LA GENTE D'ITALIA
27 febbraio 2009
Si chiude l’inchiesta sulla “gestione della politica” dell’Udeur in Campania. L’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella e altre 23 persone tra le quali la moglie dell’ex Guardasigilli, Sandra Lonardo, si “avvicinano” alla richiesta di rinvio a giudizio. Il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore ha infatti firmato gli “avvisi di chiusura indagine” nell’inchiesta che all’inizio del 2008 rappresentò il “colpo di grazia” per il governo Prodi. Nei confronti dei coniugi Mastella (Sandra Lonardo in qualità di ex presidente del consiglio regionale della Campania) vengono ipotizzati i reati di concorso in concussione e abuso d’ufficio. Sono invece cadute le accuse di concorso esterno in associazione per delinquere contestate quando l’indagine era ancora affidata al procuratore di Santa Maria Capua Vetere Mariano Maffei (andato in pensione pochi giorni dopo “l’esplosione” dell’inchiesta).
Gli indagati, come prevede la legge, hanno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie o rendere dichiarazioni al pm. Poi, nei 30 giorni successivi, la procura può presentare la richieste di rinvio a giudizio oppure – se dagli interrogatori dovessero emergere fatti nuovi – di archiviazione. Il 15 gennaio 2008 il gip di Santa Maria Capuia Vetere Francesco Chiaromonte firmò 19 ordinanze di custodia agli arresti domiciliari che “colpirono”, tra gli altri, la moglie di Mastella, Sandra Lonardo, due assessori e il capogruppo dell’Udeur e il sindaco di Benevento.
In carcere finirono il consuocero di Mastella, l’ingegnere Carlo Camilleri, il difensore civico della Campania, Vincenzo Lucariello, e due professori universitari. Interdetti dalla professione altre tre persone tra cui il prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano, e un magistrato del Tar, Ugo De Maio. Poi gli atti, il 25 gennaio successivo, vennero trasferiti a Napoli per competenza territoriale. Il nodo centrale dell’inchiesta è rappresentato dalle pressioni che l’Udeur avrebbe esercitato in Campania per ottnere nomine in aziende sanitarie e enti locali e, perfino, per “costringere” Bassolino a cedere alle richieste dell’Udeur.
Questa la ricostruzione dell’attività del partito in Campania secondo i pm di Santa Maria Capua Vetere negli atti notificati all’epoca: “Un tessuto fatto di trame fitte, di connivenze e di complicità così forti tanto che molti enti pubblici regionali e molti enti locali campani hanno conformato le loro scelte non già improntando ogni valutazione al perseguimento di interessi pubblici, bensì asservendo il bene della cosa pubblica agli interessi di un gruppo ristretto di persone coordinate dall’ingegnere Carlo Camilleri (consuocero di Mastella, segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Sele e finito in carcere, nd.r.) che facendosi forte del potere politico amministrato dal partito Udeur orienta di fatto ogni scelta e ogni decisione di enti locali in cui sia presente uno schieramento politico di tale partito”.
“I primari ospedalieri – scrive sempre la procura casertana – non venivano nominati dai direttori generali della Asl sulla base delle loro capacità professionali, bensì sulla base delle indicazioni fornite loro da esponenti politici di rilievo”. Ma l’influenza degli amministratori della “holding” Mastella, secondo l’accusa, non si fermava alle nomine nella Sanità: “le gare di appalto per il conferimento di incarichi di progettazione – proseguono i pubblici ministeri – non venivano affidate ai professionisti che garantissero economicità, qualità ed efficienza nelle loro prestazioni verso l'ente pubblico, ma sulla base del fatto che il partito politico si sarebbe attivato, con i suoi esponenti regionali per far pervenire all'ente locale che li ha illecitamente nominati, finanziamenti pubblici erogati per realizzare le opere per le quali gli incarichi sono stati conferiti, che altrimenti le amministrazioni non avrebbero potuto mai ottenere”.
Un blocco di potere che, disse la procura sammaritana, avrebbe avuto nel ministro della Giustizia un elemento di riferimento e, allo stesso tempo, di copertura politica. E i pm di Santa Maria, sempre incompetenti per territorio, nel corso delle indagini hanno interrogato pure Bassolino, che però ha nega di aver preso decisioni a causa delle pressioni dell’Udeur. Pressioni che, secondo l’accusa, hanno invece portato, ad esempio, alla nomina di Gino Abbate alla guida del consorzio Asi (Aree di sviluppo industriale) di Benevento. E alla nomina di un assessore al comune di Cerreto Sannita ottenuta facendo capire al sindaco (che però è finito anche lui agli arresti domiciliari) che in caso contrario sarebbero stati congelati i finanziamenti regionali. Per finire con la tentata concussione contestata a Sandra Lonardo, la signora Mastella, che si è infuriata – con l’appoggio (la complicità, dicono i pm) dell’assessore all’Ambiente e del capogruppo Udeur in consiglio regionale – quando il dirigente della Asl di Caserta ha nominato alcuni primari senza tener conto dei desideri dei mastelliani. Quando da Santa Maria Capua Vetere gli atti passarono a Napoli, i pm napoletani chiesero a loro volta la conferma di gran parte delle ordinanze agli arresti domiciliari, tra le quali anche quella riguadrante Sandra Lonardo. Nel corso delle indagini successive tutti gli indagati sono tornati liberi.
Tra le frecce all'arco dell'accusa ce n'è una d'eccezione: il nipote di Mariano Maffei, ex procuratore di Santa Maria Capua Vetere. La ricostruzione del sistema di potere e di controllo è stata offerta infatti ai magistrati anche dall’ex presidente della provincia di Caserta, Sandro De Franciscis, nipote del procuratore che ha condotto l'indagine, fino al 2006 in quota Udeur, poi passato alla Margherita. Le dichiarazioni di De Franciscis sono riportate tra le fonti di prova nelle ordinanze di custodia. A queste si affiancano le intercettazioni sul telefonino del difensore civico regionale, Lucariello, e gli elementi raccolti spulciando tra gli atti di appalti e servizi pubblici della provincia di Caserta.
E’ proprio da Caserta che parte, oltre un anno fa, l’indagine che ha decimato l’Udeur e il partito di Mastella nel suo paese natale (anche il prefetto Urbano è accusato in qualità di ex viceprefetto di Caserta) e che prima di approdare sulle mastelliane sponde nel giugno del 2007 portò all’arresto dell'ex direttore generale della Provincia di Caserta Antony Acconcia e di due consiglieri provinciali, Giacomo Caterino e Domenico Bove, con le accuse di associazione per delinquere, corruzione, concussione, turbativa d'asta e falso in atti pubblici.
“Un tessuto illecito stabilmente radicato nell'area politica, amministrativa e giudiziaria della Campania”, scrive l’accusa, “espressione dell'esistenza di un sistema che travalica le conoscenze individuali e le competenze specifiche e che si pone come strumento di controllo e di potere della vita pubblica campana e non solo”. Il sistema, dicono gli inquirenti, sarebbe stato “ben fortificato” anche presso le autorità giudiziarie amministrative, in particolare il Tar Campania, che avevano il compito di esaminare i ricorsi presentati da “amici” per ottenere nomine nonostante il diverso orientamento degli enti locali, oppure di respingere le opposizioni avanzate da chi era stato escluso.
Sandra Lonardi Mastella, in particolare, risponde di tentata concussione per aver cercato di convincere il direttore generale dell’ospedale di Caserta, Luigi Annunziata, “colpevole” di aver nominato un primario che non era “gradito” al gruppo politico. Una vicenda sulla quale l’avvocato del presidente del consiglio regionale ha affermato che non si sarebbe trattato di un tentativo di imporre una nomina, ma di una “sfuriata” per un “contrasto politico” sul nome del prescelto.
Oltre al consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, e all’avvocato Lucariello difensore civico regionale, le altre due ordinanze di custodia in carcere emesse sempre lo scorso anno riguardavano un collaboratore di Camilleri, l'ingegnere Antonello Scocca e il professore universitario di ingegneria idraulica e ambientale Domenico Pianese.
Nel gennaio 2008 agli arresti domiciliari, oltre Sandra Lonardi Mastella, sono finiti, con alcuni imprenditori, il sindaco di Benevento Fausto Pepe, gli assessori regionali all’Ambiente Luigi Nocera e al Personale Andrea Abbamonte (noto avvocato amministrativista e figlio dell'ex presidente del tribunale di Benevento), il capogruppo dell’Udeur al consiglio regionale Ferdinando Errico, il presidente della commissione regionale di vigilanza sulla trasparenza, Nicola Ferraro, i consiglieri Carlo Banco, Erminia Florenzano, Francesco Cardone, Vincenzo Liguori, il presidente della comunità montana del Titerno, in provincia di Benevento, Nino Lombardi, il sindaco di Cerreto Sannita, Antonio Barbieri e l’ingegnere Letizio Napoletano.
Ora si avvicina il processo ma Clemente Mastella si dice fiducioso che “la magistratura ancora una volta dimostrerà che si tratta di accuse tutte infondate”.
Roberto Ormanni
Gli indagati, come prevede la legge, hanno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie o rendere dichiarazioni al pm. Poi, nei 30 giorni successivi, la procura può presentare la richieste di rinvio a giudizio oppure – se dagli interrogatori dovessero emergere fatti nuovi – di archiviazione. Il 15 gennaio 2008 il gip di Santa Maria Capuia Vetere Francesco Chiaromonte firmò 19 ordinanze di custodia agli arresti domiciliari che “colpirono”, tra gli altri, la moglie di Mastella, Sandra Lonardo, due assessori e il capogruppo dell’Udeur e il sindaco di Benevento.
In carcere finirono il consuocero di Mastella, l’ingegnere Carlo Camilleri, il difensore civico della Campania, Vincenzo Lucariello, e due professori universitari. Interdetti dalla professione altre tre persone tra cui il prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano, e un magistrato del Tar, Ugo De Maio. Poi gli atti, il 25 gennaio successivo, vennero trasferiti a Napoli per competenza territoriale. Il nodo centrale dell’inchiesta è rappresentato dalle pressioni che l’Udeur avrebbe esercitato in Campania per ottnere nomine in aziende sanitarie e enti locali e, perfino, per “costringere” Bassolino a cedere alle richieste dell’Udeur.
Questa la ricostruzione dell’attività del partito in Campania secondo i pm di Santa Maria Capua Vetere negli atti notificati all’epoca: “Un tessuto fatto di trame fitte, di connivenze e di complicità così forti tanto che molti enti pubblici regionali e molti enti locali campani hanno conformato le loro scelte non già improntando ogni valutazione al perseguimento di interessi pubblici, bensì asservendo il bene della cosa pubblica agli interessi di un gruppo ristretto di persone coordinate dall’ingegnere Carlo Camilleri (consuocero di Mastella, segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Sele e finito in carcere, nd.r.) che facendosi forte del potere politico amministrato dal partito Udeur orienta di fatto ogni scelta e ogni decisione di enti locali in cui sia presente uno schieramento politico di tale partito”.
“I primari ospedalieri – scrive sempre la procura casertana – non venivano nominati dai direttori generali della Asl sulla base delle loro capacità professionali, bensì sulla base delle indicazioni fornite loro da esponenti politici di rilievo”. Ma l’influenza degli amministratori della “holding” Mastella, secondo l’accusa, non si fermava alle nomine nella Sanità: “le gare di appalto per il conferimento di incarichi di progettazione – proseguono i pubblici ministeri – non venivano affidate ai professionisti che garantissero economicità, qualità ed efficienza nelle loro prestazioni verso l'ente pubblico, ma sulla base del fatto che il partito politico si sarebbe attivato, con i suoi esponenti regionali per far pervenire all'ente locale che li ha illecitamente nominati, finanziamenti pubblici erogati per realizzare le opere per le quali gli incarichi sono stati conferiti, che altrimenti le amministrazioni non avrebbero potuto mai ottenere”.
Un blocco di potere che, disse la procura sammaritana, avrebbe avuto nel ministro della Giustizia un elemento di riferimento e, allo stesso tempo, di copertura politica. E i pm di Santa Maria, sempre incompetenti per territorio, nel corso delle indagini hanno interrogato pure Bassolino, che però ha nega di aver preso decisioni a causa delle pressioni dell’Udeur. Pressioni che, secondo l’accusa, hanno invece portato, ad esempio, alla nomina di Gino Abbate alla guida del consorzio Asi (Aree di sviluppo industriale) di Benevento. E alla nomina di un assessore al comune di Cerreto Sannita ottenuta facendo capire al sindaco (che però è finito anche lui agli arresti domiciliari) che in caso contrario sarebbero stati congelati i finanziamenti regionali. Per finire con la tentata concussione contestata a Sandra Lonardo, la signora Mastella, che si è infuriata – con l’appoggio (la complicità, dicono i pm) dell’assessore all’Ambiente e del capogruppo Udeur in consiglio regionale – quando il dirigente della Asl di Caserta ha nominato alcuni primari senza tener conto dei desideri dei mastelliani. Quando da Santa Maria Capua Vetere gli atti passarono a Napoli, i pm napoletani chiesero a loro volta la conferma di gran parte delle ordinanze agli arresti domiciliari, tra le quali anche quella riguadrante Sandra Lonardo. Nel corso delle indagini successive tutti gli indagati sono tornati liberi.
Tra le frecce all'arco dell'accusa ce n'è una d'eccezione: il nipote di Mariano Maffei, ex procuratore di Santa Maria Capua Vetere. La ricostruzione del sistema di potere e di controllo è stata offerta infatti ai magistrati anche dall’ex presidente della provincia di Caserta, Sandro De Franciscis, nipote del procuratore che ha condotto l'indagine, fino al 2006 in quota Udeur, poi passato alla Margherita. Le dichiarazioni di De Franciscis sono riportate tra le fonti di prova nelle ordinanze di custodia. A queste si affiancano le intercettazioni sul telefonino del difensore civico regionale, Lucariello, e gli elementi raccolti spulciando tra gli atti di appalti e servizi pubblici della provincia di Caserta.
E’ proprio da Caserta che parte, oltre un anno fa, l’indagine che ha decimato l’Udeur e il partito di Mastella nel suo paese natale (anche il prefetto Urbano è accusato in qualità di ex viceprefetto di Caserta) e che prima di approdare sulle mastelliane sponde nel giugno del 2007 portò all’arresto dell'ex direttore generale della Provincia di Caserta Antony Acconcia e di due consiglieri provinciali, Giacomo Caterino e Domenico Bove, con le accuse di associazione per delinquere, corruzione, concussione, turbativa d'asta e falso in atti pubblici.
“Un tessuto illecito stabilmente radicato nell'area politica, amministrativa e giudiziaria della Campania”, scrive l’accusa, “espressione dell'esistenza di un sistema che travalica le conoscenze individuali e le competenze specifiche e che si pone come strumento di controllo e di potere della vita pubblica campana e non solo”. Il sistema, dicono gli inquirenti, sarebbe stato “ben fortificato” anche presso le autorità giudiziarie amministrative, in particolare il Tar Campania, che avevano il compito di esaminare i ricorsi presentati da “amici” per ottenere nomine nonostante il diverso orientamento degli enti locali, oppure di respingere le opposizioni avanzate da chi era stato escluso.
Sandra Lonardi Mastella, in particolare, risponde di tentata concussione per aver cercato di convincere il direttore generale dell’ospedale di Caserta, Luigi Annunziata, “colpevole” di aver nominato un primario che non era “gradito” al gruppo politico. Una vicenda sulla quale l’avvocato del presidente del consiglio regionale ha affermato che non si sarebbe trattato di un tentativo di imporre una nomina, ma di una “sfuriata” per un “contrasto politico” sul nome del prescelto.
Oltre al consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, e all’avvocato Lucariello difensore civico regionale, le altre due ordinanze di custodia in carcere emesse sempre lo scorso anno riguardavano un collaboratore di Camilleri, l'ingegnere Antonello Scocca e il professore universitario di ingegneria idraulica e ambientale Domenico Pianese.
Nel gennaio 2008 agli arresti domiciliari, oltre Sandra Lonardi Mastella, sono finiti, con alcuni imprenditori, il sindaco di Benevento Fausto Pepe, gli assessori regionali all’Ambiente Luigi Nocera e al Personale Andrea Abbamonte (noto avvocato amministrativista e figlio dell'ex presidente del tribunale di Benevento), il capogruppo dell’Udeur al consiglio regionale Ferdinando Errico, il presidente della commissione regionale di vigilanza sulla trasparenza, Nicola Ferraro, i consiglieri Carlo Banco, Erminia Florenzano, Francesco Cardone, Vincenzo Liguori, il presidente della comunità montana del Titerno, in provincia di Benevento, Nino Lombardi, il sindaco di Cerreto Sannita, Antonio Barbieri e l’ingegnere Letizio Napoletano.
Ora si avvicina il processo ma Clemente Mastella si dice fiducioso che “la magistratura ancora una volta dimostrerà che si tratta di accuse tutte infondate”.
Roberto Ormanni
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