lunedì 16 marzo 2009

Prodi: «La linea Veltroni non era la mia. Non sarò capolista alle Europee»


MILANO - «Io l'ho sempre sostenuto che il Pd non deve andare da solo», al contrario è nato per essere «il nucleo fondante della coalizione» e anzi «ritengo che sia compito della democrazia assorbire e portare nella cultura di governo anche le ali estreme». Romano Prodi, ospite di Che tempo che fa, boccia la scelta dell'ex segretario del Pd, Walter Veltroni, di correre da soli alle scorse elezioni politiche. Prodi si spinge oltre, e afferma: «certamente la linea politica adottata» da Veltroni «non era la mia e per questo mi sono fatto da parte».

MASTELLA - Poi rivela che lo stesso giorno in cui l'allora segretario annunciò che il Pd sarebbe andato da solo alle elezioni, «io non ebbi bisogno di pensare, perchè si affacciò Mastella nel mio ufficio a palazzo Chigi e disse "se volete far fuori me, sono io che faccio fuori voi". Anzi, Mastella disse una frase un po' più colorita...».

LA TESSERA PD - Il Pd è la speranza del paese per il futuro. Romano Prodi spiega così il motivo per cui ha rinnovato la tessera del partito, pur dicendosi meravigliato del clamore che questo gesto ha suscitato: «Forse si aspettavano che non la rinnovassi?», dice ironico. «Non possiamo che scommettere in questo - ha detto l’ex premier riferendosi al Pd -. Io sono entrato in politica in età avanzata, a 55 anni circa, con l’idea ben precisa di mettere insieme i diversi riformismi che erano stati divisi in guelfi e ghibellini dalla Guerra freddda, metterli insieme e cambiare le cose: è l’Ulivo. Evidentemente il Pd ha fondamento in quest’idea e deve andare avanti, questo è il significato della mia tessera». Secondo Prodi «se non teniamo assieme le forse riformiste l’Italia non si salva e il Pd è ultima speranza per il rinnovamento del paese».

GIUSTIZIA SOCIALE E GIOVANI - Il Pd deve puntare sulla giustizia sociale e sui giovani. La «riflessione più urgente per il Pd» in questo momento, secondo l’ex premier è «riprendere fortemente il discorso della giustizia sociale. Nel paese le divisioni sono aumentate moltissimo nella distribuzione del reddito, e il secondo aspetto è dare enorme fiducia ai giovani, alla scuola, all’innovazione: due pilastri di un partito riformista». Quindi il professore si sofferma su un aspetto che a suo avviso manca dal dibattito politico: «C’è un articolo della Costituzione che abbiamo rinviato per tanti anni: partiti e sindacati devono essere organizzati in forme democratiche, con tessere e un dibattito trasparente, deve finire il gioco delle tessere che ha dominato la vita di tutti i partiti nel dopoguerra. Questo è il problema della nostra democrazia, dal Pd mi aspetto un grande salto in avanti». Quanto al futuro del Pd e a cosa accadrà dopo europee, Prodi risponde: «Dipende da quanta capacità di rinnovamento, quanto riformismo, e se sarà in grado di interpretare i dolori del paese, lanciare giovani e assumere la forma di partito democratico. Se saranno affrontati questi 4 problemi c’è uno spazio enorme perché di partiti democratici in questo momento non ce ne sono, la forma partito in Italia è stata ridotta in uno stato miserevole».

ITALIA COME BARCA NEL MARE IN TEMPESTA - «I Paesi non si drogano, quando il debito supera il Pil uno deve dire la verità ai cittadini e il risanamento è condizione per dare più denaro ai deboli. Uno non può distribuire risorse che non ha. Io sotto questo aspetto ho dato prova di serietà». Prodi ricorda il tempo del suo governo e la stretta ai cordoni per ripianare i conti pubblici. Oggi, «il nostro paese è una barca nel mare in tempesta», afferma l'ex premier.

CRISI - L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi si è detto ottimista in una ripresa dell'economia mondiale da questa fase di crisi, fondando la sua convinzione sulla rapidità con cui le grandi potenze, Stati Uniti e Cina in primis, hanno adottato strumenti anticongiunturali. «Ci vorrà tempo - ha affermato Romano Prodi - ma questo mi rende in futuro ottimista, anche se ci vorranno ancora molti mesi per arrivare alla ripresa». Proprio la reazione, considerata immediata, dei governi ha spinto Prodi a cogliere la differenza tra questa crisi e quella del 1929. «Credo che qui stia la differenza con il 1929 - ha spiegato Prodi - allora i governi tardarono tre anni per capire che cosa succedeva, adesso la reazione sia del governo americano sia di quello cinese è stata rapida, il pacchetto che hanno preparato serve a dare energia all'economia mondiale». Nel corso dell'intervista l'ex presidente del Consiglio si è rallegrato che ora anche la Cina sia stata ammessa ai vertici internazionali per decidere il destino dell'economia mondiale, apprezzando che il G8 si allarghi al G20.

RITIRO DEFINITIVO - «Ho annunciato con serietà la scelta di uscire dalla politica. Confermo quella scelta e credo che ora c'è bisogno di gente che eserciti il proprio spirito critico. Spero di essere utile così». Così l'ex presidente del Consiglio conferma la volontà di tenersi fuori dalla politica attiva. «Mi hanno offerto di fare il capo lista alle Europee, pensi che me lo ha chiesto anche il Belgio e ciò mi ha fatto molto piacere. Tuttavia, - ha ribadito Prodi - con questo ho chiuso».

15 marzo 2009

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