Il futuro non più così futuribile grazie a un team di scienziati dell’University College di Londra, che annunciano sulla rivista Current Biology di aver compreso per la prima volta i pensieri di un loro paziente analizzandone i movimenti del cervello.
L’area cerebrale che è stata tenuta sotto controllo per arrivare a tale risultato - specificano gli autori dell’indagine - è l’ippocampo, in cui alcuni neuroni detti "cellule della localizzazione"è si attivano quando ci muoviamo in un determinato luogo allo scopo di capire dove ci troviamo. Come campo di prova per l’esperimento è stata utilizzata la realtà virtuale ricreata dai videogame. Sono stati coinvolti quattro giovani volontari che si sono dovuti immergere nel gioco per permettere ai ricercatori di analizzare i cambiamenti del flusso sanguigno nella loro materia grigia.
L’obiettivo era captare qualche segnale che indicasse che i ragazzi si stessero chiedendo "dove sono?", mentre erano impegnati in una battaglia con mostri e stregoni o in una gara di Formula 1.
Ebbene, solo osservando i dati ottenuti con l’ausilio di un computer, gli scienziati hanno trovato un sistema per leggere la memoria spaziale dei partecipanti allo studio e dunque anche cosa stessero pensando. «La possibilità di vedere nella mente di un individuo - puntualizza Eleanor Maguire, che ha guidato la ricerca - è comunque lontana. I nostri volontari, infatti, sono stati "addestrati" a lasciarsi coinvolgere nell’esperimento senza creare ostacoli, mentre per il cervello umano è molto difficile chiudersi e non cooperare». Prospettive interessanti sono comunque possibili nella cura dell’Alzheimer: «capire meglio come impariamo e immagazziniamo le informazioni - assicurano gli esperti - potrà aiutare a far luce sui danni della memoria e contribuire a elaborare un processo riabilitativo valido».
(Adnkronos)
L’area cerebrale che è stata tenuta sotto controllo per arrivare a tale risultato - specificano gli autori dell’indagine - è l’ippocampo, in cui alcuni neuroni detti "cellule della localizzazione"è si attivano quando ci muoviamo in un determinato luogo allo scopo di capire dove ci troviamo. Come campo di prova per l’esperimento è stata utilizzata la realtà virtuale ricreata dai videogame. Sono stati coinvolti quattro giovani volontari che si sono dovuti immergere nel gioco per permettere ai ricercatori di analizzare i cambiamenti del flusso sanguigno nella loro materia grigia.
L’obiettivo era captare qualche segnale che indicasse che i ragazzi si stessero chiedendo "dove sono?", mentre erano impegnati in una battaglia con mostri e stregoni o in una gara di Formula 1.
Ebbene, solo osservando i dati ottenuti con l’ausilio di un computer, gli scienziati hanno trovato un sistema per leggere la memoria spaziale dei partecipanti allo studio e dunque anche cosa stessero pensando. «La possibilità di vedere nella mente di un individuo - puntualizza Eleanor Maguire, che ha guidato la ricerca - è comunque lontana. I nostri volontari, infatti, sono stati "addestrati" a lasciarsi coinvolgere nell’esperimento senza creare ostacoli, mentre per il cervello umano è molto difficile chiudersi e non cooperare». Prospettive interessanti sono comunque possibili nella cura dell’Alzheimer: «capire meglio come impariamo e immagazziniamo le informazioni - assicurano gli esperti - potrà aiutare a far luce sui danni della memoria e contribuire a elaborare un processo riabilitativo valido».
(Adnkronos)
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