Dall’isola Tiberina all’isola di Manhattan. La Sora Lella sbarca a New York per replicare il successo del ristorante che per mezzo secolo ha scritto la storia, la cultura e le tendenze popolari della cucina romana e italiana. Sfidando la crisi e la concorrenza multietnica della City, gli eredi di Elena Fabrizi-Trabalza, sorella dell’indimenticabile Aldo, scommettono sulla tradizione culinaria capitolina e sulla forza del clima familiare per conquistare il palato degli americani. E lo fanno in un momento particolare, ovvero al compimento dei primi cinquanta anni di vita del ristorante capitolino.
Sora Lella New York apre i battenti al numero 300 di Spring Street nella zona di confine tra Soho e Tribeca, a due passi dall’Hudson River, «perché - spiegano - la vicinanza al fiume è una prerogativa irrinunciabile della famiglia». Al nostro arrivo ci accoglie un «Benvenuti a casa» corale: «è il nostro motto», ci spiega Aldo, il figlio di Sora Lella che porta il nome dello zio «a cui ero legato da un affetto particolare», anche se per la famiglia e gli amici è Amleto, in ricordo di un altro zio fratello del padre Renato.
E’ lui che da decenni si occupa del ristorante di Via di Ponte Quattro Capi a Roma ed è venuto a New York per dare «un input organizzativo e aiutare sti giovani d’oggi», dice. L’avventura americana è nata del resto da un sogno giovanile di Amleto che non ha mai potuto realizzare: «Erano altri tempi, c’erano altre esigenze». Ma il pallino per il Nuovo Continente è stato trasmesso da una generazione all’altra: «i miei figli hanno tramato alle spalle e un giorno sono venuti da me dicendomi che aprivano il ristorante a New York». «Annamo bene», avrebbe detto Sora Lella. Ma i tempi sono cambiati e Amleto capisce che il sogno non è poi così lontano come una volta e concede la sua benedizione: «Al giorno d’oggi - dice - anche mamma forse avrebbe approvato». Nessun timore per la recessione? Quando tutto questo è iniziato, nel 2007, di crisi ancora non si parlava, e ci sono voluti due anni di sopralluoghi e trattative per scegliere il posto giusto, Una volta trovato poi, ecco che arriva il terremoto di Wall Street e la recessione. «Sto terremoto si fermerà - dicono - e poi qui è tutto pronto, indietro non si torna». Insensibile alla sismicità di Wall Street, la Sora Lella va avanti per la sua strada con Mauro e Simone Trabalza, due dei quattro figli di Aldo, che si occupano della gestione assieme a Fabio Maltese, socio in affari con una solida militanza tra i tavoli dell’isola Tiberina. Varcando la soglia l’effetto è suggestivo, sulle colonne portanti campeggiano due foto caposaldo della tradizione familiare: una ritrae Aldo Fabrizi in costume teatrale e l’altra il simpatico sorriso della Sora Lella.
Tutto intorno paesaggi della capitale riprodotti su tela, e un ritratto della Roma con i volti appena accennati, una sorta di formazione senza tempo, «perché qui siamo tutti giallo-rossi», dice Fabio che ha conosciuto Amleto nel 1984, sugli spalti dello stadio durante DundeeUnited-Roma. E per gli amanti del cinema nostrano ci sono le immagini di Mimmo e Rolando, i personaggi interpretati da Carlo Verdone nei suoi film al fianco della Sora Lella. «Sembra di vederla ancora lì, dietro la cassa», dice Simone ricordando quando ragazzino andava a trovare la nonna a «bottega». Guai a chiamarlo locale «va bene per gli altri non per noi» perché qui, in questa piccola enclave romana nel cuore della City anche le sfumature lessicali hanno un significato. Lo si vede dai menù dove le pietanze sono raccontate nella loro formulazione originale, quasi trilussiana, accompagnata da una traduzione in inglese per i profani: «E’ l’unica eccezione che abbiamo ammesso», ci dice Aldo. «Dal 1940 continua la tradizione di famiglia», è la scritta che campeggia all’entrata della cucina dove Mauro affianca ai più tradizionali tonnarelli alla cuccagna (18 ingredienti tra noci e salsicce), ragù alla Tiberina e coda alla vaccinara, qualche piatto rivisitato come l’abbacchio farcito con carciofi «ma senza pancetta per accontentare un po’ tutti i credo religiosi».
E per chi va di fretta, magari in pausa pranzo? «Abbiamo pensato anche a loro» ci dice Simone che alla parola fast-food si irrigidisce e propone l’interpretazione italica del pasto veloce con la nobile ciabatta farcita di puntarelle e pecorino. Se oltre settanta anni di tradizione in cucina serviranno a conquistare il palato degli ospiti, al calore e all’ospitalità della conduzione familiare è affidato l’arduo compito di conquistare l’animo degli americani. Ci sono i racconti su zio Aldo, che affonda il dito nella frittata per vedere se c’è troppo olio, e non esita a rimandarla indietro dicendo «questa ve la magnate voi». Seguono le esperienze vissute sui set come quello dei «Tartassati», dove Totò, Fabrizi e la Sora Lella non riescono a battere il ciak per le troppe risate. O l’ex presidente della Roma, Dino Viola, che all’uscita del ristorante della Tiberina risponde alle insistenze di Aldo sul calcio mercato con un: «State Boniek a casa vostra». In «violesco», significava che il fuoriclasse polacco era ormai in forze al club giallo-rosso. O quando nel 1963 la Sora Lella litigò a brutto muso con l’allora proprietario de Il Tempo, Gaetano Angiolillo per un pollo, «crudo all’interno» a parere dell’imprenditore che fu liquidato con un sonoro «vaffa». Salvo poi riappacificarsi un anno dopo con la consegna del premio «Le Posate d’oro», patrocinato dal quotidiano romano, alla Sora Lella e al marito Renato. Ci sono poi le poesie che Amleto ha composto in tanti anni facendone un libro, il secondo dopo quello di racconti sulla vita del padre e sua, una vita trascorsa tra le sponde del Tevere, gli spalti di Testaccio prima e dell’Olimpico poi, e le cucine dei ristoranti di papà e mamma Lella. Un ragazzo come tanti ce n’erano a Roma ma con in mente un sogno, lo stesso che anni dopo ha realizzato assieme ai suoi figli, ma sempre nel nome della madre.
1 commento:
Cucina straordinaria con qualità e sapori pari a quelli gustati a Roma all'isola Tiberina. La cordialità e l'ospitalità della Famiglia Trabalza sono la conferma di una storia iniziata mezzo secolo fa. Complimenti! Presto torneremo a Roma e non mancheremo di essere di nuovo da Voi.
Piero e Lorella Calderoni (Lugo di Romagna)
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