martedì 1 luglio 2008

BERLUSCONI SFIDA IL QUIRINALE



Claudio Tito
La Repubblica
1 luglio 2008


"Se sulla nostra legge c'è un giudizio politico, la nostra risposta sarà politica. E le conseguenze saranno quelle di chi non assolve ai propri doveri istituzionali". Ecco il redde rationem, ecco la resa dei conti. Per il suo futuro e per il prosieguo della legislatura. Così domenica scorsa ne ha discusso con i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. "Questa volta non transigo", ha ripetuto. E forse non è stato un caso che ieri gli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama abbiano chiesto un incontro "urgente" a Giorgio Napolitano.

Un colloquio - a tratti molto teso - per esporre le loro "preoccupazioni" sul parere che oggi il Consiglio Superiore della Magistratura dovrebbe esprimere sulla cosiddetta norma "Salva-Premier". Un summit organizzato in fretta e furia, con una procedura d'emergenza che ha sorpreso il presidente della Repubblica appena rientrato da Capri. Un appuntamento cui Schifani e Fini si sono presentati con una lettera. Poche righe per denunciare l'allarme legato all'"invasione di campo" del Csm. E sulle quali chiedevano l'avallo del capo dello Stato.

"Il giudizio di costituzionalità - è il ragionamento svolto dai due sul Colle - è una prerogativa parlamentare, delle commissioni affari costituzionali e quindi della Corte costituzionale. Non del Csm che sta scavalcando i compiti delle Camere. E il Quirinale, come garante della Costituzione non può non tenerne conto".

Un faccia a faccia piuttosto nervoso, con toni cordiali ma con una sostanza ben poco diplomatica. Anche perché la risposta di Napolitano è stata piuttosto ferma. "Io - è stato il suo discorso - non intervengo nell'attività di altri organi istituzionali". Soprattutto il presidente della Repubblica ha richiamato i suoi due interlocutori sui rischi della loro nota. Uno "scontro istituzionale" senza precedenti tra poteri dello Stato. Un conflitto tra Parlamento e Csm in grado di aprire una voragine nei rapporti tra Istituzioni. "Non potete", ha avvertito. Un confronto acceso, insomma, in cui alla fine Fini e Schifani hanno derubricato il loro documento con la nota diramata dagli uffici stampa. Ma incassando un impegno del Quirinale a "intervenire" nella vicenda.

E già, il punto di mediazione faticosamente raggiunto ieri è stato proprio questo. I presidenti di Camera e Senato adesso si aspettano un passo "formale" di Napolitano. La richiesta di uno slittamento del Plenum fissato per oggi pomeriggio o un richiamo del capo dello Stato a rispettare le competenze di tutti gli organi istituzionali. Anche Palazzo Chigi si attende una mossa di questo tipo da parte della più alta carica dello Stato.

Stamani, in effetti, ci dovrebbe essere un colloquio tra il presidente e il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. Per valutare le diverse opzioni. Sebbene, al momento, non c'è un'indicazione precisa sulle scelte che compirà il capo dello Stato.

Sta di fatto che Berlusconi aspetterà che si consumi questo passaggio per imboccare una strada o un'altra. "Perché questa volta - ha fatto sapere attraverso i suoi "ambasciatori" al Colle - non transigo". Teme, infatti, che il parere del Csm induca Napolitano a non firmare il "blocca-processi". Un'ipotesi che al momento nemmeno nel centrosinistra prendono in considerazione. Semmai, la firma potrebbe essere accompagnata da un messaggio "critico".

Eppure a Via del Plebiscito, molti pensano il contrario. E del resto il premier ha messo ieri sul tavolo le sue carte. La "missione" di Fini e Schifani in qualche modo rispondeva a questa paura. Non solo. Il presidente del consiglio considera cruciali le prossime due settimane. Il parere del Csm, poi il voto a Montecitorio sul decreto sicurezza quasi in contemporanea con la decisione della Corte d'appello di Milano sulla ricusazione formulata nei confronti della presidente Gandus. E infine, appunto, la controfirma del Quirinale.

"Se tutto si risolverà come temo - ha avvertito - allora anche Napolitano avrà fatto una scelta politica e la nostra risposta sarà politica". Se la Gandus non verrà ricusata e la legge non arriverà sulla Gazzetta ufficiale, l'affondo contro il Colle sarà senza tregua. "Terremo conto di chi non ha assolto ai propri doveri istituzionali. E le conseguenze saranno riconducibili a questa mancanza".

Un riferimento nemmeno tanto implicito ai percorsi che la Costituzione traccia per le responsabilità della più alta carica dello Stato. Come minimo, allora, è il monito di Palazzo Chigi ci sarà la "Scalfarizzazione" (da Oscar Luigi Scalfaro) del settennato di Napolitano. E quindi la guerra aperta con i magistrati: "Anche il capo dello Stato deve sapere che se andrà a finire così, noi non solo riformeremo il Csm, ma incideremo sulla gestione dei giudici. Separazione delle carriere, orario di lavoro con il tesserino da timbrare all'ingresso dei tribunali, ferie di 30 giorni come tutti i dipendenti pubblici e lo stipendio indicizzato ai contratti del pubblico impiego".

COMMENTO

L'art. 90 della Costituzione repubblicana recita:"Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.".
E' questa la minaccia, abbastanza esplicita, che il Presidente del Consiglio rivolge, tramite i presidenti di camera e senato, al Presidente della Repubblica.
Confesso che sono allibito, non mi aspettavo tanto, anche se le premesse ci sono tutte.
Tra l'altro la minaccia passa attraverso al riforma del CSM e, ma il giornalista non lo dice, della Corte Costituzionale.
L'art. 135 Cost., ultimo comma, recita: " Nei giudizi d'accusa contro il Presidente della Repubblica intervengono, oltre i giudici ordinari della Corte, sedici membri tratti a sorte da un elenco di cittadini aventi i requisiti per l'eleggibilità a senatore, che il Parlamento compila ogni nove anni mediante elezione con le stesse modalità stabilite per la nomina dei giudici ordinari.".
Modificare la Costituzione è molto difficile, occorre la maggioranza qualificata dei due terzi del Parlamento, con doppia lettura, o la maggioranza assoluta seguita da referendum popolare confermativo.
Dunque, la strada più semplice è fare pressione sul CSM e sulla magistratura più in generale.
I magistati di ogni ordine e grado sono avvertiti:
1) separazione delle carriere;
2) orario di lavoro con timbratura del tesserino;
3) 30 giorni di ferie l'anno;
4) indicizzazione della loro retribuzione ai contratti del pubblico impiego.
Questo è ciò essi si devono aspettare, se l'emendamento salva-premier non passa in tempo utile: il processo di Milano (Sesta Sezione Penale del Tribunale) incombe, ma anche la Procura della Repubblica di Napoli è una seria minaccia per Silvio Berlusconi.
Sembra il 'deja vu' di qualcosa accaduto una ottantina di anni fa, in chiave moderna, che a mio giudizio evolverà verso una repubblica di tipo semipresidenziale, come in Francia, senza la garanzia dei pesi e contrappesi necessari in un moderna democrazia di quel tipo, come accade negli U.S.A. e nella stessa Francia.
Intanto gli italiani vanno in vacanza: la vacanza è "sacra", guai a toccargliela !
Il risveglio potrebbe essere peggiore del peggiore incubo possibile.


5 commenti:

Unknown ha detto...

Terribile!!
Carolina

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Carolina, il tuo commento vale più di un lungo articolo, perchè denuncia lo sgomento del cittadino comune messo di fronte alla inesorabilità, per non dire alla ferocia, di certe logiche politiche perverse.

Unknown ha detto...

E' vero! Ieri mi è capitato di parlare di un altro aspetto di questo sgomento, quello che viene davanti al deteriorarsi delle prospettive lavorative dei giovani. All'incontro con Ichino qualcuno diceva che noi giovani di oggi, a differenza dei nostri predecessori di qualche decennio fa, non ci arrabbiamo. Ma il problema è: con chi ti arrabbi? Con la Confindustria? Con il coetaneo che ha un gruzzolo paterno e due nozioni tratte da un libro su come diventare miliardari in fretta? Con la tv che diffonde l'idea che l'unica cosa che conta siano i soldi? Con Berlusconi? Con la sinistra che fatica a reagire? Con chi? O con troppa gente o con nessuno. E mi sa che lo stesso discorso vale per queste derive delle istituzioni.
Carolina

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Io credo Carolina che si deve distinguere fra arrabbiatura ed indignazione.
L’arrabbiatura passa, l’indignazione resta.
Io sono indignato per come Walter Veltroni sta gestendo l’opposizione a Silvio Berlusconi: uno usa il fioretto, l’altro il machete.
Sono disgustato da tutta l’indecente schiera di scherani del Caimaleonte (espressione coniata da Sebastiano Messina - la Repubblica , Bonsai, di oggi), gente odiosa e meritevole del mio disprezzo.
Recuperare la capacità di indignarsi è il minimo, oggi che nessuno si indigna più, nessuno prova più sentimenti di vergogna, tutti dotati di una straordinaria faccia di bronzo.
Sono indignato anche perché gli italiani, meglio gli italioti hanno dato questa volta un potere quasi assoluto al Caimaleonte.
Era praticamente finito, poi Veltroni ha un’alzata d’ingegno, fa fuori Prodi, inizia un dialogo privilegiato con Berlusconi, in pratica lo recupera, lo fa resuscitare e il risultato l’abbiamo davanti agli occhi: un altro trombato, dopo Baffino e la sua Bicamerale.
Indignarsi, manifestare la propria indignazione nelle forme proprie di ognuno di noi, ma sempre nell’alveo della legalità.
Questa dobbiamo fare, perché tutto il mondo civilizzato deve sapere dell’anomalia italiana di un uomo in delirio di onnipotenza e terrorizzato di subire una severa sentenza di condanna a Milano.
Credo che il prof. Ichino sarebbe d’accordo con questa modesta lettura della situazione.
ciao.

Unknown ha detto...

credo anch'io e ha anche parlato degli errori che, dice, avrebbero potuto costarci una sconfitta anche di dieci punti più sonora. Che dire? Mi associo alla tua indignazione.
Carolina