"Concerto no.1 in re minore per pianoforte e orchestra op.15 (1854-58) - Opera giovanile, composta da un musicista non ancora venticinquenne, questo concerto va considerato peraltro come uno dei più significativi che siano stati scritti dopo quelli di Beethoven. la grandiosità dell'impianto e l'impegno costruttivo postovi dal musicista spiegano bene come alle prime esecuzioni esso sia stato accolto dal pubblico piuttosto freddanente (e anzi, a Lipsia andò in contro a un vero e proprio fiasco). I - Maestoso
In 6/4 gli conferisce un carattere solenne e drammatico, arricchito da toni di contenuta emozione espressiva. Il primo tema è dei più incisivi che Brahms abbia concepito, mentre il pianoforte espone a sua volta due temi quasi appassionati, che nello sviluppo entrano in contrasto col tema iniziale danto luogo a episiodi di grandiosa drammaticità.
II - Adagio
In questo Brahms mantiene lo stesso tempo in 6/4 del primo, è tipico per la scrittura pianistica ad accordi pieni, instancabile nell'empio melodico: anche questo un brano che non sfigura di fronte al precedente, e dove il pianoforte colloquia romanticamente con un'orchestra rarefatta ma sempre presente con una sua decisiva funzione costruttiva.
III - Rondò
Questo tema finale è esposto dal solo pianoforte: vi si denota subito la derivazione da certe danze popolari ungheresi, nel sincopato dell'attacco, nei ritmi puntali, nell'ascesa baldanzosa della melodia. Senza essere all'altezza dei due tempi precedenti, questo brano è costruito con mano maestra, e alterna con piacevole equilibrio i temi principali, concludendosi in una sonorità festante di re maggiore e dando all'esecutore l'agio di mettere in bella mostra le qualità più scintillanti della sua tecnica."
Al tempo d'oggi nulla più è maestoso, la mediocrità è dominante.
Ascoltare la musica dopo aver letto le Tue accurate spiegazioni diventa un vero piacere, non solo belle ma ...comprensibili.Grazie, Luigi, nel regalarmi le Tue conoscenze.
Sono certo Francy che hai visto le virgolette, si tratta solo di ricerche sul web, che però servono a facilitare l'ascolto. Come si faceva sul risvolto delle custodie dei long-playing. Talvolta ci aggiungo qualcosa che esprime le emozioni provate durante l'ascolto. In questo caso, del primo movimento "Maestoso", c'è da notare la lunghissima introduzione orchestrale (la prima volta sembra non finire mai e ci si chiede dov'è finito il pianoforte) e cogliere, col riascolto, il momento magico in cui entra il pianoforte che inizia a duettare con l'orchestra. E' un concerto molto 'muscolare', nel senso che occorre molta forza, meglio resistenza fisica perchè è faticoso per il pianista. Nota come Artur Rubinstein, che aveva più di 80 anni all'epoca, non dà segni di affaticamente, anzi conserva una posizione ieratica accentuata dai suoi tratti somatici di ebreo e dalla chioma bianchissima. Rubo un aggettivo a Clint Eastwood: SUBLIME.
Ho cominciato da poco a studiare questo grandioso concerto per pianoforte&orchestra. Le emozioni che suscita sono estremamente forti e indescrivibili, tanto da perdere la cognizione temporale e spaziale. Per me è uno dei concerti più belli in assoluto, che va oltre la superficialità del puro virtuosismo, è pura musica, profonda, indomabile, da rendere al meglio. Lo definirei quasi una sinfonia col pianoforte per il grande dialogo fra orchestra e pianoforte. La difficoltà tecnica è elevatissima, ma credo che per così tanta musica sublime e profonda, valga la pena di vincere i raddoppi, le seste, le terze, i controtempi, i salti della sinistra ecc. Lei ha scritto: "Al tempo d'oggi nulla più è maestoso, la mediocrità è dominante." Non c'è niente di più vero di questo, e allora cosa aspettiamo a uscire dalla mediocrità? Viva la buona musica! Cordiali saluti, Edoardo.
5 commenti:
"Concerto no.1 in re minore per pianoforte e orchestra op.15 (1854-58) - Opera giovanile, composta da un musicista non ancora venticinquenne, questo concerto va considerato peraltro come uno dei più significativi che siano stati scritti dopo quelli di Beethoven. la grandiosità dell'impianto e l'impegno costruttivo postovi dal musicista spiegano bene come alle prime esecuzioni esso sia stato accolto dal pubblico piuttosto freddanente (e anzi, a Lipsia andò in contro a un vero e proprio fiasco).
I - Maestoso
In 6/4 gli conferisce un carattere solenne e drammatico, arricchito da toni di contenuta emozione espressiva. Il primo tema è dei più incisivi che Brahms abbia concepito, mentre il pianoforte espone a sua volta due temi quasi appassionati, che nello sviluppo entrano in contrasto col tema iniziale danto luogo a episiodi di grandiosa drammaticità.
II - Adagio
In questo Brahms mantiene lo stesso tempo in 6/4 del primo, è tipico per la scrittura pianistica ad accordi pieni, instancabile nell'empio melodico: anche questo un brano che non sfigura di fronte al precedente, e dove il pianoforte colloquia romanticamente con un'orchestra rarefatta ma sempre presente con una sua decisiva funzione costruttiva.
III - Rondò
Questo tema finale è esposto dal solo pianoforte: vi si denota subito la derivazione da certe danze popolari ungheresi, nel sincopato dell'attacco, nei ritmi puntali, nell'ascesa baldanzosa della melodia. Senza essere all'altezza dei due tempi precedenti, questo brano è costruito con mano maestra, e alterna con piacevole equilibrio i temi principali, concludendosi in una sonorità festante di re maggiore e dando all'esecutore l'agio di mettere in bella mostra le qualità più scintillanti della sua tecnica."
Al tempo d'oggi nulla più è maestoso, la mediocrità è dominante.
Ascoltare la musica dopo aver letto le Tue accurate spiegazioni diventa un vero piacere, non solo belle ma ...comprensibili.Grazie, Luigi, nel regalarmi le Tue conoscenze.
Sono certo Francy che hai visto le virgolette, si tratta solo di ricerche sul web, che però servono a facilitare l'ascolto.
Come si faceva sul risvolto delle custodie dei long-playing.
Talvolta ci aggiungo qualcosa che esprime le emozioni provate durante l'ascolto.
In questo caso, del primo movimento "Maestoso", c'è da notare la lunghissima introduzione orchestrale (la prima volta sembra non finire mai e ci si chiede dov'è finito il pianoforte) e cogliere, col riascolto, il momento magico in cui entra il pianoforte che inizia a duettare con l'orchestra.
E' un concerto molto 'muscolare', nel senso che occorre molta forza, meglio resistenza fisica perchè è faticoso per il pianista.
Nota come Artur Rubinstein, che aveva più di 80 anni all'epoca, non dà segni di affaticamente, anzi conserva una posizione ieratica accentuata dai suoi tratti somatici di ebreo e dalla chioma bianchissima.
Rubo un aggettivo a Clint Eastwood: SUBLIME.
Ho cominciato da poco a studiare questo grandioso concerto per pianoforte&orchestra. Le emozioni che suscita sono estremamente forti e indescrivibili, tanto da perdere la cognizione temporale e spaziale. Per me è uno dei concerti più belli in assoluto, che va oltre la superficialità del puro virtuosismo, è pura musica, profonda, indomabile, da rendere al meglio. Lo definirei quasi una sinfonia col pianoforte per il grande dialogo fra orchestra e pianoforte. La difficoltà tecnica è elevatissima, ma credo che per così tanta musica sublime e profonda, valga la pena di vincere i raddoppi, le seste, le terze, i controtempi, i salti della sinistra ecc. Lei ha scritto: "Al tempo d'oggi nulla più è maestoso, la mediocrità è dominante." Non c'è niente di più vero di questo, e allora cosa aspettiamo a uscire dalla mediocrità? Viva la buona musica!
Cordiali saluti, Edoardo.
Grazie Edoardo, ti invidio per il privilegio che ti viene concesso di studiare questa musica.
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