lunedì 2 marzo 2009

Nostri mali culturali


di Stefano Miliani

Dagli addosso alle ideologie e loro cantori che impediscono ai cittadini di godere della nostra arte e allo Stato di ricavar fior di quattrini dai musei. È con questa litania che il ministro dei beni culturali Sandro Bondi ha giustificato le dimissioni - fortemente caldeggiate da un suo articolo uscito lunedì sul Giornale - di Settis da presidente del consiglio superiore dei beni culturali. Eppure Bondi l’anno scorso, davanti alle commissioni cultura di Camera e Senato, suscitò interesse anche nell’opposizione perché disse di voler tener alta la bandiera, e le casse, della cultura. Ha risposto alle aspettative?

Vi segnaliamo qualche situazione concreta per valutare. E scusate se non si farà poesia.

Custodi in calo. Negli oltre 450 musei statali sono in servizio 4mila custodi. Negli ultimi quattro anni - dati Cgil - se ne sono andati in 2mila e non sono stati rimpiazzati. Altri 600 andranno in pensione. Il centro nord soprattutto ne soffre. Un concorso per assumerne 396 è ancora lontano dalla prova finale. E molti istituti riducono gli orari di apertura. All’isola d’Elba i Napoleonici ora chiudono mezza giornata e i festivi. A Firenze al Polo museale - che pure funziona e guadagna - hanno 500 custodi circa, ma ne servirebbe un 30-40% in più per non dover sbarrare qualche sala - lascereste in una stanza incustodita e frequentatissima non diciamo un Leonardo ma pure un Simone Martini o un Andrea del Sarto? - come sono costretti a fare agli Uffizi.

Detto tra parentesi: il manager Resca lamenta che nessun museo italiano sia tra i primi 10 per numero di visitatori al mondo. Gli Uffizi, prima Galleria in Italia, ne accolgono un milione e mezzo. Ma se si rapporta il dato con la superficie delle sale balzano al 2° posto. Non conta? All’Archeologico di Napoli, un gioiello, chiudono sale a rotazione perché questa è oggi la tendenza. E ancora: il museo di Reggio Calabria - lo riportava il Tempo - con i suoi bronzi di Riace è trascurato e non ci va nessuno. Cosa s’inventa il premier? Spedire le due statue - delicate - alla Maddalena per il G8. Bondi non protesta. Investimenti sul posto? Mah. Ancora: Resca si rammarica per i musei chiusi il 1° maggio. Saprà però bene che così vuole un decreto ministeriale per Natale, Capodanno e festa dei lavoratori. Come segnalava la Uil poco tempo fa, in una decina d’anni e fino al 2007 gli incassi sono balzati da 25 miliardi di lire a 106 milioni di euro con aperture lunghissime. Senza supermanager. Sia detto sussurrando: chi dirige museo prende 1.700-1.800 euro al mese.

Archivi e biblioteche soffrono. Alle biblioteche nazionali Nazionale di Firenze e Roma hanno il fiato grosso per distribuire i libri e documenti richiesti. Gli Archivi di Stato, esempio quelli di Lecce e Terni, arrancano per aprire il portone.

Archeologi globe trotter. Dovranno diventarlo, i soprintendenti: a fine anno ne rimarranno 6 per 24 soprintendenze. Un concorso per 11 dirigenti si è arenato per presunte irregolarità nelle commissioni. Gli archeologi in servizio sono 356, sarebbero 455 quelli in pianta organica, cioè necessari a compiere sopralluoghi, scavare, eccetera eccetera. Il ministero in 5 anni ha perso 6mila dipendenti - chi va in pensione non viene rimpiazzato - ed è sceso a 20.750.

Tagli micidiali. Bondi si era impegnato a far da baluardo. Settis ha quantificato: un miliardo di euro in meno nel prossimo triennio. La cifra, nei piani di Tremonti, pare molto superiore. E come mai il ministro non si è più fatto vedere al Consiglio superiore dei beni culturali dopo che a luglio 2008 un ordine del giorno votato all’unanimità lo invitava a controbattere a Tremonti e Brunetta? Altro interrogativo: Settis a luglio 2008 su Repubblica scrisse che la gestione dei beni culturali non funzionava, che i tagli avrebbero distrutto le soprintendenze e, con 761 milioni in meno, la tutela. L’ha ripetuto ora ed è successo il finimondo. Qualcuno dietro le quinte aspettava l’occasione per farlo cacciare?

Restauro, l’eccellenza dimenticata. Lo segnala periodicamente sul Giornale dell’arte Giorgio Bonsanti, ex soprintendente dell’Opificio delle pietre dure: qui l’Italia eccelle. Non a caso, sotto la guida del direttore generale Proietti, archeologo, il nostro Paese ha dato una bella mano alla riapertura del Museo nazionale di Baghad. Il ministero aiuta paesi come la Cina. Eppure la scuola dell’Opificio fiorentino sta per perdere 5 restauratori, non vede concorsi all’orizzonte, la scuola di alta formazione aspetta da 2 anni un regolamento per ripartire, per i restauri del 2009 il soprintendente Bruno Santi - che lascia il 1°marzo - denunciava fondi per appena 60mila euro.

Commissari civili. La prossima settimana arriverà quello alle soprintendenze archeologiche di Roma e Ostia. Dalla Protezione civile. A Pompei ne inviano uno nuovo, dalla Protezione civile, perché dopo un anno e mezzo di incarico rimuovono il precedente, Profili. La Protezione - rammentava Settis - rimedia ai cataclismi naturali. Non è che il cataclisma, per taluni, sia il giudizio affidato ai tecnici competenti in materia?
smiliani@unita.it

27 febbraio 2009

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