mercoledì 23 luglio 2008

Il Csm trasferisce Forleo da Milano


La Repubblica
22 luglio 2008
Ma il gip non si arrende e annuncia che farà ricorso al Tar: "La giustizia avrà la meglio"


ROMA - Il giudice per le indagini preliminari Clementina Forleo deve lasciare Milano. Il plenum del Csm ha disposto il trasferimento d'ufficio del gip dell'inchiesta sulle scalate bancarie. La decisione è stata motivata con l'incompatibilità ambientale. Ed è stata presa a maggioranza: 20 voti a favore, tre contrari, un astenuto. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, che ha votato a favore della delibera, ha commentato: "Sono vicende che creano sofferenza, non è facile dire a un magistrato che se ne deve andare in un'altra sede". Ma Forleo ha annunciato battaglia e ha assicurato che farà ricorso, innanzitutto al Tar: "Lotterò fino alla fine dei miei giorni, andrò a testa alta nei tribunali per affermare il principio che la legge è uguale per tutti".

A favore del trasferimento d'ufficio della Forleo hanno votato i togati di Unicost, Md e del Movimento per la giustizia, insieme ai laici di centrosinistra e centrodestra, al vicepresidente Mancino e al primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. Contrari, invece, i tre consiglieri togati di Magistratura Indipendente: il presidente della prima commissione Antonio Patrono e i colleghi Cosimo Ferri e Giulio Romano, che sostenevano una proposta di archiviazione. Si è astenuto il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che a carico del gip milanese ha avviato due procedimenti disciplinari, uno dei quali (quello per l'ordinanza su Unipol inviata alle Camere) si è concluso meno di un mese fa con
l'assoluzione della Forleo da parte della sezione disciplinare del Csm.
Secondo il Csm, con alcune dichiarazioni sul caso Unipol - in particolar modo due suoi interventi alla trasmissione televisiva Annozero - la Forleo ha "compromesso il requisito dell'imparzialità richiesta". Nella delibera proposta dai togati Livio Pepino (Md) e Fabio Roia (Unicost) e approvata dal plenum, si sostiene che è emersa "una notevole propensione a condotte vittimistiche e una marcata carenza di equilibrio, nonché una personalizzazione delle vicende processuali" affidate a Clementina Forleo.
La conseguenza sono "contrasti, conflitti e sospetti nei confronti dei magistrati di uffici con lei in contatto anche nella sede giudiziaria milanese".
"Sono molto amareggiata, non per me, perché sono in grado di sostenere un trasferimento - ha commentato Forleo - ma per i colleghi che non hanno questi mezzi". Di dichiarazioni 'sopra le righe', ha aggiunto il giudice, "ce ne sono costantemente, ci sono colleghi che ne hanno fatte su processi pendenti al loro carico e non è successo niente. Il mio è il primo caso".
E dopo avere auspicato "una seria riforma" del settore, ha concluso: "Sono certa che la giustizia alla fine avrà la meglio".


Il Corriere della Sera
22 luglio 2008

ROMA - Il giudice per le indagini preliminari Clementina Forleo deve lasciare Milano. Lo ha deciso il plenum del Csm, che ha disposto il suo trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale. Il provvedimento è stato deciso a maggioranza, con 20 voti favorevoli, tre contrari e un astenuto. La procedura di trasferimento d'ufficio era stata aperta nel dicembre scorso dopo che la prima commissione non aveva trovato riscontro alle dichiarazioni - relative a presunte intimidazioni istituzionali ricevute - rilasciate dalla Forleo durante la trasmissione tv "Annozero".

LE RAGIONI DEL TRASFERIMENTO - La Forleo deve lasciare il capoluogo lombardo perchè lì non è più in grado di svolgere le sue funzioni con piena «indipendenza e imparzialità» ha sentenziato il Csm. Con i suoi comportamenti ha creato un «disagio diffuso» nel suo ufficio giudiziario e in procura; procura con cui inoltre si è «incrinato il necessario rapporto di reciproco rispetto ed equidistanza».
È quanto scrive il plenum nella delibera approvata. Due le condotte contestate al magistrato: le sue dichiarazioni pubbliche ad «Annozero» su «poteri forti» che anche per il tramite di «soggetti istituzionali» avrebbero interferito nelle sue funzioni, proprio mentre da gip si stava occupando dell'inchiesta sulle scalate bancarie; e i rilievi mossi da Forleo ai colleghi della procura titolari di quell'inchiesta, con cui si spinse sino a protestare ritenendo che stessero insabbiando tutto.
Le denunce ad «Annozero» sono «gravemente sproporzionate rispetto ai fatti emersi» («l'asserito invito alla prudenza» del Pg di Milano nella gestione delle intercettazioni di quella inchiesta e le presunte «pressioni» sul Pg della Cassazione perchè le avviasse un'azione disciplinare), e hanno determinato «allarme» e «discredito» sui colleghi «obiettivamente infondati».
Mentre le critiche rivolte ai pm dell'inchiesta sulle scalate dimostrano un rapporto caratterizzato da «eccessiva disinvoltura», «contrario» alla deontologia e «indicativo di un pregiudizio accusatorio incompatibile con l'imparzialità richiesta».
Nell'insieme è emersa una «marcata carenza di equilibrio» da parte di Forleo, una «abnorme personalizzazione» delle vicende processuali a lei affidate e una «propensione a condotte vittimistiche» , tali da determinare «contrasti, conflitti e sospetti» nei confronti di colleghi.

VICENDA UNIPOL - La Forleo, presente al Csm, è stata difesa dal procuratore di Asti Maurizio Laudi. Lo scorso giugno, la sezione disciplinare del Csm aveva assolto il giudice sul caso riguardante la vicenda Unipol. In quella circostanza, il gip Forleo era stata accusata di aver violato i suoi doveri per i contenuti dell'ordinanza, con la quale nel luglio 2007 chiese alle Camere l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari tra cui Massimo D'Alema e Piero Fassino nell'ambito del procedimento sulla fallita scalata Unipol a Bnl.

«A TESTA ALTA» - «Lotterò fino alla fine dei miei giorni - ha commentato la Forleo dopo la decisione del Csm -, andrò a testa alta in tutti i tribunali, affermando il principio per cui la legge è uguale per tutti e auspicando una seria riforma della giustizia».
A chi le chiedeva se farà ricorso al Tar contro la delibera di Palazzo dei Marescialli, il Gip ha risposto: «Certamente».
Sulle dichiarazioni alla stampa che l'hanno portata al trasferimento, il magistrato ha sottolineato che altri colleghi hanno parlato liberamente di procedimenti a loro carico senza avere conseguenze.
Quanto invece alle intimidazioni ricevute, la Forleo ha aggiunto di aver ricevuto di recente un'ultima lettera riprodotta davanti al plenum.
Ora sarà la Terza Commissione del Csm a decidere la sede a cui destinarla, dopo che la Forleo avrà espresso le sue preferenze. Solo allora il gip potrà presentare ricorso al Tar.

MANCINO - «Sono vicende portate davanti al plenum che creano un'inevitabile sofferenza» ha affermato il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. «Non è facile dire ad un magistrato - ha aggiunto Mancino - vai a lavorare in un'altra sede».

LE MOTIVAZIONI - Due le condotte contestate alla Forleo: le sue dichiarazioni pubbliche ad «Annozero» su «poteri forti» che anche per il tramite di «soggetti istituzionali» avrebbero interferito nelle sue funzioni, proprio mentre da gip si stava occupando dell'inchiesta sulle scalate bancarie; e i rilievi mossi dalla Forleo ai colleghi della procura titolari di quell'inchiesta, con cui si spinse sino a protestare ritenendo che stessero insabbiando tutto.
Le denunce ad «Annozero» sono «gravemente sproporzionate rispetto ai fatti emersi» (l«'asserito invito alla prudenza» del Pg di Milano nella gestione delle intercettazioni di quella inchiesta e le presunte «pressioni» sul Pg della Cassazione perché le avviasse un'azione disciplinare), e hanno determinato «allarme» e «discredito» sui colleghi «obiettivamente infondati».
Mentre le critiche rivolte ai pm dell'inchiesta sulle scalate dimostrano un rapporto caratterizzato da «eccessiva disinvoltura», «contrario» alla deontologia e «indicativo di un pregiudizio accusatorio incompatibile con l'imparzialità richiesta».
Nell'insieme è emersa una «marcata carenza di equilibrio» da parte della Forleo, una «abnorme personalizzazione» delle vicende processuali a lei affidate e una «propensione a condotte vittimistiche», tali da determinare «contrasti, conflitti e sospetti» nei confronti di colleghi.

COMMENTO

Ho voluto riportare la notizia così com'è stata data dai due più grandi quotidiani italiani.


Mi pare non si possa revocare in dubbio che il CSM, così com'è composto per legge oggi, non lascia nella pubblica opinione più avvertita una buona impressione.


Fa specie che magistrati come Livio Pepino e Fabio Roia hanno motivato, per quel che è possibile capire dal resoconto giornalistico, la proposta di trasferimento.


Ancor più sgradevole è l'affermazione di rammarico di Nicola Mancino (ex-DC d.o.c.), che suona, almeno al mio orecchio, parecchio ipocrita.


Il succo della vicenda che ha visto coinvolti due magistrati (uno Luigi De Magistris Pubblico Ministero, l'altro Clementina Forleo Giudice per le Indagini Preliminari) è nè più e nè meno di quello che si deduceva un tempo (oggi non so se ci sono più) dai cartelli di pericolo affissi ai pali dell'energia elettrica delle Ferrovie: "Chi tocca i fili, muore".


Adesso sappiamo che non è consentito ai 'magistrati scomodi' di fare 'inchieste scomode' e, di conseguenza, 'dichiarazioni pubbliche scomode'.


Sappiamo che se i 'magistrati scomodi' che fanno 'inchieste scomode ' rilasciano'dichiarazioni scomode' sono rapidamente colpiti, pur nel rispetto delle forme procedurali, mentre tanti altri magistrati, come osserva la Forleo, in passato hanno fanno interventi e dichiarazioni di ogni genere senza alcun contraccolpo e, presumo, ne faranno ancora molte, a condizione che non siano 'magistrati scomodi' che fanno 'inchieste scomode' e che rilasciano 'dichiarazioni scomode'.


Se questo è oggi il CSM è logico opinare e temere cosa sarà domani, dopo la annunciata (e minacciata) riforma che Silvio Berlusconi intende fare e farà.


Luigi DeMagistris, dopo che la Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso contro le decisioni del 'plenum' del CSM, ha accettato il trasferimento come giudice giudicante a Napoli, Clementina Forleo invece annuncia ancora battaglia.


Al primo va la mia ammirazione e solidarietà per avere fatto l'inimmaginabile, alla seconda il mio incoragguiamento a non mollare, mai.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo con le ultime valutazioni.

La Forleo non caverà un ragno dal buco, però.
Forse.

Madda

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Secondo me, senza dubbio, non ce la farà.