La riesumazione di Padre Pio è nuova linfa anche per i proprietari degli oltre 140 hotel e affittacamere che affollano San Giovanni Rotondo: un centinaio sono stati costruiti in deroga al piano urbanistico nell’anno del Giubileo, nell’illusione del miracolo perenne. In realtà, otto anni dopo, tre quarti di loro sono sul lastrico: il pienone dura tre o quattro giorni l’anno, per il resto sono pochi grandi hotel a fare cassa. Colpa delle «soprastimate attese giubilari» e del «deleterio meccanismo delle realizzazioni in deroga», si legge nel Documento per la formazione del piano urbanistico generale, che spiega come dal 1998 si sia determinato «un sostanziale triplicamento dell’offerta nel giro di cinque anni». E chi aveva investito sul turismo religioso, ora sta facendo di tutto per far accorciare i tempi per il cambio di destinazione d’uso, riconvertendola da turistica ad abitativa. Solo tra venticinque anni, infatti, le stanze d’albergo deserte potranno trasformarsi in appartamenti e negozi.
Basta che non facciano troppa concorrenza ai distributori automatici di medagliette e ceri posizionati nel santuario. A pochi metri dalla salma c’è anche la pesca – gli incassi, spiegano, serviranno a sostenere i percorsi di vocazione di nuovi frati – , c’è il bollettino postale per finanziare la costruzione di una «Casa di riposo per sacerdoti anziani di tutto il mondo» - il tariffario va dai 30 euro per un mattone, ai 650 per un tavolino per refettorio, ai 500 mila euro per la fornitura dell’infermeria. C’è anche una bacheca dove ritirare il modulo prestampato per scrivere una «Lettera a San Pio». I Frati Cappuccini invitano a buttare giù qualche riga quando «sei triste, scoraggiato, abbattuto, sfiduciato». Per trovare l’ispirazione, basterebbe una giornata in questo supermercato della fede, dove la cassa chiude alle sette di sera.
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