lunedì 2 marzo 2009

Rizzoli: sbianchettamento di reato

ANTONIO DI PIETRO

Ancora di informazione vi voglio parlare, proprio perché la disinformazione continua e la democrazia è sempre più a rischio.


Voglio partire da un paio di esempi. Tutti i giornali, i più blasonati, e mi riferisco a quei giornali che non hanno trovato neanche lo spazio di mettere in prima pagina che il complice di Berlusconi, tale David Mills, è stato condannato ad alcuni anni di carcere per essere stato corrotto per conto di Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio. Questi giornali che sono cosi “impegnati in altre faccende”, che non si accorgono che il complice del Presidente del Consiglio è stato condannato per un fatto in concorso con quest'ultimo, che settimana scorsa hanno trovato modo di mettere in prima pagina “Angelo Rizzoli assolto”.


Chi è Angelo Rizzoli? E' colui che è proprietario del Corriere della Sera, un signore che 26 anni fa è stato arrestato per bancarotta fraudolenta per aver occultato, dissipato, o distratto dalla loro destinazione 85 miliardi di lire, di allora. Ieri, dopo 26 anni, tutta la stampa scrive “assolto”. Tutti a far interviste, dove dichiara di uscirne pulito dopo 26 anni di persecuzione, “il marchio di infamia di bancarottiere era tutto fumo”, “hanno distrutto la mia vita”, insomma, una vittima di questi “cattivissimi giudici”.


Mi sono preso la briga, e pochi altri tra cui Marco Travaglio, di andare a leggere la motivazione, e ho scoperto che in realtà la Cassazione non lo ha assolto perché il fatto non sussiste o perché non ha commesso il reato, ma perché la bancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata è stata depenalizzata dal 2006, perché il governo Berlusconi ha fatto si che quello che era prima reato non è più reato, insomma, lo ha sbianchettato.


Rizzoli non dovrebbe accendere un cero a San Antonio, ma a San Silvio, ma da cui a dire che 26 anni di pene semplicemente perché si è trovato il nuovo modo per non fare reati, ossia non far diventare reato quello che prima lo era, ce ne passa. E' come dire “uno è un ladro perché ruba sempre”, e ci sono tre modi perché uno non sia più ladro: che la smetta, che vada in galera o che non esista più la legge che punisce il ladro. Ecco, in questo caso è stata scelta la terza, non esiste più la norma che punisce il ladro.


Lo dico perché bisogna riflettere su che cosa succede quando si fanno le leggi ad personam, che quando furono fatte perché servivano agli amici del Presidente del Consiglio e che adesso si estende a fatti cosi complessi di questo signore, che aveva a che fare della P2 e che aveva consegnato le redini di un giornale cosi importante a personaggi della stessa P2.


Lo dico perché nessun giornale sta parlando in queste ore di un altro caso: il caso della famiglia Mastella, per cui pochi giorni fa il Tribunale di Napoli ha chiuso le inchieste e ha recapitato, a coloro che sono indagati, l'avviso di chiusura indagini, che può seguire poi alla richiesta di rinvio a giudizio. Tra questi ci sono lo stesso Mastella e la signora Lonardo. La cosa simpatica è che Mastella è candidato per il Pdl, la moglie è presidente della giunta ragionale in quota Pd, ed entrambi sono nello stesso partito, l'Udeur. Quindi, l'Udeur sta con un piede dalla parte del Pdl e con l'altro dalla parte del Pd, mentre quest'ultimo sta a guardare. Sarei davvero curioso di sapere cos'ha da dire il neosegretario del Pd Franceschini su questo punto. Certo è che per queste due persone, insieme ad altre persone ed esponenti dell'Udeur, sono state chiuse le indagini per una serie di reati. Anche di questo non è stata data alcuna notizia.


Qual'è la morale della favola? Fanno notizia le archiviazioni, non fanno notizia le imputazioni. Fanno notizia più le archiviazioni dello scandalo Saccà-Berlusconi che la condanna di Mills perché corrotto da Berlusconi. Questa stampa che funzione ha? Quella di informare i cittadini che ci sono delle persone da cui stare attenti o di far credere ai cittadini che delle persone da cui bisogna stare attenti sono delle brave persone?


Credo che bisogna riflettere su tutti questi temi, e proprio per questa ragione prima di andare a votare la prossima volta bisogna conoscere nome e cognome delle persone, non tanto i partiti d'appartenenza.


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