ROMA - Sono ancora troppi i veicoli che circolano nel nostro Paese. Ma il nostro, insieme a quello francese, è il parco auto con il quantitativo minore di emissioni di anidride carbonica: 146 grammi al chilometro. Nonostante questo, nelle città italiane resta aperta l'emergenza polveri sottili e ossidi di azoto, che inquinano l'aria che respiriamo.
I dati arrivano dal rapporto Ambiente Italia 2009 di Legambiente presentato oggi a Roma dal presidente nazionale dell'associazione Vittorio Cogliati Dezza, dall'esponente della direzione di Ambiente Italia Duccio Bianchi e dal responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani.
La mobilità. E' il "punto dolente", dice il rapporto. Sia gli spostamenti personali che quelli delle merci si svolgono in larga parte su strada, con il trasporto delle merci al 74% del totale. Insignificante la ripresa fatta segnare dal sistema del trasporto pubblico rispetto agli altri Paesi europei. "Il parco veicolare - afferma Legambiente - si mantiene spropositatamente elevato", ma grazie all'efficacia della fiscalità ambientale e quindi all'alta tassazione sui carburanti, l'Italia si conferma con la Francia il Paese col parco auto a minor emissione di anidride carbonica (146 g/km contro una media europea di 158).
L'inquinamento/1. Nel 2007, nel 70% circa dei comuni capoluogo, in almeno una centralina di monitoraggio la media annuale del biossido di azoto ha superato il valore limite (40 microgrammi per metro cubo), mentre nelle grandi città solo in un caso su tredici si ha un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite. Nello stesso anno, il 65% di tutte le stazioni di monitoraggio ha registrato il superamento del valore limite giornaliero del pm10 (50microgrammi/metro cubo per non oltre 35 giorni all'anno), con una situazione eccezionalmente critica nelle regioni padane e a Roma.
L'inquinamento/2. Calano dell'1,7% le emissioni di gas climalteranti. Ma non grazie alle politiche messe in campo - sottolinea Legambiente - quanto piuttosto per il casuale effetto della combinazione tra bassa crescita economica e alte temperature invernali che determinano minori consumi energetici per usi civili". E comunque, con 570 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, l'Italia è ancora il terzo paese europeo per emissioni (nel 1990 era quinto) ed è ancora al 17,5% sopra l'obiettivo che dovrà essere raggiunto al 2012.
I rifiuti. Il 54% dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in discarica e la produzione nazionale di rifiuti urbani è aumentata del 12% dal 2000 al 2006. Legambiente punta l'indice in particolare contro la politica dei commissariamenti (costata agli italiani circa 1,8 miliardi di euro) e contro la scelta dei termovalorizzatori, che diffonde tra la popolazione l'idea che è meglio bruciare i rifiuti piuttosto che farli diventare una risorsa. Dunque "vi è una preoccupazione crescente per la politica del governo, che rischia di essere controproducente".
La situazione generale. Molti indicatori confermano una realtà difficile per l'Italia, a partire da quelli sociali, con l'aumento della disuguaglianza interna (nel 2000 il 20% della popolazione più ricca guadagnava 4,8 volte quello che guadagnava il 20% più povero, nel 2006 la percentuale è salita al 5,6), il calo degli investimenti in istruzione e cultura, la frequenza scolastica ben sotto la media europea e la distanza con gli altri paesi nella ricerca scientifica.
I rimedi. Attivare un sistema di incentivi e penalizzazioni e ripensare la politica fiscale. E' la ricetta di Legambiente per "intraprendere il green new deal globale da cui l'Italia non può e non deve rimanere esclusa". Bisogna cioè "spostare la tassazione dal lavoro al consumo di risorse preziose come quelle ambientali". Basta dunque "investire in grandi opere e intervenire per consolidare ulteriormente il potere e il monopolio di pochi grandi gruppi industriali".
Le novità positive. Il nostro Paese, secondo Legambiente, è diventato leader europeo per numero di licenze di prodotti con marchio Ecolabel con il 31% sul totale, e grande è stato anche il successo dei sistemi di gestione ambientale con 13.132 siti certificati Iso 14001 nel 2008. Cresce ancora l'agricoltura biologica con 1.150.253 ettari in conversione e convertiti nel 2007, contro i 70.674 del 1994. E picca per riuscita il settore della ricettività diffusa, salito dal 19% del 2000 al 23% del 2007, dei bed and breakfast e degli agriturismi.
I dati arrivano dal rapporto Ambiente Italia 2009 di Legambiente presentato oggi a Roma dal presidente nazionale dell'associazione Vittorio Cogliati Dezza, dall'esponente della direzione di Ambiente Italia Duccio Bianchi e dal responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani.
La mobilità. E' il "punto dolente", dice il rapporto. Sia gli spostamenti personali che quelli delle merci si svolgono in larga parte su strada, con il trasporto delle merci al 74% del totale. Insignificante la ripresa fatta segnare dal sistema del trasporto pubblico rispetto agli altri Paesi europei. "Il parco veicolare - afferma Legambiente - si mantiene spropositatamente elevato", ma grazie all'efficacia della fiscalità ambientale e quindi all'alta tassazione sui carburanti, l'Italia si conferma con la Francia il Paese col parco auto a minor emissione di anidride carbonica (146 g/km contro una media europea di 158).
L'inquinamento/1. Nel 2007, nel 70% circa dei comuni capoluogo, in almeno una centralina di monitoraggio la media annuale del biossido di azoto ha superato il valore limite (40 microgrammi per metro cubo), mentre nelle grandi città solo in un caso su tredici si ha un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite. Nello stesso anno, il 65% di tutte le stazioni di monitoraggio ha registrato il superamento del valore limite giornaliero del pm10 (50microgrammi/metro cubo per non oltre 35 giorni all'anno), con una situazione eccezionalmente critica nelle regioni padane e a Roma.
L'inquinamento/2. Calano dell'1,7% le emissioni di gas climalteranti. Ma non grazie alle politiche messe in campo - sottolinea Legambiente - quanto piuttosto per il casuale effetto della combinazione tra bassa crescita economica e alte temperature invernali che determinano minori consumi energetici per usi civili". E comunque, con 570 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, l'Italia è ancora il terzo paese europeo per emissioni (nel 1990 era quinto) ed è ancora al 17,5% sopra l'obiettivo che dovrà essere raggiunto al 2012.
I rifiuti. Il 54% dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in discarica e la produzione nazionale di rifiuti urbani è aumentata del 12% dal 2000 al 2006. Legambiente punta l'indice in particolare contro la politica dei commissariamenti (costata agli italiani circa 1,8 miliardi di euro) e contro la scelta dei termovalorizzatori, che diffonde tra la popolazione l'idea che è meglio bruciare i rifiuti piuttosto che farli diventare una risorsa. Dunque "vi è una preoccupazione crescente per la politica del governo, che rischia di essere controproducente".
La situazione generale. Molti indicatori confermano una realtà difficile per l'Italia, a partire da quelli sociali, con l'aumento della disuguaglianza interna (nel 2000 il 20% della popolazione più ricca guadagnava 4,8 volte quello che guadagnava il 20% più povero, nel 2006 la percentuale è salita al 5,6), il calo degli investimenti in istruzione e cultura, la frequenza scolastica ben sotto la media europea e la distanza con gli altri paesi nella ricerca scientifica.
I rimedi. Attivare un sistema di incentivi e penalizzazioni e ripensare la politica fiscale. E' la ricetta di Legambiente per "intraprendere il green new deal globale da cui l'Italia non può e non deve rimanere esclusa". Bisogna cioè "spostare la tassazione dal lavoro al consumo di risorse preziose come quelle ambientali". Basta dunque "investire in grandi opere e intervenire per consolidare ulteriormente il potere e il monopolio di pochi grandi gruppi industriali".
Le novità positive. Il nostro Paese, secondo Legambiente, è diventato leader europeo per numero di licenze di prodotti con marchio Ecolabel con il 31% sul totale, e grande è stato anche il successo dei sistemi di gestione ambientale con 13.132 siti certificati Iso 14001 nel 2008. Cresce ancora l'agricoltura biologica con 1.150.253 ettari in conversione e convertiti nel 2007, contro i 70.674 del 1994. E picca per riuscita il settore della ricettività diffusa, salito dal 19% del 2000 al 23% del 2007, dei bed and breakfast e degli agriturismi.
(3 marzo 2009)
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