Semmai, vuole portare ad una riflessione, ad un approfondimento.
In clima di sicurezza assoluta, di campagna e propaganda per una Italia assicurata dalla presenza degli eserciti e di un Governo che riesca a confortare la cittadinanza, stupisce un po’ una tendenza esplosa negli ultimi due o tre mesi, relativa ad un aumento testosteronico violento, tutto firmato Romania e Nigeria.
Gli ultimi episodi di violenza sessuale, raccontano di ragazze di giovane età, localizzate in diverse regioni italiane. Ragazze ignare del pericolo. Pure. Sconvolte ora dal dramma della violenza subita.
Dall’inizio del 2009, i casi di stupro in Italia si sono via via moltiplicati.
Le Regioni più colpite: Lazio e Lombardia.
Ciò che impone una riflessione, è questa atmosfera antirazziale unita a questa incredibile ondata di violenza, sempre e comunque ad opera di Romeni. O Nigeriani.
Viene da chiedersi: quante donne italiane denunciano la violenza subita? Quante di esse, vengono stuprate da connazionali? E che fine fanno le statistiche condotte fin qui, da cui si evince che – dati del 2006 relativi al Rapporto sulla criminalità – il 65% dei violentatori era italiano?
Vero è, che esponenzialmente la popolazione di immigrati nel nostro Paese cresce quotidianamente, ma appare inverosimile il fatto – oramai confermato attraverso tutti i media – che lo stupratore oggi parla una lingua straniera. Nessuno spazio per l’aggressore nostrano. Sparito dalle cronache. Protetto da violentatori extracomunitari. Sempre più spesso clandestini.
Non male per portare avanti una campagna politica che si sta fondando sulla pulizia etnica ed un concetto astratto di sicurezza. Astratto, per il solo fatto che, tutta questa campagna contro lo straniero, sta sviluppando nella cittadinanza italiana, un odio epocale contro qualsiasi etnia presente sul nostro territorio.
Le cronache parlano di tentativi di linciaggio: mai accaduto prima d’ora.
Sono lontani i giorni in cui le varie fazioni politiche, inneggiavano ad una piena apertura nei confronti degli immigrati nel nostro Paese. Le porte italiane all’extracomunitario, furono aperte. Per arrivare alle cronache dei nostri giorni, attraverso il quale è palese evincere, come non siamo stati in grado di recepire queste persone, accoglierle, renderle non un fantasma delle nostre paure, bensì una parte della nostra cultura aperta al dialogo.
Ora tutto questo, passa al setaccio di una chiusura violenta verso chiunque non abbia il nostro colore di pelle. La nostra nazionalità.
Un lungo elenco di percentuali, ad avallare la necessità di espellere dalla nostra storia, qualsivoglia forma di immigrazione: la popolazione di immigrati, è attualmente pari al 6% del totale sul nostro territorio. Nel 2006, la percentuale di immigrati denunciati per stupro nel nostro Paese, è stata pari al 38%. Primi fra tutti, i Romeni, con un 6,8%, seguiti dai marocchini – 5,9% - e dagli albanesi – 3,7%.
E gli stupratori italiani, che fine hanno fatto? Perché non rientrano più in alcuna classifica? Perché non risulta da alcuna statistica, la presenza di violentatori nostrani, così come è sempre – aimhè – accaduto in passato?
Come sempre accade, è necessario riuscire ad avere una visione quanto più possibile aperta alla riflessione globale di un problema che fiacca la nostra società.
Peraltro, in tutto questo fiaccolare di violenza straniera, l’animale nostrano si aggira perverso nelle pieghe nascoste e nelle trame dei nostri giorni. Protetto dallo straniero, ora reso più verosimilmente colpevole dall’opinione pubblica e dal Sistema.
Stupra, ma non viene denunciato. O forse, nell’immaginario collettivo, lo stesso stupratore nazionale, parla con un accento straniero. Così che la coscienza si possa pulire, gettando addosso ad altri la responsabilità di un gesto estremo.
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