lunedì 9 marzo 2009

Crisi, allarme Ue: altri 6 milioni di disoccupati entro il 2010


ROMA - Una "recessione senza precedenti che potrebbe causare altri 6 milioni di disoccupati entro il 2010" e produrre "gravi conseguenze sociali per le famiglie e le persone". Sono le considerazioni del progetto di documento del "Comitato per l'occupazione e per la protezione sociale", contenente i messaggi chiave del Consiglio Epsco al Consiglio europeo di primavera. Nelle ultime stime Ue si era parlato della perdita di 3,5 milioni di posti di lavoro solo per il 2009 e di un tasso di disoccupazione per la zona euro pari al 9,25%.

Per il Consiglio Epsco (Consiglio per l'occupazione, la politica sociale, salute e consumatori) la crisi economica e finanziaria "sta arrecando grossi danni ed esige interventi urgenti" a partire da misure che evitino il ritiro prematuro dal lavoro e da sistemi pensionistici adeguati e sostenibili a lungo termine.

Prevenire la perdita dei posti di lavoro. "In molti stati membri - si legge nel documento che sarà approvato oggi dai ministri del Lavoro - la maggiore flessibilità consente ora alle imprese di adeguare rapidamente la propria capacità produttiva. Ma il rapido aumento della disoccupazione è al centro delle preoccupazioni dei cittadini dell'Ue per incentivare l'occupazione, prevenire e limitare la perdita dei posti di lavoro e le ripercussioni sociali sono necessarie misure tempestive, temporanee e mirate".

Le linee d'azione. Per prevenire e combattere la disoccupazione "senza intaccare le riforme del mercato del lavoro" il Consiglio Epsco esorta gli Stati membri a dare precedenza immediata ad alcune linee d'azione. Innanzi tutto "evitare le misure che favoriscono il ritiro prematuro dalla vita lavorativa, quali programmi di prepensionamento o limiti d'età per le opportunità di formazione, in modo tale da mantenere e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro". Non solo si ribadisce, come più volte sollecitato dall'Ue in particolare all'Italia, di "affrontare l'adeguatezza e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi pensionistici con riforme adeguate", incluso il raggiungimento dell'obiettivo di Lisbona di un tasso di occupazione dei lavoratori più anziani pari al 50% e il miglioramento della posizione dei percettori di salari bassi, anche in un periodo di recessione.

"Flessicurezza". Il Consiglio ancora indica come sia necessario "sostenere l'accesso all'occupazione e agevolare l'ingresso nel mercato del lavoro e la mobilità al suo interno per abbreviare i periodi di disoccupazione e aumentare la partecipazione sia delle donne che degli uomini". I principi comuni di "flessicurezza" offrono "utili orientamenti per modernizzare ulteriormente i mercati del lavoro". E' prioritario "rafforzare l'accesso alla formazione e alle misure attive del mercato del lavoro per disoccupati, lavoratori a rischio di licenziamento e altri gruppi vulnerabili affinchè restino attivi, sia migliorata la loro occupabilità e sia assicurata la loro disponibilità ad approfittare di nuove opportunità professionali create dalla ripresa".

Verso un'economia a basse emissioni di CO2. Occorre infine "sostenere l'occupazione e la creazione di posti di lavoro con misure intese a stabilizzare l'economia, promuovere la transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2 e potenziare gli investimenti nella ricerca e sviluppo nonché nei settori a rapida crescita". E dare la precedenza "agli investimenti nelle infrastrutture pubbliche capaci di rafforzare la struttura economica e creare rapidamente nuovi posti di lavoro".

Impegno per l'inclusione sociale. Un capitolo è dedicato anche al maggiore impegno per l'inclusione sociale e gli obiettivi della protezione sociale. In questo contesto gli Stati membri dovrebbero puntare soprattutto a "perseguire la riduzione della povertà e la coesione sociale con strategie globali rafforzate per combattere e prevenire la povertà e l'esclusione sociale dei bambini, inclusa una maggiore offerta di strutture di assistenza all'infanzia di qualità, accessibili anche economicamente, e delle persone con disabilità, la comparsa di nuovi gruppi a rischio di esclusione, quali i giovani, e nuove situazioni di rischio, compreso il sovraindebitamento". Occorrono poi sforzi per combattere la mancanza di domicilio fisso "quale forma estremamente grave di esclusione, fronteggiare i molteplici svantaggi a cui sono confrontati i Rom e la loro vulnerabilità nei confronti dell'esclusione sociale e promuovere l'inclusione sociale dei migranti". Bisogna infine migliorare l'efficienza dei servizi sanitari e ridurre le disparità in campo sanitario, fornire qualità nelle cure a lungo termine, assicurare un invecchiamento nella salute e nella dignità.

(9 marzo 2009)

1 commento:

Anonimo ha detto...

secondo me l'unica cosa da fare è investire di più nella formazione! io sono dovuto fuggire dall'università a gambe levate... mi sono iscritto all'università telematica UNISU perchè era impossibile seguire le lezioni in aule affollate, con professori che non avevano i materiali adeguati per spiegare... come pensiamo di uscire dalla crisi se non investendo sull'università?