E’ la seconda volta in pochi giorni: una nave italiana è attaccata dai pirati al largo della Somalia. Per fortuna l’armatore l’aveva previsto e così il fattore sorpresa questa volta l’hanno subìto i rapinatori del mare, che si sono visti spiazzati da tanta reazione imprevista: raffiche d’acqua e colpi di pistola.
In penisola sorrentina si mormora che qualche bucaniere (forse 2) sia stato colpito dagli ex 007 del Mossad assoldati, a giusta ragione, da Gianluigi Aponte patron della M.S.C.
Resta ancora ostaggio dei terroristi l‘equipaggio del Buccaneer (15 persone, di cui 10 sono italiani) il cui armatore non aveva previsto l’attacco dei predoni del mare.
L’Italia è il paese del continente europeo più bagnato dal mare e la sua flotta commerciale e del turismo da crociera è una tra le prime al mondo. Migliaia di cittadini italiani lavorano come personale qualificato su petroliere, portacontainers e transatlantici. Pertanto l’Italia è, con i suoi oltre duemila passaggi annuali al largo delle coste somale, uno dei Paesi più esposti agli attacchi.
Si sa bene che i barchini che sferrano gli assalti godono del supporto di navi appoggio che garantiscono loro l’autonomia in alto mare e si sa anche che quelle basi itineranti non possono sfuggire ai controlli dei radar. Qui non siamo di fronte alle carrette del mare straripanti di disperati che fuggono dalla miseria. Qui si tratta di organizzazioni criminali che hanno colpito ben 110 volte nel 2008 e con un giro d’affari di decine e decine di milioni di dollari l’anno! Il trend per il 2009 è in aumento, ma finora nulla è stato fatto di concreto. Mi domando perché il governo italiano non si faccia promotore di un’iniziativa presso l’ONU che autorizzi il contingente militare internazionale, che sorveglia una così vasta area di mare, a bloccare tali navi madre e ad attaccarle per catturare i predoni.
Questa situazione è diventata drammatica ed urgente. Non è il caso di attendere il rimpatrio dei primi morti prima di reagire.
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