Edmondo Berselli
L'Espresso
18 luglio 2008
Ministri che si dedicano alle proprie fissazioni, senza senso delle cose, ordine, accuratezza. Il governo Berlusconi non ha un programma
Adesso pare che il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini, definita a suo tempo dai supporter "tenero germoglio del berlusconismo", si sia concentrata sul voto in condotta. Interessante. Collegare il profitto, come si chiamava una volta, quando c'erano le mezze stagioni, al comportamento. Ecco la soluzione ai problemi della scuola. Anzi, con il ripristino del sette in condotta e della bocciatura in tutte le materie in caso di infrazioni gravi, ecco un possibile impegno per il programma di governo.
Quale programma? Già, è vero. Il governo Berlusconi non ha un programma. Ma se è per questo il centrodestra non ha nemmeno una cultura. Sono lontani se non lontanissimi i tempi in cui il Cavaliere si proponeva come il rappresentante domestico di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, nel nome del neoliberismo e del taglio delle tasse. Altri giorni, allorché re Silvio prometteva meno tasse per tutti e il 'sogno'. Altre estati allorché il divo Berlusconi, fra un vulcano artificiale e una serata con le señoritas si proponeva come l'interprete nostrano dello spirito neoconservatore.
Anche Berlusconi alla fine dev'essersi convinto, come accadde a Benito Mussolini che "governare gli italiani non è difizzile, è inuttile!". E quindi si dedica a importanti strategie internazionali, puntando sulla sua trascinante simpatia: dove nessuno lo prende sul serio, ma che lui presenta come grandi innovazioni geopolitiche. Al G8 di Tokyo: aumento dei depositi sui futures, per bloccare la speculazione (la proposta, scrivono freddamente le cronache, non è stata presa in considerazione). E poi: i governi fissino un tetto al prezzo del petrolio! Idem con patate. La prossima volta, per stupire il mondo, verrebbe bene una proposta sugli Ufo, magari presentati come "i nostri amici sconosciuti" (quelli conosciuti sono Putin e Sarkozy).
In sostanza, il Popolo della libertà non possiede più le 'ricette' per "il nuovo, grande, straordinario miracolo italiano" che Berlusconi promise nel 1994 all'epoca della discesa in campo. Non sa più che cosa dire sul "nostro tesoro nascosto, il Mezzogiorno". Ha rinunciato alle fantasmagorie sulle tasse e alla curva di Laffer. Si butterà sulle riforme costituzionali per far credere di esistere e per confermare a suon di decisioni l'egemonia della destra sulla politica italiana. E nel frattempo darà corpo al suo vero programma: che consiste nell'integrare gli interessi di riferimento della destra in una struttura corporata, in modo che possa spolpare il lavoro dipendente. Le corporazioni potranno prosperare, mentre gli altri pagheranno con l'inflazione il prezzo della prosperità altrui.
In sostanza, il Popolo della libertà non possiede più le 'ricette' per "il nuovo, grande, straordinario miracolo italiano" che Berlusconi promise nel 1994 all'epoca della discesa in campo. Non sa più che cosa dire sul "nostro tesoro nascosto, il Mezzogiorno". Ha rinunciato alle fantasmagorie sulle tasse e alla curva di Laffer. Si butterà sulle riforme costituzionali per far credere di esistere e per confermare a suon di decisioni l'egemonia della destra sulla politica italiana. E nel frattempo darà corpo al suo vero programma: che consiste nell'integrare gli interessi di riferimento della destra in una struttura corporata, in modo che possa spolpare il lavoro dipendente. Le corporazioni potranno prosperare, mentre gli altri pagheranno con l'inflazione il prezzo della prosperità altrui.
Basta guardare alle prese di posizione dei ministri e dei principali esponenti del Pdl, per capire che cosa sta succedendo. Poiché non esiste più una cultura comune nella destra, ogni protagonista si sente autorizzato a esprimere le sue manie. È una congrega di fissati, ognuno dei quali coltiva da decenni un pensiero fisso, attraverso il quale pensa di risolvere a cascata tutti i problemi nazionali. Oltre alla signora fissata con i grembiuli a scuola, c'è quello delle impronte digitali, quello del federalismo fiscale, quello dei fannulloni nel pubblico impiego, quello dell'abolizione del valore legale del titolo di studio. Ognuno convinto che c'è un modo per penetrare nel meccanismo della società, un problema che, una volta risolto con una trovatina, si ripercuoterà beneficamente su tutti gli aspetti del vivere civile.
Abolire i limiti di velocità in autostrada, permettere la deducibilità fiscale delle spese. Mandare l'esercito nelle città. La tolleranza zero. Multare quelli che fanno pipì nei parchi. Ripristinare le pene corporali. Vietare le sigarette ai giardini pubblici. Sono le soluzioni semplici a cui si affezionano le anime semplicissime. Tutti coloro che ignorano la complessità delle società contemporanee, gli interessi in gioco, la rete degli effetti. D'altronde, il miglior talento del governo, Giulio Tremonti, è l'inventore dei condoni, dell'ipoteca sulla proprietà delle case, della Robin Tax, della social card.
In realtà il governo non farà nulla. Per fare qualcosa ci vuole senso delle cose, ordine, accuratezza. Una compagnia di fissati si dedicherà alle proprie fissazioni. Chi ad acquistare coltelli di notte, chi a parlare di donne, chi a convincere il bar che i bambini zingari vanno strappati ai genitori, eventualmente per farli partecipare a qualche reality show strappalacrime. Perché c'è una soluzione per tutto. Anche se si ignora quale sia il problema.
2 commenti:
Con teste pensanti come Berselli dov'è andato a pescare il 'nuovo' Veltroni ?
Lo sciagurato dirà di sì !
Azzecatissimo il titolo di questo articolo!
Madda
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