Roberto Ormanni
Direttore de
IL PARLAMENTARE
13 maggio 2008
L’avvocato Nicola Paolo Di Girolamo, uno dei volti nuovi tra i parlamentari eletti all’estero, senatore del Partito della Libertà, è indagato per falso in atto pubblico e violazione della legge elettorale.
Il pubblico ministero Giovanni Bombardieri, della Procura di Roma, che indaga sulle irregolarità nelle elezioni all’estero, sta mettendo insieme i primi pezzi di un mosaico complesso: schede elettorali false, voti espressi da chi non ne aveva diritto, mancanza di requisiti da parte di alcuni candidati. Nei giorni scorsi gli inquirenti hanno raccolto diverse denunce, una relazione d’ufficio presentata dal presidente vicario della Corte d’Appello di Roma, Claudio Fancelli, responsabile della commissione di verifica degli eletti, e ora l’indagine si avvia ad una svolta.
L’avvocato Di Girolamo, 48 anni, eletto nella circoscrizione Europa con 24mila e 500 voti, si è aggiudicato uno dei due seggi al Senato (l’altro è andato al candidato del Pd, Claudio Micheloni, con 36mila 445 voti). Di Girolamo risulta residente in Belgio ad un indirizzo del comune di Etterbeek, nella regione di Bruxelles. Ma dagli accertamenti degli investigatori è risultato che nell’autocertificazione presentata dal candidato è indicata una strada e un numero civico che appartengono invece al comune di Woluwe Saint Pierre, sempre nella regione di Bruxelles.
I magistrati hanno perciò convocato in Procura, per interrogarlo come “persona informata sui fatti”, il primo dei non eletti della lista del Pdl al Senato per l’Europa: Raffaele Fantetti è stato sentito per oltre due ore, ieri mattina, e ha sostanzialmente confermato alcune circostanze “anomale” che aveva già riportato in un esposto presentato alla Procura nelle scorse settimane.
In seguito all’interrogatorio, il pubblico ministero ha disposto delle verifiche sulla residenza di Di Girolamo e sugli eventuali cambiamenti di indirizzo degli ultimi mesi.
E’ così emerso che in effetti la dichiarazione del candidato Nicola Paolo Di Girolamo e la sua residenza non corrispondevano. In particolare, l’indirizzo indicato nel comune di residenza corrisponde in realtà ad un altro comune non molto distante. Ma c’è di più: l’8 maggio scorso, ossia dopo l’inizio delle indagini, il senatore ormai già eletto avrebbe chiesto la residenza al comune di Etterbeek, lo stesso indicato nell’autocertificazione allegata alla candidatura.
In sostanza, il senatore avrebbe dichiarato il falso nell’autocertificazione, equivalente ad un atto pubblico, e avrebbe violato la legge elettorale facendo risultare di essere in possesso dei requisiti necessari per la candidatura (la residenza all’estero) che invece, stando a quanto accertato fino a questo momento) sarebbe stata regolarizzata soltanto successivamente.
Questi i motivi che hanno indotto la Procura ad iscrivere nel registro degli indagati Nicola Paolo Di Girolamo, l’avvocato che in passato ha condotto azioni legali collettive per far ottenere ai lavoratori all’estero l’assistenza previdenziale italiana, e che è socio di una banca di Lugano.
Anche l’iscrizione all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero, l’avvocato Di Girolamo l’avrebbe completata, secondo quanto risulta ai Pm, soltanto il 17 febbraio scorso. Ma in questo caso non c’è nulla di male: formalmente l’iscrizione non è obbligatoria a meno che l’italiano che risiede all’estero non voglia votare o candidarsi alle elezioni nel suo Paese d’origine.
Certo però ora il Pm vuole vederci più chiaro e non è escluso che nei prossimi giorni voglia interrogare il senatore. Intanto gli investigatori stanno riordinando i documenti raccolti e, nel frattempo, stanno preparando già una prima comunicazione per la giunta per le elezioni del Senato, che nelle prossime ore dovrà affrontare la spinosa questione della convalida degli eletti. Se la giunta dovesse ritenere che il senatore Di Girolamo non aveva i requisiti per candidarsi, dovrebbe dichiarare eletto al suo posto Raffaele Fantetti. Questa però è una decisione che spetta solo all’organo del Senato.
Parallelamente al “caso Di Girolamo” la procura sta esaminando le migliaia di schede, provenienti in gran parte dalle circoscrizioni americane ma anche dall’Europa, sulle quali ci sono sospetti di irregolarità. In alcuni casi le schede sarebbero diverse da quelle fatte stampare dagli uffici consolari, in altri sarebbero state votate non dagli elettori che ne avevano diritto. Si tratta di indagini lunghe e complesse, soprattutto perché queste ipotesi di lavoro dovrebbero essere verificate interrogando gli elettori e i funzionari consolari che sono all’estero.
Gli inquirenti inoltre stanno procedendo ad un controllo delle firme di sostegno alle candidature. In alcuni casi sembra che gli elettori abbaino firmato non in presenza dei funzionari consolari incaricati di autenticare le firme. Si tratterebbe dunque di accertare se quelle firme, alle quali corrispondono gli estremi di documenti d’identità, che solo successivamente sarebbero state autenticate (e anche questo sarebbe un falso e una violazione della legge elettorale). Se i magistrati dovessero accertare una simile circostanza, il reato sarebbe contestato anche ai responsabili di quegli uffici consolari che avrebbero proceduto all’autentica delle firme in assenza degli elettori. Ma per questo capitolo l’inchiesta non ha ancora messo a fuoco precise irregolarità e responsabilità.
Un terzo filone dell’indagine riguarda proprio i controlli sulla residenza dei candidati. In questo caso le verifiche sono più facili e rapide e il Pm Bombardieri ha cominciato dai nomi nuovi eletti in questa tornata.
Al momento, è bene chiarirlo, oltre al caso del senatore Di Girolamo, non ci sono altri indagati o altre ipotesi di reato contestate. Ma il quadro che si prospetta ai magistrati è molto articolato.
I nuovi ingressi in Parlamento riguardano soprattutto il Pdl che anche all’estero questa volta si è presentato unito.
In Europa, alla Camera il Pd ha ottenuto 3 seggi con circa 205mila voti pari a poco più del 40 per cento delle preferenze. Eletti sono Laura Garavini (25.070), Franco Narducci (21.496) e Gianni Farina (21.228).
Due i seggi del Pdl, che ha ottenuto 171.658 voti pari al 33,77 per cento del totale: gli eletti sono Aldo Di Biagio (13.624) e Guglielmo Picchi (13.014).
Il sesto posto alla Camera è andato di nuovo ad Antonio Razzi (3.436), di Italia dei Valori, terzo partito in Europa con 41.589 voti pari al 8,18 per cento.
La circoscrizione Asia, Africa, Oceania, Antartide ha riconfermato i rappresentanti del Pd sia alla Camera che al Senato: rispettivamente Marco Fedi (12mila 500 voti) e Nino Randazzo (poco più di 11mila voti).
Per l’America settentrionale e centrale l’unico seggio al Senato è andato al Pdl con Basilio Giordano (13mila voti) mentre alla Camera un seggio è del Pd con Gino Bucchino (circa 15mila voti) e uno al Pdl con Amato Berardi (11mila voti).
In Sud America i due posti al Senato sono andati a Esteban Juan Caselli del Pdl (48mila voti) e Mirella Giai del Movimento Associativo Italiani all’Estero (Maie) con poco più di 22mila voti. Il Maie ha conquistato anche uno dei tre seggi della Camera con Ricardo Merlo (50mila voti) mentre gli altri due sono andati a Giuseppe Angeli del Pdl (14mila voti) e a Fabio Porta del Pd (circa 16mila voti).
Questo lo scenario sul quale ora stanno lavorando i magistrati della Procura di Roma.
Roberto Ormanni
Il pubblico ministero Giovanni Bombardieri, della Procura di Roma, che indaga sulle irregolarità nelle elezioni all’estero, sta mettendo insieme i primi pezzi di un mosaico complesso: schede elettorali false, voti espressi da chi non ne aveva diritto, mancanza di requisiti da parte di alcuni candidati. Nei giorni scorsi gli inquirenti hanno raccolto diverse denunce, una relazione d’ufficio presentata dal presidente vicario della Corte d’Appello di Roma, Claudio Fancelli, responsabile della commissione di verifica degli eletti, e ora l’indagine si avvia ad una svolta.
L’avvocato Di Girolamo, 48 anni, eletto nella circoscrizione Europa con 24mila e 500 voti, si è aggiudicato uno dei due seggi al Senato (l’altro è andato al candidato del Pd, Claudio Micheloni, con 36mila 445 voti). Di Girolamo risulta residente in Belgio ad un indirizzo del comune di Etterbeek, nella regione di Bruxelles. Ma dagli accertamenti degli investigatori è risultato che nell’autocertificazione presentata dal candidato è indicata una strada e un numero civico che appartengono invece al comune di Woluwe Saint Pierre, sempre nella regione di Bruxelles.
I magistrati hanno perciò convocato in Procura, per interrogarlo come “persona informata sui fatti”, il primo dei non eletti della lista del Pdl al Senato per l’Europa: Raffaele Fantetti è stato sentito per oltre due ore, ieri mattina, e ha sostanzialmente confermato alcune circostanze “anomale” che aveva già riportato in un esposto presentato alla Procura nelle scorse settimane.
In seguito all’interrogatorio, il pubblico ministero ha disposto delle verifiche sulla residenza di Di Girolamo e sugli eventuali cambiamenti di indirizzo degli ultimi mesi.
E’ così emerso che in effetti la dichiarazione del candidato Nicola Paolo Di Girolamo e la sua residenza non corrispondevano. In particolare, l’indirizzo indicato nel comune di residenza corrisponde in realtà ad un altro comune non molto distante. Ma c’è di più: l’8 maggio scorso, ossia dopo l’inizio delle indagini, il senatore ormai già eletto avrebbe chiesto la residenza al comune di Etterbeek, lo stesso indicato nell’autocertificazione allegata alla candidatura.
In sostanza, il senatore avrebbe dichiarato il falso nell’autocertificazione, equivalente ad un atto pubblico, e avrebbe violato la legge elettorale facendo risultare di essere in possesso dei requisiti necessari per la candidatura (la residenza all’estero) che invece, stando a quanto accertato fino a questo momento) sarebbe stata regolarizzata soltanto successivamente.
Questi i motivi che hanno indotto la Procura ad iscrivere nel registro degli indagati Nicola Paolo Di Girolamo, l’avvocato che in passato ha condotto azioni legali collettive per far ottenere ai lavoratori all’estero l’assistenza previdenziale italiana, e che è socio di una banca di Lugano.
Anche l’iscrizione all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero, l’avvocato Di Girolamo l’avrebbe completata, secondo quanto risulta ai Pm, soltanto il 17 febbraio scorso. Ma in questo caso non c’è nulla di male: formalmente l’iscrizione non è obbligatoria a meno che l’italiano che risiede all’estero non voglia votare o candidarsi alle elezioni nel suo Paese d’origine.
Certo però ora il Pm vuole vederci più chiaro e non è escluso che nei prossimi giorni voglia interrogare il senatore. Intanto gli investigatori stanno riordinando i documenti raccolti e, nel frattempo, stanno preparando già una prima comunicazione per la giunta per le elezioni del Senato, che nelle prossime ore dovrà affrontare la spinosa questione della convalida degli eletti. Se la giunta dovesse ritenere che il senatore Di Girolamo non aveva i requisiti per candidarsi, dovrebbe dichiarare eletto al suo posto Raffaele Fantetti. Questa però è una decisione che spetta solo all’organo del Senato.
Parallelamente al “caso Di Girolamo” la procura sta esaminando le migliaia di schede, provenienti in gran parte dalle circoscrizioni americane ma anche dall’Europa, sulle quali ci sono sospetti di irregolarità. In alcuni casi le schede sarebbero diverse da quelle fatte stampare dagli uffici consolari, in altri sarebbero state votate non dagli elettori che ne avevano diritto. Si tratta di indagini lunghe e complesse, soprattutto perché queste ipotesi di lavoro dovrebbero essere verificate interrogando gli elettori e i funzionari consolari che sono all’estero.
Gli inquirenti inoltre stanno procedendo ad un controllo delle firme di sostegno alle candidature. In alcuni casi sembra che gli elettori abbaino firmato non in presenza dei funzionari consolari incaricati di autenticare le firme. Si tratterebbe dunque di accertare se quelle firme, alle quali corrispondono gli estremi di documenti d’identità, che solo successivamente sarebbero state autenticate (e anche questo sarebbe un falso e una violazione della legge elettorale). Se i magistrati dovessero accertare una simile circostanza, il reato sarebbe contestato anche ai responsabili di quegli uffici consolari che avrebbero proceduto all’autentica delle firme in assenza degli elettori. Ma per questo capitolo l’inchiesta non ha ancora messo a fuoco precise irregolarità e responsabilità.
Un terzo filone dell’indagine riguarda proprio i controlli sulla residenza dei candidati. In questo caso le verifiche sono più facili e rapide e il Pm Bombardieri ha cominciato dai nomi nuovi eletti in questa tornata.
Al momento, è bene chiarirlo, oltre al caso del senatore Di Girolamo, non ci sono altri indagati o altre ipotesi di reato contestate. Ma il quadro che si prospetta ai magistrati è molto articolato.
I nuovi ingressi in Parlamento riguardano soprattutto il Pdl che anche all’estero questa volta si è presentato unito.
In Europa, alla Camera il Pd ha ottenuto 3 seggi con circa 205mila voti pari a poco più del 40 per cento delle preferenze. Eletti sono Laura Garavini (25.070), Franco Narducci (21.496) e Gianni Farina (21.228).
Due i seggi del Pdl, che ha ottenuto 171.658 voti pari al 33,77 per cento del totale: gli eletti sono Aldo Di Biagio (13.624) e Guglielmo Picchi (13.014).
Il sesto posto alla Camera è andato di nuovo ad Antonio Razzi (3.436), di Italia dei Valori, terzo partito in Europa con 41.589 voti pari al 8,18 per cento.
La circoscrizione Asia, Africa, Oceania, Antartide ha riconfermato i rappresentanti del Pd sia alla Camera che al Senato: rispettivamente Marco Fedi (12mila 500 voti) e Nino Randazzo (poco più di 11mila voti).
Per l’America settentrionale e centrale l’unico seggio al Senato è andato al Pdl con Basilio Giordano (13mila voti) mentre alla Camera un seggio è del Pd con Gino Bucchino (circa 15mila voti) e uno al Pdl con Amato Berardi (11mila voti).
In Sud America i due posti al Senato sono andati a Esteban Juan Caselli del Pdl (48mila voti) e Mirella Giai del Movimento Associativo Italiani all’Estero (Maie) con poco più di 22mila voti. Il Maie ha conquistato anche uno dei tre seggi della Camera con Ricardo Merlo (50mila voti) mentre gli altri due sono andati a Giuseppe Angeli del Pdl (14mila voti) e a Fabio Porta del Pd (circa 16mila voti).
Questo lo scenario sul quale ora stanno lavorando i magistrati della Procura di Roma.
Roberto Ormanni
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