divenendo la più giovane donna parlamentare della XV Legislatura. Dal 4 maggio 2006 è stato uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati: la più giovane di tutta la storia della Repubblica Italiana. (fonte: Wikipedia).
Qualche comparsata televisiva non facevano che rincarare il mio personale senso di disagio, che traspare da un aspetto esteriore severo, in un viso che un filo appena di trucco, quando non senza, in cui campeggiano due occhi enormi, sporgenti, tiroidei.
Ma ciò che metteva a disagio era l’assenza quasi di sorriso, la concentrazione quasi spasmodica, la parlantina veloce di chi ha imparato a memoria la lezioncina.
Non si apprezzavano in lei profondità di pensiero e solide radici culturali di tipo umanistico, meno che mai tracce di studi storici, visto che il vissuto storico della storia più recente è improponibile per chi è nato nell’A.D. 1977.
Adesso è in rete, su Il Corriere della Sera del 2 maggio 2008, una sua intervista, che fa cadere le braccia.
“«Anche i giovani militanti del Fronte della gioventù che morirono assassinati sono martiri dell'Italia, non della Destra». Lo ha detto la deputata del Pdl ed ex vicepresidente della Camera, Giorgia Meloni, da qualche anno uno dei nomi emergenti di An. «Se rinnegassi il Fronte della gioventù - ha spiegato la parlamentare intervenendo al programma web KlausCondicio - rinnegherei me stessa. Tutto ciò che mi porto dentro di pulito, di autentico, di ideale me lo ha insegnato il Fronte della Gioventù».
La Meloni è cresciuta nel movimento giovanile dell'Msi ed è stata al vertice del gruppo giovani di An. Conosce dunque bene la realtà di un movimento che, soprattutto negli anni settanta, è stato in dura contrapposizione con i movimenti studenteschi e i gruppi della sinistra. E tra i nuovi martiri la deputata pidiellina inserisce ad esempio Paolo Di Nella, rimasto nel cuore di molti militanti, a partire dal neosindaco di Roma, Gianni Alemanno, che porta al collo una collanina con la croce celtica che apparteneva proprio al giovane ucciso nel 1983, a colpi di spranga alla testa, mentre attaccava dei manifesti. «Fu ucciso a soli 20 anni - ha sottolineato la Meloni -, una morte ancora oggi rimasta impunita».
La parlamentare ha poi spiegato cosa abbia significato per lei quell'esperienza politica. «Eravamo ragazzi con un'idea della ribellione finalizzata a costruire un mondo diverso, ragazzi che consideravano e considerano ancora il potere come uno strumento e non un obiettivo. Il Fronte della gioventù è la mia storia». «Per noi la violenza non è mai stata uno strumento dell'agire politico - ha aggiunto -. Al contrario c'è tanta nostra gente che si è dovuta difendere, poichè veniamo dalla storia di una comunità politica che, per un certo periodo del suo percorso, è stata considerata un bersaglio da tutti. La storia di quei ragazzi che morivano a 16 anni in mezzo alla strada ed era normale perchè ammazzare un fascista non era reato.
Erano ragazzi nati nel 1965, venti anni dopo il fascismo, che non c'entravano nulla con il fascismo e per i quali la società non ha versato una lacrima. Io dico che storie analoghe ci sono state anche dall'altra parte della barricata e che solo oggi si sta rendendo giustizia a tutti quei ragazzi»”.
Bene, anzi no, male.
La giovanissima età della Meloni non giustifica la sua plateale clamorosa mancanza di memoria storica, che non si forma solo essendo presente nel tempo della storia e vivendolo ed, eventualmente, partecipandone agli avvenimenti, come la Resistenza.
Chi come me è nato nel 1938 non ha che vaghissimi e confusi ricordi di un evento bellico, nient’altro.
Allora, la memoria storica viene formata dalla lettura di una storia si recente ma non per questo meno minuziosamente analizzata.
È formata anche dalla visione di programmi televisivi, dalla visione di filmati d’epoca, conservando negli occhi della mente tutto l’orrore che il nazi-fascimo ha suscitato in me, anche influenzato da una filmografia impietosa, com’è giusto, pur nella ricostruzione storica romanzata di un’opera cinematografica.
Anche l’uso della parola “martire”sembra discendere dall’ignoranza del suo significato, sia profondo che superficiale.
Il termine martire (dal greco μάρτυς - testimone) indica colui che ha testimoniato la propria fede o ideale nonostante le persecuzioni.
Originariamente diffuso in ambito religioso, dove indica chi arriva fino alla perdita della vita pur di non abiurare la propria fede, il termine si è esteso ad altri casi in un secondo momento.
Il termine martire come testimone della fede è nato in ambito cristiano e indica i fedeli che hanno sacrificato la propria vita per testimoniare la religione cristiana. Si tratta in genere di cristiani vissuti in un contesto sociale ostile, che furono messi a morte in odio alla fede cristiana dalle autorità, dai tribunali, o uccisi da persone private. Il "martire" è il "santo" per eccellenza nella concezione della Chiesa antica e solo in seguito altre categorie di santi si sono aggiunte ai martiri. La lista dei martiri cattolici è riportata nel Martirologio.
Il martire come inteso nel Cristianesimo non è tipico dell'Ebraismo. Per un Ebreo il mantenimento della vita è da privilegiare. Non c'è nella tradizione ebraica la ricerca del martirio come tale. Vi si può ricorrere in caso di grave necessità, e si tratta comunque di sacrificio della propria vita e non di quella altrui: la vita anziché essere sacrificata, deve essere santificata. Pur tuttavia, nella Bibbia, almeno in quella dei Settanta, quindi non nel canone ebraico ma in quella scritta sotto influsso del pensiero greco, sono contenuti i Libri dei Maccabei. In questi, è esaltato il martirio di Eleazaro e quello dei sette fratelli (Capitoli 6 e 7 del Secondo libro dei Maccabei), avvenuti durante la persecuzione di Antioco IV Epifane (II secolo a.C.). La loro storia è raccontata con accenti quasi da passio cristiana.
Martiri sono anche considerate quelle persone che sono state condannate o uccise a causa delle loro idee. Fra queste vengono annoverate persone come Giordano Bruno.
Alcuni attribuiscono la qualifica di martire alle vittime dei regimi totalitari o a quelle della mafia. In quest'uso si sottolinea la persecuzione subita, più che la volontà di testimonianza delle vittime. Si tratta però di un'accezione controversa, perché si allontana dall'etimologia del termine martire.
Recentemente presso alcune organizzazioni che utilizzano tattiche di guerriglia e terrorismo quali al-Qaida, la parola martire è un titolo assegnato a coloro che si suicidano per uccidere.
(fonte: Wikipedia).
Domanda per il deputato Giorgia Meloni: a quale di queste categorie si riferisce per i ‘ragazzi’ di Salò ?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io nutro sospetto e disagio nei confronti di tutti coloro che tentano di abbigliarsi diversamente tenendo stretta quella camicia nera sulla loro pelle. Pertanto di Alemanno, della Meloni, di Fini.
Non hanno e non avranno mai il mio voto. Non plaudo chi li ha votati.
Elisa

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Concordo con te, Elisa