martedì 17 marzo 2009

La mossa di Prodi agita il Pd. Rispunta il «modello Unione»


ROMA — Romano Prodi precisa: non ha intenzione di tornare in politica. Il giorno dopo il suo ritorno in tv da Fazio, a togliersi più di una soddisfazione e a raccontare la sua interpretazione autentica dell'ultimo anno e mezzo di politica del centrosinistra, l'ex presidente del Consiglio parla di Africa e di G8 e annuncia un viaggio Oltreoceano: «La mia corsa politica è finita — ha detto Prodi —. Domani parto per gli Stati Uniti, tornerò a fine mese e riprenderò a insegnare. Uno che vuol fare politica non fa queste cose. Aver rinnovato la tessera del Pd è una doverosa testimonianza di un cittadino, nulla di più».

Non basta questo a bloccare la polemica per le sue parole su Veltroni, sulla fine del governo dell'Unione e sulle alleanze. Sullo sfondo passato e futuro, i conti aperti nel Pd e i nodi da sciogliere nei prossimi mesi in vista del congresso. «Non mi pare che sia questo grande ritorno, Prodi si è iscritto al Pd», commenta secco Massimo Cacciari al quotidiano online Affaritaliani. it: il sindaco di Venezia boccia il ritorno all'Unione, «un'ammucchiata»: «Questa non è la mia idea, è sempre stata quella di Prodi ma non è maggioritaria nel partito».

Massimo D'Alema tenta di sfilarsi, ringraziando Prodi per aver preso la tessera del partito («un gesto che ha valore politico »), ma rifiutandosi di fare commenti sul passato recente: «L'ha fatto lui, se lo faccio io vengo immediatamente aggredito. Stiamo lavorando in un clima sereno», precisa tanto per far capire che in fondo non la pensa molto diversamente. E del resto la dalemiana Livia Turco fa mea culpa: «Credo che il Pd non possa governare da solo, l'Ulivo è stata la proposta politica con cui è stato governato il Paese. Ho condiviso la scelta di andare da soli perché in quel momento non potevamo farne a meno ma la vocazione non è una proposta politica».

Con Prodi si schiera il rutelliano Renzo Lusetti: «L'errore commesso da Veltroni è stato quello di annunciare che il Pd sarebbe andato da solo alla sfida elettorale Pd quando ancora non c'era la crisi di governo, una scelta che ha indebolito l'esecutivo». Pierluigi Castagnetti invita a fare coalizioni, ma «omogenee» e a guardare in avanti e non indietro. Mentre Enzo Carra, dagli studi di Red tv, bacchetta l'ex premier che «deve smetterla di vedere tutto come un gigantesco complotto ai suoi danni, il fallimento del suo governo ha avuto tante cause, non solo Veltroni ».

Prova a puntualizzare il veltroniano Walter Verini: «Io rimpiango l'azione di governo di Romano Prodi e la sua serietà, ma ben prima che Veltroni parlasse ad Orvieto, la vita dell'Unione era una vita affannosa. E poi già Bertinotti parlò ben prima di Veltroni di "esperienza finita"». E a difendere l'ex leader scende in campo anche l'ulivista Franco Monaco: «Per paradosso, toccherà a me, che ho criticato a viso aperto e dal primo giorno il deragliamento di Veltroni, di prenderne le difese. O meglio di reagire alla tendenza a farne il capro espiatorio. Rammentando che, ulivisti a parte, tutti, ma proprio tutti, quelli che oggi prendono le distanze da lui hanno avallato la sua linea sbagliata e perdente».
Le parole di Prodi ovviamente sono piaciute ai possibili futuri alleati del Pd. Achille Occhetto e Nichi Vendola hanno subito approvato e preso a parlare di «coalizione» e di «Grande Ulivo». Mentre per Paolo Ferrero, leader di Rifondazione, «il centrosinistra è fallito per un problema di contenuti, per l'incapacità del governo Prodi di dare risposte al Paese ».


Gianna Fregonara
17 marzo 2009

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Hanno parlato figure politiche minori, ma anche big, che mi sembrano molto sopravvalutati.