sabato 14 marzo 2009

Grandi opere, grandi bluff

ANTONIO DI PIETRO
14 Marzo 2009

Riporto una mia intervista, rilasciata ieri al quotidiano L'Unità, dove spiego l'origine, i percorsi e la destinazione dei 18 miliardi annunciati dal governo per avviare i cantieri delle grandi opere.

L'Unità: Cos’è il piano infrastrutture?
Antonio Di Pietro: «Il governo Berlusconi 2001-2006 fece la Legge Obiettivo, procedure semplificate per grandi opere necessarie».

L'Unità: Che lei ha condiviso?
Antonio Di Pietro: «Che in linea di principio l’Ulivo, tranne qualche resistenza, ha condiviso. Criticammo pero’ il piano perchè il governo aveva individuato una serie di opere inutili e non realizzabili. Servivano 130 miliardi subito, per cominciarle. Altri 200 per completarle. Un libro dei sogni in cui ognuno aveva cercato di metterci il ponte di casa sua».

L'Unità: Nel 2006 vince l’Unione e conferma la legge Obiettivo.
Antonio Di Pietro: «Cercando però di riempirla di contenuti possibili. Come ministro delle Infrastrutture, andando regione per regione dopo aver discusso con tutti i governatori, individuammo 30 miliardi da spendere in cinque anni per una lista di opere scelte dalle stesse regioni perché necessarie ai rispettivi territori».

L'Unità: L’Unità ha pubblicato mercoledì l’elenco di opere prioritarie per la Calabria, soprattutto strade. Nel piano attuale non ne è rimasta mezza.
Antonio Di Pietro: «Appunto. Questo per dire che noi non siamo quelli del “No”, sempre, a prescindere. Ma quelli del fare quello che serve ed è possibile».

L'Unità: Priorità e urgenze invece che sogni grandiosi. Ad esempio?
Antonio Di Pietro: «Il nodo ferroviario di Palermo, ce lo aveva chiesto Cuffaro perché lo considerava fondamentale. Idem per la circumetnea a Catania. Il governo Prodi trovo’ subito, ad esempio, 2 miliardi e mezzo per il MOSE, l’alta velocità Bologna-Milano, il passante di Mestre. Tutte opere consegnate in questi mesi dal premier Berlusconi. Ma le avevamo sbloccate noi, con la legge Obiettivo, con soldi veri, erano priorità e le abbiamo realizzate.

L'Unità: E il ponte sullo Stretto? Berlusconi ha stanziato un miliardo e 300 milioni.
Antonio Di Pietro: «Soldi vecchi, tolti da altre opere necessarie per la Sicilia e la Calabria e riciclati nel ponte. Ecco perchè si lamenta così tanto Lombardo (il segretario Mpa). Quella del Ponte è una storia emblematica. Serve un po’ di pazienza...».

L'Unità: Prego.
Antonio Di Pietro: «Nel 2006, quando andiamo al governo, Sinistra e Verdi sono contrari all’opera e chiedono la rescissione del contratto con la società del Ponte. Chiediamo all’Avvocatura quanto costa la rescissione e ci dicono 388 milioni di euro che Impregilo e il consorzio di imprese avrebbero incassato netti, senza tasse».

L'Unità: Uno spreco.
Antonio Di Pietro: «Totale. Leggo il contratto e trovo il cavillo: manca il progetto esecutivo, Impregilo non lo ha ancora presentato, solo quello costa 60 milioni. Impregilo capisce e fa un passo indietro. Senza il progetto io posso, con un giro di competenze dal ministero dell’Economia all’Anas, stornare il miliardo e 300 milioni già presenti nelle casse della Società dello Stretto su altri progetti viari per Sicilia e Calabria e non pagare alcuna penale».

L'Unità: Un giro di valzer di milioni?
Antonio Di Pietro: «Togliamo soldi a un capitolo come il Ponte sullo Stretto per darne a un altro utile. A cosa servirà il Ponte se la Calabria non ha le vie d’accesso al Ponte?>>.

L'Unità: Berlusconi dice che il Ponte - inizio lavori 2010, fine nel 2016 - porterà cantieri, lavoro, un antidoto alla crisi.
Antonio Di Pietro: «Falso. Primo perchè chissà mai quando sarà cantierato il primo lotto del Ponte: ancora oggi non esiste il progetto esecutivo, sappiamo che ci saranno due piloni davanti a Reggio Calabria ma non esistono calcoli sul cemento necessario. Secondo perchè non ci sono altri soldi. Per gli altri lavori, invece, quelli del nostro piano regionale, i cantieri potevano essere già aperti. I soldi erano già assegnati».

L'Unità: Altri esempi?
Antonio Di Pietro: «Il terzo valico, quel tunnel di 42 km che dovrà collegare il sistema portuale di Genova con la Torino-Lione».

L'Unità: Bello, Genova come Marsiglia e i grandi nodi portuali.
Antonio Di Pietro: «Un altro bluff. Utile al ministro Scajola (che è di Imperia, ndr). Il problema è: dove passerà la Torino-Lione? Ancora non conosciamo il tracciato. E, come ci arrivi a Genova? In motorino? La viabilità è pessima, come puoi pensare di caricarla con altre merci?».

L'Unità: Di Pietro, ci sarà qualcosa di vero nel progetto del governo?
Antonio Di Pietro: «Quattro miliardi, su 18 annunciati, a partire dal 2010. Gli altri 14 li aveva trovati il governo Prodi destinandoli a opere assai più utili».

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