Maria Teresa Meli
Il Corriere della Sera
9 g iugno 2008
Il «caso» delle intercettazioni mette in crisi la «pax veltrusconiana» (la chiamano così, dalle parti del Pd). Per la prima volta il segretario del Partito democratico sferra un attacco durissimo al presidente del Consiglio accusandolo di voler legare le mani alla magistratura. Tanta veemenza, dovuta probabilmente al timore di essere scavalcato da Di Pietro che è subito partito all'attacco di Berlusconi, non sembra però contagiare i compagni d'avventura di Walter Veltroni. Marco Minniti, ministro ombra dell'Interno, non pare scandalizzato dal progetto berlusconiano. Certo, sostiene che «le intercettazioni per reati di mafia e terrorismo non possono essere limitate come vorrebbe il Pdl perché equivarrebbe a dare un duro colpo all'azione investigativa, ma per gli altri casi è diverso ». Minniti apre quindi uno spiraglio e, comunque, dice, «la tutela della privacy è assolutamente necessaria». Va ancora più in là Nicola Latorre: «Se i magistrati diffondono le intercettazioni devono essere puniti penalmente, e non pagando una sanzione. Del resto, tutto ciò era previsto nel nostro disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche della scorsa legislatura ».
Nel quale, appunto, la pena per i pubblici ufficiali che diffondono le intercettazioni era la reclusione. Quel "magistrati in galera" pronunciato da Berlusconi non è proprio una bestemmia nel mondo del Pd, nonostante Walter Veltroni non la pensi così. Anche nel centrosinistra intercettazioni penalmente irrilevanti hanno tolto il sonno a tanti. Solo per fare qualche nome: a Fassino, a D’Alema e allo stesso Latorre. Per una volta ex diessini ed ex margheritini sembrano andare d’amore e d’accordo. Il responsabile organizzativo del Partito democratico Beppe Fioroni, per esempio, è convinto che «lamateria delle intercettazioni vada assolutamente regolamentata»: «E’ una questione seria - aggiunge - che merita attenzione». Roberto Giachetti, ex Margherita, segretario del gruppo del Pd alla Camera dei Deputati afferma: «Le intercettazioni servono, ma ormai si è arrivati a una vera e propria degenerazione in questo campo. Il tema va quindi affrontato, non come lo sta facendo Berlusconi, sia chiaro, però il problema c’è e non si può fare finta di niente». Persino Rosy Bindi, una che ama l’opposizione dura e pura e che non è certo imputabile di un eccesso di simpatia nei confronti di Berlusconi, non chiude la porta. «E’ ovvio - osserva - che il disegno di legge a cui pensa il governo rappresenta l’ennesimo tentativo di ricerca dell’impunità, ciò detto io penso che le intercettazioni non possano essere rese pubbliche come avviene ora. La loro divulgazione va fortemente punita. Tra l’altro mi chiedo quale sia la forza di prova di un’intercettazione. A me non sembra giusto che vengano arrestate delle persone quando contro di loro si hanno come unica prova delle conversazioni telefoniche».
Nel quale, appunto, la pena per i pubblici ufficiali che diffondono le intercettazioni era la reclusione. Quel "magistrati in galera" pronunciato da Berlusconi non è proprio una bestemmia nel mondo del Pd, nonostante Walter Veltroni non la pensi così. Anche nel centrosinistra intercettazioni penalmente irrilevanti hanno tolto il sonno a tanti. Solo per fare qualche nome: a Fassino, a D’Alema e allo stesso Latorre. Per una volta ex diessini ed ex margheritini sembrano andare d’amore e d’accordo. Il responsabile organizzativo del Partito democratico Beppe Fioroni, per esempio, è convinto che «lamateria delle intercettazioni vada assolutamente regolamentata»: «E’ una questione seria - aggiunge - che merita attenzione». Roberto Giachetti, ex Margherita, segretario del gruppo del Pd alla Camera dei Deputati afferma: «Le intercettazioni servono, ma ormai si è arrivati a una vera e propria degenerazione in questo campo. Il tema va quindi affrontato, non come lo sta facendo Berlusconi, sia chiaro, però il problema c’è e non si può fare finta di niente». Persino Rosy Bindi, una che ama l’opposizione dura e pura e che non è certo imputabile di un eccesso di simpatia nei confronti di Berlusconi, non chiude la porta. «E’ ovvio - osserva - che il disegno di legge a cui pensa il governo rappresenta l’ennesimo tentativo di ricerca dell’impunità, ciò detto io penso che le intercettazioni non possano essere rese pubbliche come avviene ora. La loro divulgazione va fortemente punita. Tra l’altro mi chiedo quale sia la forza di prova di un’intercettazione. A me non sembra giusto che vengano arrestate delle persone quando contro di loro si hanno come unica prova delle conversazioni telefoniche».
COMMENTO
C.V.D. (Come Volevasi Dimostrare). Adesso davvero siamo a raschiare il fondo del barile. Le recenti intercettazioni scottano ancora, a quanto pare. E' dimostrato che così non si va lontano, anzi, non si va affatto: il caso Unipol insegna.
2 commenti:
A me queste prese di posizione fanno l'effetto di schiaffi in faccia. Ma ci hanno preso tutti per deficienti? Certo, molti nostri connazionali lo sono o fingono di esserlo per scelte di comodo ma proprio tutti...NO! C'è un vecchio detto che recita" male non fare paura non avere". Perché mai tutti hanno tanto orrore per le intercettazioni?
ross
Nulla di nuovo sotto il sole, Rossana !
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