martedì 3 marzo 2009

Numeri


PETER GOMEZ
3 marzo 2009

I nodi stanno arrivando al pettine. Ampiamente annunciata la crisi economica sta per travolgere il nostro Paese. Nei prossimi mesi il numero dei senza lavoro si impennerà per arrivare a toccare, secondo alcuni studi, i tre milioni di disoccupati in più.
Per buona parte di loro non ci sarà nessun sussidio. Il premier Silvio Berlusconi ha detto chiaro e tondo che i soldi per gli assegni di disoccupazione non ci sono. E guardando ai bilanci dello Stato sembra difficile dargli torto.

Il problema però resta. Tra poco, non appena si troveranno assediati da continue manifestazioni e proteste, anche i signori di Montecitorio e Palazzo Madama cominceranno a rendersi conto di come ci sia qualcosa di surreale nelle discussioni parlamentari di queste settimane. Non che di giustizia o di testamento biologico non si debba parlare, ma è evidente, comunque la si pensi, che per il Paese le priorità sono adesso altre.

Certo i margini di manovra sono molto piccoli. Ma esistono. E, prima ancora di discutere di strategie, è necessario dare un forte segnale d'inversione di tendenza. Per evitare che la rabbia di chi ha perso l'occupazione rischi di sfociare nella violenza è necessario dimostrare che anche le classi dirigenti stringono la cinghia. Un intervento deciso sui costi della politica s'impone. Non solo per arrivare finalmente all'abolizione delle province (da tutti promessa in campagna elettorale e da tutti dimenticata), ma anche per evitare nuove uscite straordinarie.

Come è noto, il referendum sulla legge elettorale se verrà messo in calendario per il fine settimana successivo alle elezioni europee costerà agli italiani la bellezza di 400 milioni di euro. Una spesa che verrebbe praticamente azzerata se si andasse a votare in un'unica tornata. Eppure Italo Bocchino, il vice presidente dei deputati del Pdl un tempo membro del comitato promotore del referendum, ha dichiarato pubblicamente che è meglio non accorpare le due chiamate alle urne. Farlo, ha spiegato, significherebbe infatti dare ai referendari molte chance di raggiungere il quorum.

In altri momenti si sarebbe parlato della strana concezione di democrazia che anima questo parlamentare. Oggi è invece il caso di occuparsi solo di numeri. Bisognerebbe insomma chiedersi quanti assegni di disoccupazione, quante auto per le forze di polizia, quanti insegnanti, si potrebbero pagare con quei soldi risparmiati. E se i deputati alla Bocchino, in tempi di crisi come questo, ce li possiamo ancora permettere.

4 commenti:

tarta ha detto...

ciao .... intanto grazie della visita da me e degli auguri ^_^
.... ma dimmi
i soldi non ci sono .... è vero
ma com'è che diamo soldi alla Libia allora??

e a Palazzo Madama hanno già tagliato .... il costo dei pranzi ... ora mangiare li costa solo €1,50

nerviiiiiii

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Giusto !

Anonimo ha detto...

...e dei 100 milioni di euro per ricostruire la Striscia di Gaza che ne dite?
Il premier italiano pensa a ricostruire i paesi altrui mentre da questa parte distrugge il Suo!
Che bravi, che belli , che buoni gli italiani!!
Che schifo!!!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ciao Francesca G., bene arrivata !
Io dico che all'estero ci ridono tutti dietro per le pagliacciate del nostro premier.
Ciò è molto triste, ma ce lo meritiamo uno così, non io e te ma noi italiani.